Altri cinque anni di caccia alle balene. L’Islanda e decine di associazioni ambientaliste da tempo stavano aspettando una notizia che avrebbe potuto mettere fine alla caccia alle balene nel Paese: il primo ministro Bjarni Benediktsson però, che ricopriva anche la carica ad interim di ministro per l’Alimentazione, agricoltura e pesca, anziché negare le licenze di caccia ai cetacei e mettere fine alle ultime baleniere ancora in azione, ha rinnovato i permessi per i prossimi cinque anni, fino al 2029. Una scelta che ha gettato nello sconforto che si batteva, da Sea Shepherd sino alle associazioni ambientaliste locali, per la sospensione alla caccia delle balene in uno dei pochi stati – insieme a Norvegia e Giappone – dove ancora si pratica.

Secondo quanto deciso dal ministero islandese le baleniere Hvalur Hf e Tjaldtangi ehf, che erano in attesa di un rinnovo, potranno dunque ancora cacciare rispettivamente le balenottere comuni (209 di cui 48 in un’area non frequentata dai pescatori) e quelle minori (per un massimo di 217 esemplari), il tutto in un periodo che va da metà giugno a settembre. Sulla decisione pesano forti polemiche politiche: la scelta di rinnovare le licenze è infatti un ultimo atto da parte del governo guidato da Benediktsson, esecutivo che ha recentemente perso le nuove elezioni vinte dai socialdemocratici guidati da Kristrún Mjöll Frostadóttir.

Già la scorsa estate c’erano state forti tensioni dopo la scelta dell’allora ministro dell’agricoltura Svandís Svavarsdóttir di rinnovare per un anno il permesso di caccia alle balene, un rinnovo che però era arrivato dopo l’inizio della stagione di caccia, facendo saltare di fatto le catture. Nonostante ciò la società Hvalur hf non ha mollato e ha ripresentato al ministero una domanda per ottenere un permesso di caccia a tempo indeterminato: sono stati concessi, per ora, “solo” cinque anni.Una concessione che avviene proprio mentre la questione della caccia ai grandi cetacei è sotto i riflettori mondiali soprattutto per l’arresto, avvenuto a fine luglio in Groenlandia, da parte del fondatore di Sea Shepherd, il capitano Paul Watson, strenuo difensore delle balene che danni si batte – con metodi controversi che hanno portato all’arresto – contro la caccia dei grandi mammiferi marini.

Ogni anno, secondo la Commissione baleniera internazionale (IWC), vengono ancora uccise circa 1200 balene dai tre Paesi che ancora portano avanti questa pratica e alcuni delle specie di cui è appena stata riautorizzata la caccia, come le balenottere, sono considerate “vulnerabili” secondo la IUCN, Unione Internazionale per la Conservazione della Natura. In Islanda la questione della caccia ai cetacei – pratica che ha tradizioni (come il consumo di carne) e origini antiche – è ancora molto divisiva: in un sondaggio dello scorso anno il 51% degli islandesi si è detto contrario. Per le associazioni ambientaliste “la democrazia non è stata rispettata e il rilascio del permesso è dannoso per gli interessi del clima, della natura e del benessere degli animali” tuonano l’Associazione islandese per l’ambiente e i Giovani ambientalisti in una dichiarazione congiunta.