In Italia il caldo uccide più che in altri Paesi d’Europa. Lo scorso anno d’estate nel nostro Paese ci sono stati 18.010 decessi attribuibili o legati alle ondate di calore in uno Stivale che tra fine maggio e inizio settembre ha fatto registrare in media 2,28 gradi in più rispetto alla media storica. Non solo: se si guardano le morti per milione, sempre dovute al caldo, l’Italia risulta prima in Europa con 295 decessi per milione rispetto a una media del Vecchio continente di 114 vittime. I dati provengono da un importante studio scientifico appena pubblicato su Nature Medicine e condotto da un team internazionale di ricercatori guidati dall’Istituto di Barcellona per la salute globale (ISGlobal) in collaborazione con l’Istituto nazionale della salute francese (Inserm).
Longform
Cosa sono le isole di calore e come cambia la vita in città
di Dario D’Elia, Matteo Marini, Cristina Nadotti
Secondo l’analisi tra il 30 maggio e il 4 settembre 2022 in Europa a causa delle temperature elevate e di ciò che ne consegue sono decedute 61.672 persone durante quella che è risultata essere la più calda estate di sempre. A pagare il prezzo più alto sono state ancora una volta le persone fragili e vulnerabili: soprattutto anziani, in alcuni casi bambini, ma anche lavoratori costretti a turni e condizioni impossibili dovute a temperature elevate, afa e umidità. Mentre in questi giorni bollenti in Italia si tornano a sperimentare condizioni estreme, con la paura che anche i prossimi mesi tra surriscaldamento globale e complicità del fenomeno naturale di El Nino saremo costretti a una quotidianità sempre più bollente, lo studio restituisce un quadro chiaro di come il nuovo clima dettato dalle azioni dell’uomo possa impattare sulle nostre vite.
L’intera analisi riguarda i dati su temperatura e mortalità dal 2015 al 2022 e approfondisce il dettaglio di quanto osservato in 35 Paesi per un totale di 534milioni di persone. Solo fra l’11 luglio e il 14 agosto dello scorso anno in meno di un mese il caldo ha colpito durissimo uccidendo 11.637 persone in Europa. I Paesi più colpiti nell’intera estate sono l’Italia (oltre 18mila morti per caldo), la Spagna e la Germania (8.173). Anche guardando al tasso di mortalità l’Italia risulta come detto al primo posto (295 decessi per milione) seguita da Grecia (280), Spagna (237) e Portogallo (211). Se invece si osservano le anomalie termiche, il valore di caldo più alto è attribuibile alla Francia, con +2,43°C sopra i valori medi per il periodo 1991-2020, seguita da Svizzera (+2,30°C), Italia (+2,28°C), Ungheria (+2,13°C) e Spagna (+2,11°C).
Inoltre lo studio, osservando i dati su età e sesso, ricorda come c’è stato un aumento marcato della mortalità nelle fascia d’età più avanzata e soprattutto nelle donne. A livello di età si stimano “4.822 decessi tra i minori di 65 anni, 9.226 decessi tra le persone di età compresa tra 65 e 79 anni e 36.848 decessi tra le persone di età superiore a 79 anni”. Dall’analisi emerge poi anche che “la mortalità attribuibile al caldo è stata del 63% più alta nelle donne che negli uomini con un totale di 35.406 morti premature (145 morti per milione), rispetto ai 21.667 morti stimati negli uomini (93 morti per milione)”.
Purtroppo, spiegano gli esperti, le ondate di calore del passato (come quella eccezionale del 2003) poco ci hanno insegnato sulla necessità di prevenire e adattarci alle temperature estreme, le stesse che oggi sono sempre più probabili a causa della crisi del clima. Come spiega Hicham Achebak, ricercatore dell’Inserm e dell’ISGlobal e ultimo autore dello studio, “il fatto che più di 61.600 persone in Europa siano morte a causa dello stress da caldo nell’estate del 2022, anche se, a differenza del 2003, molti Paesi disponevano già di piani di prevenzione attivi, suggerisce che le strategie di adattamento attualmente disponibili potrebbero essere ancora insufficienti. L’accelerazione del riscaldamento osservata negli ultimi dieci anni sottolinea l’urgente necessità di rivalutare e rafforzare in modo sostanziale i piani di prevenzione, prestando particolare attenzione alle differenze tra i Paesi e le regioni europee, nonché ai divari di età e di genere, che attualmente segnano le differenze di vulnerabilità al calore”.
Le previsioni per il futuro, oltretutto, sono nerissime nell’Europa che più di altri continenti soffre gli impatti del surriscaldamento: le stime suggeriscono che, in assenza di una risposta adattativa efficace alla crisi, “il continente dovrà affrontare una media di oltre 68.000 morti premature ogni estate entro il 2030 e oltre 94.000 entro il 2040”. A tal proposito, secondo Agostino Di Ciaula, presidente del Comitato scientifico ISDE (Associazione Medici per l’Ambiente), “i dati epidemiologici pubblicati su Nature Medicine sono la conferma della ‘tempesta perfetta’ presente già da anni nel nostro Paese. Le conseguenze dei cambiamenti climatici agiscono in Italia su una popolazione resa più vulnerabile di altre dall’età media avanzata e dalla crescita epidemiologica costante di malattie cronico-degenerative ad insorgenza sempre più precoce, senza dimenticare il numero di lavoratori a rischio di particolare esposizione alle ondate di calore (soprattutto in Italia meridionale) e il maggiore rischio presente in fasce sociali a basso reddito e, di conseguenza, a bassa capacità di resilienza.
Un quadro “sindemico” nel quale gli effetti su una popolazione particolarmente vulnerabile sono aggravati dalla sottostima costante dei rischi legati alle modificazioni climatiche, dalle crescenti interazioni negative con altri fattori di rischio ambientale (primo fra tutti l’inquinamento atmosferico, che ci vede colpiti da procedure di infrazione) e dalla frequente inadeguatezza della risposta del sistema sanitario nazionale alle emergenze imposte da problemi sanitari legati al clima. La popolazione, soprattutto nelle sue fasce più vulnerabili, dovrebbe essere adeguatamente protetta con misure di prevenzione primaria e incrementando le possibilità di resilienza. Oggi purtroppo questo non accade. L’aspetto che dovrebbe fare più paura e spronare il governo all’azione è che questi numeri, già oggi da record, sono destinati a crescere progressivamente nei prossimi anni, insieme all’aumento delle temperature ed alla persistenza del quadro sindemico che le accompagna”.