Il futuro di una persona su dieci, sulla Terra, sta affondando. Circa 900 milioni di persone oggi vivono in zone costiere basse che entro la fine del secolo, o ben prima, potrebbero finire sommerse. Non si tratta solo di coloro che vivono sulle isole del Pacifico, oggi fra le più esposte all’innalzamento del livello del mare, ma anche a di diverse città e megalopoli che potrebbero presto dover affrontare gravi conseguenze: Il Cairo, Lagos, Maputo, Bangkok, Dhaka, Jakarta, Mumbai, Shanghai, Copenaghen, Londra, Los Angeles, New York, Buenos Aires e Santiago sono fra quelle citate dal segretario generale dell’Onu Antonio Guterres.
Durante l’ultimo Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite si è tenuto un dibattito ministeriale, moderato da Malta, proprio sul problema dell’innalzamento del livello degli oceani, una conseguenza dell’emergenza climatica che rischia di minacciare, sconvolgere e destabilizzare diverse società globali a tal punto che “assisteremo a un esodo di massa di intere popolazioni su scala biblica” ha detto Guterres. Presto, ha aggiunto, “vedremo una concorrenza sempre più agguerrita per l’acqua dolce, la terra e altre risorse. L’impatto dell’innalzamento dei mari sta già creando nuove fonti di instabilità e conflitti”.
Il flop della Cop27
Da mesi il segretario generale – soprattutto dopo i risultati non convincenti dell’ultima Cop27, la Conferenza delle parti sul clima che si è tenuta in Egitto – sta tentando di spronare i leader del mondo ad intraprendere un cambio di rotta netto nella lotta al surriscaldamento. Per riuscirci è necessario avviare subito il percorso di decarbonizzazione per abbattere le emissioni climalteranti e di pari passo, ricorda Guterres, è necessario implementare i fondi “perdite e danni” per aiutare i Paesi meno sviluppati che dovranno subire epocali cambiamenti.
Senza un “gioco di anticipo” infatti in pochi decenni milioni di rifugiati climatici saranno costretti a fuggire proprio a causa del riscaldamento globale che, amplificando il volume degli oceani, oggi sempre più caldi, sta portando a una crescita costante del livello dei mari.
Onu: “Bangladesh, Cina, India e Paesi Bassi a rischio”
“L’innalzamento minaccia la vita e mette a repentaglio l’accesso all’acqua, al cibo e all’assistenza sanitaria” ha detto Guterres nel suo discorso e, citando i dati dell’Omm (Organizzazione meteorologica mondiale), ha ricordato come “i livelli medi globali del mare sono aumentati più velocemente dal 1900 rispetto a qualsiasi secolo precedente negli ultimi 3.000 anni. L’oceano globale si è riscaldato più velocemente nell’ultimo secolo che in qualsiasi momento negli ultimi 11.000 anni”.
In uno scenario di continua crescita del grande blu, territori “come Bangladesh, Cina, India e Paesi Bassi sono tutti a rischio” ha tuonato il segretario. Ad oggi diversi stati insulari del mondo, soprattutto quelli in via di sviluppo del Pacifico, stanno già sperimentando condizioni di vita sempre più complesse a causa del mare che cresce ed entra, portando l’acqua salata, nei campi ormai non più coltivabili. Vale lo stesso per le coste africane: in Somalia l’acqua salata sta impattando sui raccolti e i mezzi di sussistenza. In Asia sono minacciate per lo stesso motivo diverse popolazioni, come quelle che vivono nel delta del Mekong.
I piani di trasferimento di interi Paesi
Nei Caraibi l’innalzamento sta già danneggiando settori come il turismo e l’agricoltura, in Paesi come le Fiji, Vanuatu o le Isole Salomone sono invece costretti a progettare piani concreti di “trasferimento”. Per far fronte a queste crescenti minacce, il segretario Onu lancia dunque un appello: affrontare la crisi al più presto attraverso tre punti. Il primo è “evitare di superare i +1,5 gradi, anche se con le politiche attuali ci stiamo avvicinando a 2,8 gradi, una condanna a morte per i Paesi vulnerabili”. Il secondo è aumentare gli sforzi e gli studi per combattere tutti quei fattori che “minano la sicurezza globale”, insistendo per esempio su “sistemi di allerta precoci per preparare e proteggere le comunità“.
Infine, terzo passaggio, è necessario “affrontare gli impatti dell’innalzamento del mare attraverso i quadri legali e dei diritti umani” spiega Guterres rammentando come l’attuale sistema giuridico deve guardare al futuro sia in termini di “diritto internazionale dei rifugiati“, sia per trovare “soluzioni giuridiche e pratiche innovative contro l’impatto dell’innalzamento. I diritti umani delle persone non scompaiono perché le loro case scompaiono”, ha concluso il segretario generale davanti al Consiglio.