A ogni nuovo evento meteo estremo che colpisce i nostri territori – come per l’Emilia Romagna alluvionata per ben quattro volte in nemmeno un anno e mezzo – ci si interroga se si possa parlare o meno di colpe legate al cambiamento climatico, quello innescato dall’uomo. Dare una risposta per un singolo evento – ricordano sempre scienziati e climatologi – non è semplice: ora però più fattori, anche per rispondere a scettici e imbonitori climatici, suggeriscono che ad alimentare determinate tempeste è proprio la crisi del clima.

Quella dell’ottobre 2024, in cui sono finite sott’acqua centinaia di strade e di case, con migliaia di sfollati e danni ancora da quantificare, secondo un nuovo studio di attribuzione degli scienziati di ClimaMeter è legata infatti proprio al cambiamento climatico.

Editoriale

I nuovi negazionismi climatici

di  Riccardo Luna

Le elevate temperature del mare

Da tempo gli scienziati ci avvertono che nel Mediterraneo – hotspot climatico – le elevate temperature del mare a causa del riscaldamento globale, soprattutto nei mesi successivi all’estate, possono portare a eventi meteo sempre più carichi di energia.

Oltre a ciò, ci sono diversi fattori che lo studio di ClimaMeter, utilizzando un metodo peer-review basato su informazioni meteo storiche degli ultimi 40 anni, hanno preso in considerazione.

Per esempio hanno confrontato “la somiglianza tra i sistemi di bassa pressione alla fine del XX secolo (1979-2001) e quelli attuali, negli ultimi decenni (2002-2023), quando l’effetto del cambiamento climatico è diventato più evidente e la nostra analisi valuta anche il contributo di diversi fenomeni naturali come El Niño, l’Oscillazione Decadale del Pacifico e l’Oscillazione Multidecadale Atlantica”.

I cambiamenti climatici causati dall’uomo

Partendo da qui gli esperti hanno dedotto che “le forti piogge che hanno devastato molte città italiane nell’ottobre 2024 mostrano segni di essere state alimentate dai cambiamenti climatici causati dall’uomo”. In particolare, scrivono in riferimento alle ultime alluvioni, “tempeste come questa portano oggi fino a 10 mm di pioggia in più al giorno (un aumento del 25%) e producono venti di intensità fino a 6 km/h in più (un aumento del 10%), rispetto all’inizio del secolo (periodo 1980-2000)”.

Il fatto che i cambiamenti climatici possano aver aumentato l’intensità delle piogge “è coerente con le prove ben consolidate che dimostrano che un’atmosfera più calda può trattenere una maggiore quantità di umidità, portando ad acquazzoni più pesanti” e proprio l’ultima tempesta è stata decisamente intensa sia per forza sia per intensità se comparata con altre degli ultimi 40 anni.

Dalla Francia all’Emilia Romagna

Per questo i ricercatori di ClimaMeter – che è un progetto finanziato da Ue e Cnrs (Centro nazionale francese per la ricerca scientifica) – scrivono che relativamente alle forti tempeste tra il 18 e il 19 ottobre, quelle che dalla Francia all’Emilia Romagna hanno causato devastanti inondazioni, “le condizioni meteorologiche che hanno innescato molteplici inondazioni in Italia erano estremamente rare, in termini di forza e intensità, rispetto ai dati storici di tempeste simili. Ci sono pochi dati storici che corrispondono all’intensità della tempesta. Le depressioni mediterranee simili a quella che ha causato molteplici inondazioni in Italia nell’ottobre 2024 mostrano precipitazioni aumentate e producono venti più forti nel presente rispetto al passato. Fenomeni naturali come la Pacific Decadal Oscillation e la Atlantic Multidecadal Oscillation potrebbero aver avuto un ruolo insieme al cambiamento climatico causato dall’uomo, principalmente nel guidare la traiettoria della depressione che ha causato le inondazioni”.

Le origini

Mario Tozzi: com’è nato il negazionismo

di Mario Tozzi

Cosa dicono gli scienziati

Come conferma Erika Coppola, scienziata dell’International Centre for Theoretical Physics, “stiamo assistendo a eventi estremi simili che si verificano in rapida successione e in più regioni contemporaneamente. Si tratta di una conseguenza diretta del riscaldamento globale indotto dall’uso di combustibili fossili, che porta a una cascata di impatti imprevedibili che aumenteranno la vulnerabilità delle regioni colpite in tutto il mondo”, mentre Tommaso Alberti dell’Istituto italiano di Geofisica e Vulcanologia aggiunge che “quelli che un tempo erano eventi stagionali tipici sono ora diventati rari, con impatti e conseguenze crescenti, a causa dei cambiamenti climatici indotti dall’uomo. Dobbiamo tutti affrontare la questione della transizione ecologica con maggiore urgenza”.

In attesa della Cop29

Un’urgenza che potrebbe trovare risposte a partire dall’11 novembre quando in Azerbaigian inizierà la Cop29, grande Conferenza delle parti sul Clima, dove anche l’Italia, fra i tanti Paesi (ma non ancora Usa oppure Cina ad esempio) sarà presente con i suoi leader e si è accreditata tra i relatori (da capire chi) che parleranno. Interessante sarà dunque comprendere eventuali strategie italiane per affrontare, sia in termini di mitigazione che adattamento, i sempre più evidenti, dannosi e mortali effetti della crisi climatica.

Uno degli strumenti per provare ad adattarci al nuovo clima – che come confermano gli scienziati è in grado di colpire sulle nostre vite in maniera sempre più intensa – lo abbiamo approvato a fine 2023 (il Pnacc, Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici) ma, per le sue 361 azioni richieste per prepararci agli impatti del riscaldamento globale, ad oggi mancano ancora sia eventuali finanziamenti, sia operatività.