Abbiamo già degradato in maniera significativa quasi il 90% delle zone umide nel mondo, l’Unep calcola addirittura sia andato perso oltre l’85% di lagune, fiumi, stagni, laghi, paludi e torbiere, che continuano a diminuire a un tasso tre volte superiore a quello delle foreste. La giornata mondiale delle zone umide, che si celebra oggi (il 2 febbraio 1971 fu adottata la Convenzione di Ramsar per la loro tutela), è perciò più che mai importante per richiamare l’attenzione su ecosistemi che ospitano oltre il 40% delle specie animali e vegetali del mondo. L’importanza delle zone umide per la biodiversità è immensa, ma se non bastasse sottolineare il loro valore come patrimonio naturale, va ricordato il loro valore economico, perché in nessun altro ecosistema il destino delle persone e della natura è così fortemente intrecciato.

LA MAPPA  Le iniziative di Legambiente

L’importanza delle zone umide

Le zone umide offrono infatti numerosi fondamentali servizi ecosistemici e sono cruciali per contrastare il cambio climatico. Sono indispensabili per la regolazione dei fenomeni idrogeologici, poiché attenuano gli effetti delle piene dei fiumi, favoriscono la ricarica delle falde acquifere, sono naturali “trappole per nutrienti”, riducendo il carico organico derivante soprattutto dalle attività agricole e zootecniche. Lagune e laghi costieri sono poi importanti per l’itticoltura o la molluschicoltura e sono habitat essenziali per la riproduzione dei pesci e di conseguenza per la pesca. Le zone umide sono fondamentali per la fissazione del carbonio presente nella biosfera, con conseguente mitigazione degli effetti del cambiamento climatico. Su tutto, come detto, c’è l’importanza delle zone umide per la biodiversità caratteristica di questi habitat, tra i più ricchi in assoluto insieme alle barriere coralline e alle foreste tropicali.

 

La Cop15 sulla biodiversità dello scorso dicembre per la prima volta ha indicato anche obiettivi quantitativi, all’interno dei quali le zone umide hanno finalmente ricevuto il riconoscimento che meritano, specificamente menzionate insieme ad altri importanti habitat, come le foreste e gli oceani, in importanti obiettivi sulla protezione e il ripristino degli ecosistemi. Il prossimo decennio è ampiamente riconosciuto come l’ultima possibilità per l’umanità di invertire le perdite in corso, costruire un rapporto più sano con la natura e raggiungere la visione delle Nazioni Unite 2050 di “vivere in armonia con la natura”, una visione all’interno della quale le zone umide hanno appunto un ruolo centrale.

Recuperare, ripristinare ampliare le zone umide è appunto il focus della giornata mondiale di quest’anno, in accordo con gli obiettivi della decade delle Nazioni Unite su “Ecosystem restoration (2021-2030)”, della Strategia Europea per la biodiversità per il 2030 e della proposta di “Restoration Law” ora in discussione in sede europea.

 

“Dopo le grandi bonifiche attuate tra la seconda metà dell’Ottocento e la prima del Novecento, un ulteriore 35% di zone umide è stato perso nel mondo solo negli ultimi 50 anni. – ricorda il Wwf in occasione della giornata mondiale – Si tratta di una perdita enorme che ha messo in crisi la biodiversità di questi habitat: non è un caso che tra i gruppi faunistici più minacciati ci siano le cozze d’acqua dolce (molluschi bivalvi), i gamberi d’acqua dolce (crostacei), le libellule (odonati), i pesci d’acqua dolce e gli anfibi, tutti gruppi strettamente legati alla sorte delle acque interne. Le popolazioni di vertebrati delle acque dolci sono crollate dell’83%“.

 

La situazione in Italia

Secondo quanto riporta l’Ispra, le zone umide d’importanza internazionale riconosciute ed inserite nell’elenco della Convenzione di Ramsar per l’Italia sono ad oggi 57, distribuite in 15 Regioni, per un totale di 73.982 ettari. Inoltre sono stati emanati i Decreti Ministeriali per l’istituzione di ulteriori 9 aree e, al momento, è in corso la procedura per il riconoscimento internazionale: le zone Ramsar in Italia designate saranno dunque 66 e ricopriranno complessivamente un’area di 77.856 ettari.

 

Tuttavia, come ha ricordato Legambiente, oltre alle zone umide istituite ai sensi della Convenzione di Ramsar, vanno tutelate tutte le aree umide del Paese, poiché è il loro insieme che ne costituisce una rete ecologica indispensabile al mantenimento dei corretti equilibri ecosistemici. Il Piano Panmediterraneo per l’inventario delle zone umide (che però risale al 2011) aveva individuato nel nostro Paese 1520 aree umide e secondo l’associazione ambientalista tutti questi ecosistemi dovrebbero essere oggetto di interventi per una gestione corretta, con attenzione a tutte le possibili implicazioni, tecniche e politiche, secondo le linee della Strategia nazionale biodiversità.

 

Azioni per proteggere le zone umide

In questi anni in Italia tra le associazioni più attive per la protezione delle zone umide c’è stato appunto il Wwf. Tra i progetti , per la riqualificazione e tutela che potrebbero essere replicati nel resto del Paese c’è quello di rinaturazione del Po, che prevede il recupero di molte zone umide perifluviali,  proposto da Wwf e ANEPLA e inserito nel PNRR dal Ministero dell’Ambiente per 357 milione di euro. “Si tratta del primo importante esempio di progetto integrato, che coinvolge diverse regioni e che potrebbe e dovrebbe essere replicato e adattato ad altri grandi fiumi, o porzioni di essi, come Adige, Arno, Tevere, Garigliano, Volturno e tanti altri. – dice il Wwf – Insieme alle Università di Parma, Ferrara e Urbino abbiamo avanzato una proposta per l’abbattimento dei nitrati in eccesso da promuovere, insieme ad agricoltori e consorzi di bonifica, nelle aree più vulnerabili, attraverso un’attenta gestione della rete idrica superficiale e la riqualificazione e l’ampliamento delle zone umide relitte”.

Come hanno rilevato numerosi rapporti Ispra, tra le minacce maggiori per le zone umide ci sono infatti i prodotti fitosanitari e una delle priorità strategiche dei Piani di sviluppo regionale rurali è proprio quella di contribuire a preservare, ripristinare e valorizzare gli ecosistemi connessi all’agricoltura attraverso la promozione di metodi produttivi capaci di garantire un corretto e minore impiego di prodotti fitosanitari.

 

Insieme all’azione di contrasto dell’inquinamento è però indispensabile ampliare le porzioni di zone umide protette. “In questi ultimi anni, anche a seguito della campagna “ONE Million Ponds” e di progetti Life, come “Gestire 2020″,  – ricorda il Wwf – nelle nostre Oasi sono stati realizzati centinaia di piccoli stagni per anfibi, invertebrati e per molte specie di piante acquatiche divenute ormai rare in natura”. Proprio in occasione della Giornata mondiale delle zone umide, questo fine settimana nelle Oasi del Wwf sono previsti numerosi eventi per conoscere meglio la specificità di questi preziosi ecosistemi.