È stato raggiunto l’accordo fra i negoziatori del Parlamento e del Consiglio europeo per la nuova direttiva per accelerare lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili: il testo dell’accordo sarà sottoposto al Consiglio e al Parlamento per la definitiva, ormai prossima, approvazione.
Il testo prevede che la quota energia rinnovabile sul consumo lordo europeo, rispetto al 21,8% del 2021, debba, raddoppiare circa entro il 2030, per arrivare al 42,5 %, con possibilità di un’indicazione supplementare del 2,5%.
Una quota rinnovabile del 45% era stata proposta dalla Commissione col Piano REPowerEU, anche per ridurre la dipendenza dalle importazioni energetiche dalla Russia e contrastare il caro energia, aumentando la precedente proposta che era al 40%. Un raddoppio della quota di energia rinnovabile sul consumo finale lordo – che somma i consumi di elettricità, di carburanti e di energia termica – in meno di 7 anni richiede un impegno notevole, un’adeguata convinzione e capacità tecnica e operativa.
L’accordo prevede procedure di autorizzazione accelerate per i progetti in materia di energie rinnovabili: senza questa accelerazione il balzo in avanti nei prossimi 7 anni non sarebbe praticabile. Gli Stati membri dovranno designare zone di accelerazione in cui i progetti in materia di energie rinnovabili saranno sottoposti ad una procedura di autorizzazione semplificata e rapida. La diffusione delle energie rinnovabili sarà inoltre dichiarata di “interesse pubblico prevalente”, per limitare i motivi di obiezione giuridica ai nuovi impianti.
Per accelerare la decarbonizzazione dei trasporti, l’accordo prevede la possibilità di scegliere tra un obiettivo vincolante di riduzione del 14,5% dell’intensità delle emissioni di gas a effetto serra grazie all’uso di energie rinnovabili, oppure una quota vincolante pari ad almeno il 29% di energia rinnovabile nel consumo finale di energia nel settore dei trasporti, sempre entro il 2030. L’accordo fissa un sotto-obiettivo combinato vincolante del 5,5% per i biocarburanti avanzati (generalmente derivati da materie prime non alimentari) e i combustibili rinnovabili di origine non biologica (principalmente idrogeno rinnovabile e combustibili sintetici a base di idrogeno) nella quota di energie rinnovabili fornite al settore dei trasporti. Nell’ambito di tale obiettivo, almeno l’1% dei combustibili rinnovabili deve essere di origine non biologica.
L’accordo prevede che l’industria aumenti annualmente dell’1,6% l’uso delle energie rinnovabili e che il 42% dell’idrogeno utilizzato in questo settore debba provenire da combustibili rinnovabili di origine non biologica entro il 2030 e il 60% entro il 2035.
L’accordo stabilisce un obiettivo indicativo di almeno il 49% di energia rinnovabile per gli edifici nel 2030. Prevede inoltre di aumentare gradualmente gli obiettivi in materia di energie rinnovabili per il riscaldamento e il raffrescamento, con un incremento vincolante dello 0,8% annuo a livello nazionale fino al 2026 e dell’1,1% dal 2026 al 2030. Il tasso medio annuo minimo applicabile a tutti gli Stati membri è integrato da incrementi indicativi supplementari calcolati specificamente per ciascuno Stato membro.
Non si può non notare che, mentre in Europa si sta provvedendo ad accelerare la crescita delle energie rinnovabili, il presidente Renato Schifani della Regione Sicilia dichiari l’intenzione di bloccare i nuovi impianti solari perché, a suo avviso non porterebbero vantaggi alla Sicilia. Nella dichiarazione del presidente Schifani, oltre ai soliti pregiudizi sugli impatti delle rinnovabili, non vi è alcun riferimento ai danni generati della crisi climatica anche alla Sicilia. Né al fatto che proprio in Sicilia, a Catania, Enel Green Power stia costruendo una nuova grande fabbrica – con mille nuovi posti di lavoro, tra diretti e indiretti, 600 milioni di euro di investimenti – con una capacità di produzione di pannelli solari innovativi, con una capacità produttiva di 3 Gigawatt all’anno, 15 volte superiore a quella attuale.