Un matrimonio combinato, un accoppiamento perlomeno poco ortodosso, tra una femmina cresciuta in cattività e un maschio selvatico. Lo hanno organizzato – e sembra funzionare – nel Parco Nazionale El Impenetrable, provincia settentrionale argentina del Gran Chaco. Protagonisti inconsapevoli della vicenda due giaguari, Tania, cresciuta in uno zoo dell’area, e Qaramta (il cui nome significa “Colui che non può essere distrutto” nella lingua Qom dell’etnia aborigena locale. L’obiettivo di tanta macchinazione è nobile: giocare forse l’ultima carta per la salvaguardia della specie, a rischio nell’area.
La vicenda comincia nel 2019, quando nell’area dell’Impenetrable – parco nazionale aperto due anni prima sul terreno espropriato di una estancia il cui proprietario, Manuel Roseo, di origini italiane, venne brutalmente ucciso da criminali che volevano entrare in possesso del terreno, si estende su 120mila ettari di densa foresta – vengono scovate impronte del giovane maschio del più grande felino del Sudamerica, la cui presenza nell’area era ormai quasi ridotta a zero. Dopo quelle tracce lasciate su un letto di fiume fangoso arrivarono le prime immagini, scattate con le classiche “trappole fotografiche”.
Trovata una delle metà della futura coppia, si dovette cercare l’altra. La scelta cadde su Tania, una femmina che aveva già preso parte a un programma di allevamento in un parco limitrofo, cui era stata donata da uno zoo locale. Un altro tassello importante del progetto consisteva nel creare un’area – vasta ma chiusa – per i due felini in modo da tenerli sotto controllo.
Per oltre nove mesi, i due giaguari hanno fatto conoscenza attraverso un passaggio che delimitava l’area chiusa, all’interno della quale risiedeva solo Tania. Giusto il tempo di acclarare che i due esemplari avevano legato, e che non avrebbero combattuto una volta lasciati liberi, e di attendere che la femmina fosse entrata nel periodo riproduttivo, e la coppia è stata lasciata libera di interagire.
Tania e Qaramta hano trascorso una settimana insieme, facendo bagni sul fiume (non si pensi ai gatti, i giaguari amano l’acqua), giocando e dormendo assieme. “Non abbiamo potuto verificare al 100 per cento se si sono accoppiati o meno, perché per lunghi periodi si sono nascosti nella foresta – racconta all’agenzia Reuters Marisi Lopez, che coordina il progetto per Rewilding Argentina -. Di sicuro si sono trovati bene assieme. Non c’è stata nessuna aggressione, l’alchimia tra loro sembrava ottima”.
Rewilding Argentina è il partner locale di Tompkins Conservation, la fondazione creata dai coniugi imprenditori-naturalisti che hanno dato vita ai marchi di abbigliamento trekking The North Face e Patagonia. Tompkins Conservation ha giocato un ruolo fondamentale nel recupero dell’area.
Da quando il maschio è tornato all’esterno dell’area chiusa in cui vive la femmina, è tornato quasi tutte le notti a farle visita. Sicuramente Qaramta avrà di nuovo accesso libero in coincidenza con il prossimo periodo riproduttivo di Tania, che, in questi giorni, viene sistematicamente sottoposta a test di gravidanza.
Il tentativo di accoppiare esemplari selvatici con altri cresciuti in cattività è una prima assoluta per i felini di grande taglia. In Spagna, sono stati ottenuti successi con coppie di lince iberica: i naturalisti argentini hanno consultato i colleghi europei prima di intraprendere il progetto. Rewilding Argentina vanta esperienze positive sul fronte dell’accoppiamento in cattività – giaguari, formichieri giganti, uccelli – nel vicino Parco Nazionale Ibera.
Howard Quigley, direttore dei Programma Giaguaro in Panthera, un’organizzazione mondiale dedicata alla conservazione dei felini selvatici, è convinto che il più grande ostacolo di compatibiltà tra i due esemplari è già stato superato. “Negli zoo è tutt’altro che infrequente che questi incontri producano la morte di uno dei due animali – spiega -. Qui, invece, sembra che tutto sia andato secondo copione, e forse avremo una femmina in attesa di cuccioli”.
A qualcuno il progetto è parso poco ortodosso. Sebastian di Martino, direttore della conservazione in Rewilding Argentina spiega che il livello di degrado dell’area è tale da richiedere interventi estremi. “Per riportare qui quello che si è perso bisognava tentare la mossa della disperazione – spiega. – O facciamo così o il giaguaro scompare dall’area”.
“Nello scenario peggiore – continua di Martino – Qaramta potrebbe finire ucciso dai cacciatori prima di prolificare. Nel migliore, è riuscito (o riuscirà) a fecondare Tania e il loro accoppiamento produrrà cuccioli. Saranno i progenitori del progetto di ripopolamento di uno dei più iconici predatori alfa d’America”.
Il giaguaro ha perso ormai oltre la metà del suo habitat storico, che spaziava tra gli Stati Uniti Meridionali e l’Argentina. Le popolazioni residue vivono in pezzi di terreno isolati, il che li rende quasi sempre territorialmente incapaci di trovare un partner. Si stima che in tutto il Chaco settenttrionale argentino non ne restino più di una ventina di esemplari.
Lo sbilanciamento dell’ecosistema – quando mancano i grandi predatori – ha tra le altre conseguenze – spiega di Martino – l’eccesso di consumo di vegetazione da parte dei troppi erbivori, il tutto con pesanti ripercussioni sul controllo dei livelli di anidride carbonica nell’aria. Ma una delle peculiarità dei grandi carnivori – conclude il naturalista – è quella di eliminare, per facilità di cattura – gli esemplari malati. Il che tra l’altro può prevenire, o quantomeno ridurre – la diffusione delle malattie zoonotiche. Leggi Coronavirus.