L’Italia dovrà aspettare ancora per avere una legge sul clima. L’esempio tedesco, ma anche spagnolo e britannico, di una norma quadro per comprendere tutte le regole a tutela dell’ambiente, non fa breccia nel governo. Le associazioni ambientaliste però qualche spiraglio lo vedono e tentano una sponda in alcuni partiti della maggioranza. Dal parlamento potrebbe arrivare presto una proposta per fissare le tappe della riduzione delle emissioni: “Stiamo lavorando a una proposta trasversale”, dice il Pd e gli altri partiti non chiudono affatto. C’è una condizione però: la legislatura deve andare avanti, altrimenti non c’è tempo nemmeno per aprire il dibattito.

Dal ministero si mette in risalto il percorso del Piano per la Transizione ecologica, che il governo ha inviato al Parlamento lo scorso 2 agosto, ora al vaglio della Commissione ambiente del Senato, lo staff del ministro Cingolani si aspetta un’approvazione in tempi brevi. Ma, va da sé, il piano non è una legge, ci sono i propositi, ma non le norme vincolanti, né le sanzioni per chi non le rispetta. La prudenza del ministero della Transizione ecologica è finita nel mirino delle associazioni ambientaliste, che stanno cercando una sponda nei partiti. E qui qualcosa di interessante sta emergendo.

“Una legge sul clima sarebbe uno strumento molto utile”, dice Chiara Braga, deputata e responsabile ambiente del Pd, che coordina l’intergruppo sullo sviluppo sostenibile. “Servirebbe una legge per armonizzare tutte le norme che già abbiamo. Altra cosa fondamentale è fissare i tempi di attuazione: ora abbiamo documenti di scenario e di programmazione, ma facciamo fatica a dire quando facciamo le cose”. Braga, con gli altri colleghi, ha ricevuto la settimana scorsa le associazioni che chiedono una legge e la risposta è stata positiva: “Stiamo pensando a un’iniziativa parlamentare trasversale, poi se il governo dovesse prendere l’iniziativa tanto meglio”.

Cosa può contenere questa legge? Una delle priorità è distinguere gli obiettivi per settore, l’altro è la riduzione dei cosiddetti Sad, i ‘sussidi ambientalmente dannosi’: si sa che vanno tagliati, ma non c’è una tabella di marcia concreta. Un tema a cuore di Cingolani, che ha annunciato un emendamento alla manovra in questo senso. Si può fare? “Io non vedo una contrapposizione con il governo. La maggioranza è composita, ma dei punti di condivisione si possono trovare. Non è più il tempo di arroccarsi su posizioni rigide, Draghi ha detto che è una priorità assoluta e chi sostiene il governo deve essere coerente”, conclude Braga.

Un’apertura arriva anche dal centrodestra: “Non sarebbe sbagliato avere una legge nella quale possano confluire tutti gli indirizzi, non solo sui limiti alle emissioni, ma anche quelli sulla finanza green”, dice la senatrice Alessandra Gallone, responsabile ambiente di Forza Italia e relatrice del parere della commissione sul Piano di transizione ecologica. “Sarebbe utile a tutti avere uno strumento, bisogna puntare sul coinvolgimento degli attori in campo”. Si può fare quindi? “Sì ma bisogna arrivare al 2023…”.

Consenso ampio e bipartisan, ma non unanime: “Il dibattito su una legge nazionale sul clima rischia di essere fuorviante. Questa maggioranza e questo governo stanno facendo molto di più”, dice Vannia Gava, sottosegretario alla Transizione ecologica e capo dipartimento Ambiente della Lega. “L’introduzione in Costituzione della tutela ambientale è un punto di svolta giuridico-legislativo storico dal quale discende che qualsiasi provvedimento normativo deve essere improntato alla tutela dell’ambiente o non esserne contrario, pena l’illegittimità costituzionale”.

Le associazioni insistono: senza legge non c’è nulla di vincolante, “servono obblighi, soprattutto per regioni e comuni. In Germania la legge è stata considerata di interesse pubblico con necessità e urgenza” dice Edo Ronchi, ex ministro e oggi presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile.