Moda, economia circolare e Intelligenza Artificiale. Sono queste le tre parole chiave più adatte per descrivere Atelier Riforma, uno dei progetti Made in Italy candidati alla finale del Green Alley Award 2021-2022, call internazionale dedicata alla sostenibilità promossa da Landbell Group e sostenuta dal Consorzio ERP Italia. Atelier Riforma è una startup che affronta il problema dei rifiuti tessili nell’industria della moda partendo dai vestiti usati e destinati ad essere gettati. Re4Circular, la tecnologia proprietaria sviluppata dall’azienda, è uno dei primi esempi di Intelligenza artificiale applicata alla catalogazione e digitalizzazione dei rifiuti tessili: questi ultimi vengono classificati e indirizzati verso destinazioni sostenibili, riuso e riciclo. Non solo, l’azienda viene da un’esperienza a vocazione sociale, avendo creato partnership con oltre 25 realtà sartoriali in tutta Italia, tra cui sartorie sociali che promuovono l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate.
Atelier Riforma è un progetto nato nel 2019 in Piemonte dall’intuizione di Elena Ferrero e Sara Secondo, all’interno di Talenti per l’Impresa, un percorso di formazione professionale. “Con Sara Secondo – ha raccontato Elena Ferrero – a maggio 2020 abbiamo costituito la società: siamo una startup innovativa a vocazione sociale. Io e Sara ci siamo avvicinate alla moda grazie al nostro interesse per la sostenibilità. Volevamo sviluppare un progetto che avesse un impatto ambientale e sociale di un certo tipo: il settore moda è uno dei più inquinanti e uno di quelli che ha più bisogno di innovazione in chiave circolare. Il nostro impegno è renderlo più sostenibile”. Il principale accusato è proprio l’attuale modello di produzione dei capi di abbigliamento. “È un modello lineare e un processo ‘super sprecone’: si estraggono risorse per produrre capi di abbigliamento che vengono utilizzati per un periodo brevissimo (circa tre anni) e che poi finiscono in discarica o negli inceneritori“.
Elena e Sofia sono partite dall’idea del vestito usato “non come uno scarto, ma come una risorsa da valorizzare e da reinserire nel ciclo economico”. Atelier Riforma è partito come “una sorta di sartoria. Nel 2019 raccoglievamo i vestiti usati e li affidavamo ad una rete di sarti affinché ne rimuovessero i difetti e li rendessero nuovamente indossabili”. Poi la tecnologia ha permesso al progetto di crescere, rendere scalabile il processo e di porre quindi le basi per la costituzione della società.
La tecnologia in questione è l’Intelligenza artificiale, che poi è il motore di Re4Circular, la piattaforma dell’azienda. “Parliamo di una tecnologia in grado di riconoscere e smistare i rifiuti tessili usati“. Gli algoritmi individuano il capo “e lo destinano alla soluzione circolare più idonea, che può essere il riciclo, come anche l’upcycling sartoriale (la trasformazione creativa), o ancora il riuso”.
Qualche esempio? In una balla di capi che raccolti nel cassonetti per abiti usati “il 25% è composto da capi non riutilizzati e viene destinato a imbottiture, stracci o materiale isolante, il restante è riutilizzabile (ma solo il 5% va sul mercato europeo)”. Già, come sta sul mercato Atelier Riforma? “Forniamo la nostra tecnologia alle realtà che si occupano di raccolta di vestiti usati: cooperative, no profit e aziende possono utilizzarla per catalogare i campi di abbigliamento, che a loro volta finiscono su un marketplace di moda circolare. Siamo fornitori di know-how e tecnologia e intermediari”. Come ogni startup Atelier Riforma è impegnata nella ricerca di investitori e nello sviluppo della tecnologia, “perché l’Intelligenza artificiale acquisisce precisione con sempre nuovi dati. Il nostro obiettivo? Far sì che la nostra tecnologia diventi un vero e proprio macchinario industriale perché possa essere utilizzato in tutti i Comuni d’Italia. E in Europa”, dove dal 2025 diventa obbligatoria la raccolta differenziata dei rifiuti tessili. “La nostra tecnologia potrebbe rivelarsi molto utile a tutti”.
Per Elena Ferrero iniziative come Green Alley (competizione in cui l’Italia è il secondo Paese in termini di candidature, dopo la Germania, con 3 progetti) “sono fondamentali per dare uno sprint ai progetti che veramente possono fare la differenza in questi campi. Inoltre, partecipare a queste competizioni permette di conoscere altre startup che condividono i propri valori e ne possono nascere interessanti partnership e sinergie. Insomma, Green Alley è un vero e proprio palcoscenico, siamo contenti di essere stati inclusi in questa iniziativa di successo”.