Oggi alle 14, a Ginevra, sarà reso noto il “Rapporto di sintesi del Sesto rapporto di valutazione” (Climate Change 2023: Synthesis Report AR6) dell’IPCC, cioè il panel intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico. Negli ultimi anni il “rapporto IPCC” è stato citato per sottolineare l’urgenza di agire contro il cambio climatico, non senza qualche confusione su come si arriva a stilare questo dossier e con quale cadenza viene pubblicato. Quello che verrà diffuso oggi è indicato come “Sintesi per i responsabili politici del Cambiamento climatico 2023” ed è l’ultimo capitolo del Sesto Rapporto di Valutazione dell’IPCC, poiché integra e riassume i risultati dei sei rapporti pubblicati dall’IPCC durante l’attuale ciclo, iniziato nel 2015. In tutto, da 7 anni a questa parte, si contano perciò tre Rapporti speciali e tre contributi dei gruppi di lavoro dell’IPCC al Sesto Rapporto di Valutazione.
Una precisazione è d’obbligo: nel rapporto che sarà pubblicato oggi non ci saranno novità di rilievo dal punto di vista scientifico, poiché è un riassunto dei precedenti. Tuttavia ha importanza cruciale perché riunisce appunto le evidenze scientifiche in una forma più breve ed è diretto ai decisori politici, per indicare una strada da percorrere per limitare il riscaldamento globale. Inoltre, il documento è la base di partenza per gli accordi che si discuteranno a fine novembre a Dubai durante il prossimo vertice delle Nazioni Unite sul clima, Cop28.
Vediamo alcuni punti in sintesi.
Cosa c’è nel rapporto di sintesi dell’IPCC AR6?
Come accennato, il capitolo diffuso oggi sintetizza i risultati chiave delle sezioni principali precedenti, che riguardavano la scienza fisica della crisi climatica, comprese le osservazioni e le proiezioni del riscaldamento globale, gli impatti della crisi climatica e le modalità di adattamento ad essi, e le misure per ridurre le emissioni di gas serra. Il rapporto di sintesi comprende anche altri tre rapporti IPCC più brevi, pubblicati dal 2018, su quali saranno gli impatti del riscaldamento globale sulla terra, la criosfera e gli oceani con un aumento di oltre 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali. Il rapporto diffuso oggi è di fatto l’ultimo prima del 2030, anno indicato dall’Accordo di Parigi per raggiungere la diminuzione delle emissioni del 45%, in modo da contenere il riscaldamento globale a non più di 1,5°C e raggiungere lo zero netto entro il 2050.
Perché è necessario sintetizzare i risultati precedenti?
Il gruppo di scienziati che lavora al Rapporto ha più volte lanciato allarmi precisi e dato indicazioni sull’urgenza di agire. In particolare, le pubblicazioni precedenti hanno sottolineato che il mondo si sta avvicinando a livelli irreversibili di riscaldamento globale, con impatti catastrofici, che stanno diventando rapidamente inevitabili. Soprattutto, c’è stata la richiesta di provvedimenti drastici per evitare il disastro.
In questo rapporto, perciò, ci saranno indicazioni sulle possibili politiche e azioni che impediranno la catastrofe climatica conseguente a un ulteriore riscaldamento. Poiché il rapporto servirà come base per Cop28, quando verranno valutati i progressi compiuti dalle nazioni per ridurre le emissioni di gas serra in seguito all’accordo sul clima di Parigi del 2015, conterrà un supporto scientifico all’azione globale sul clima. Va sottolineato infatti che il rapporto viene scritto da scienziati (tra i redattori italiani Anna Pirani, a capo dell’Unità di supporto tecnico (IPCC WGI), ma il suo contenuto viene discusso anche dai rappresentanti dei quasi 200 governi dell’ONU.
Cosa ci si può attendere dopo la sua pubblicazione?
È noto che si è ben lontani dagli obiettivi di riduzione delle emissioni già indicati dai rapporti precedenti. Del resto quello diffuso oggi è il sesto rapporto dell’IPCC da quando l’organismo è stato istituito nel 1988, e nonostante già nel 2018 è stato affermato con decisione che le emissioni devono essere dimezzate entro il 2030, rispetto ai livelli del 2010, non si è vista un’inversione di tendenza. Anzi: è chiaro che l’obiettivo di limitare l’aumento della temperatura a 1,5 C° è ormai irraggiungibile e secondo L’Aie, l’agenzia internazionale dell’energia, le emissioni continuano a salire (l’anno scorso sono aumentate di poco meno dell’1%).
Quali sono le azioni che i governi dovrebbero intraprendere subito?
La richiesta degli scienziati è di ridurre drasticamente le emissioni e rinunciare ai combustibili fossili, investendo nelle energie rinnovabili e in altre tecnologie a bassa emissione di carbonio, aumentando l’efficienza energetica, ripensando l’agricoltura e ripristinando le foreste e i paesaggi naturali degradati.