L’Europa punta sull’intermodalità per ridurre il trasporto merci su strada e raggiungere gli obiettivi “net zero” al 2050. Il caso di successo di Kerakoll, azienda di Sassuolo, fa scuola

in collaborazione con KERAKOLL

Scenario

di VITO DE CEGLIA

La tabella di marcia è fissata: raddoppiare il traffico ferroviario merci in Europa entro il 2030 e triplicarlo entro il 2050. C’è scritto nel Green Deal europeo ed è stato ribadito nel pacchetto “Fit for 55”. L’obiettivo Ue è di ridurre del 90% le emissioni inquinanti emesse dai trasporti nel Vecchio Continente.

Per centrare il traguardo però, il sistema della logistica deve essere in grado di far comunicare e collaborare fra loro i diversi attori della filiera e di integrare le diverse modalità di trasporto merci. Strada, mare e ferro sono facce di uno stesso organismo che per funzionare deve poter utilizzare un’unica unità di carico, come il container, per ottimizzare i punti di forza di ciascuna modalità in termini di flessibilità, velocità, costi e prestazioni ambientali.

Dagli anni Novanta, epoca in cui si è cominciato a parlare in modo più sistematico di intermodalità in Europa e in Italia, i progressi in questa direzione ci sono stati. Tuttavia, la Corte dei Conti europea, nel suo ultimo report sull’intermodalità pubblicato in aprile, segnala che al momento questi progressi non hanno modificato i rapporti di forza con le altre modalità di trasporto visto che quasi l’80% della movimentazione delle merci in Europa rimane appannaggio della gomma. Quindi, la Corte dei Conti invita gli Stati membri a compiere passi ben più importanti per raggiungere gli obiettivi fissati dalla Ue sulla decarbonizzazione.

L’intermodalità è, infatti, un tassello irrinunciabile nelle politiche comunitarie sulla sostenibilità ambientale e anche economica. Per alcuni (pochi) paesi europei come Germania e Austria il percorso è in discesa. Per altri come l’Italia il traguardo è molto più difficile da raggiungere. Ma non impossibile. Oggi, la nostra quota di mercato del cargo ferroviario è dell’11-12% contro una media Ue del 19-20%. È chiaro, quindi, che se vogliamo raggiungere la soglia del 30% entro il 2030, come ci impone Bruxelles, dobbiamo correre.

Meno tir, più treni

È la strategia che guida le scelte logistiche del gruppo Kerakoll per il trasporto sostenibile

1 – MINUCCIANO (LU) – DINAZZANO (RE)

  • Carbonato

    di calcio

  • 400

  • 7400

2 – PIACENZA – DINAZZANO (RE)

3 – PORTO RAVENNA – DINAZZANO (RE)*

Per tutte le tratte, i valori si riferiscono al numero di treni e tir su viaggi andata e ritorno all’anno

La tratta non fa parte dei flussi inbound Kerakoll ed è realizzata in partnership con la società Dinazzano Po e Sapir, con la consulenza di Kerakoll

Il caso Kerakoll

In uno scenario così sfidante, ci sono imprese virtuose che, prima di altre, hanno scommesso sull’intermodalità come motore di sviluppo del proprio business. Esempi di successo in giro per l’Italia ci sono, spesso sono riconducibili ad aziende che operano a fari spenti ma che lo shift modale l’hanno già fatto, in tempi non sospetti, stringendo alleanze con amministrazioni pubbliche, comunità locali e RFI. È il caso di Kerakoll, azienda tra le più importanti al mondo nella produzione di materiali per l’edilizia sostenibile, che opera nel distretto della ceramica di Sassuolo (MO). Kerakoll ha sovvertito due luoghi comuni: il primo è che l’alleanza tra pubblico e privato è possibile in Italia. Il secondo è che l’intermodalità si può fare anche sulle brevi distanze, e non solo sulle lunghe (oltre 300 km).

“Siamo partiti da lontano, dal 2007, quando abbiamo avviato un progetto di trasporto intermodale che ci ha portato oggi ad avere due tratte ferroviarie attive per la movimentazione delle nostre materie prime, realizzate in partnership con la società Dinazzano Po, ma sotto la nostra regia. Così siamo riusciti a ridurre del 70% le relative emissioni di CO2, con oltre 600 treni attivi e soprattutto abbiamo tolto dalla strada circa 13.600 autotreni all’anno”, premette Fabio Sghedoni, Vice Presidente di Kerakoll Group e figlio di Romano, fondatore e attuale Presidente dell’azienda di famiglia.

600

Treni

a regime

13.600

Camion tolti

dalla strada

-70%

Riduzione

di CO2

220.000

Tonnellate di materiali

trasportati

La prima tratta avviata da Kerakoll è quella che unisce Minucciano (Lucca) a Dinazzano (Reggio Emilia) con cui viene trasportato carbonato di calcio nelle sedi di Sassuolo (MO) dell’azienda. In questo caso, il collegamento su ferro ha tolto dalla strada 7.400 tir all’anno a favore dell’utilizzo di 400 treni. La seconda tratta, Piacenza – Dinazzano, destinata al trasporto di sabbia, è stata avviata invece nel 2020 con la messa a regime di 7 treni che ad oggi sono circa 200. Anche in questo caso Kerakoll ha tolto dalla strada quasi 6.200 tir. L’ultima tratta, destinata al trasporto di argille, va dal porto di Ravenna a Dinazzano ed è stata avviata sempre in partnership con la società Dinazzano Po, con la regia del gruppo Sapir di Ravenna. In questo caso, il ruolo di Kerakoll ha riguardato la consulenza per l’avviamento e la gestione del traffico su gomma nel distretto ceramico.

“In aggiunta ai benefici ambientali, questa nuova modalità di trasporto ha ridotto il disagio causato dal traffico alle comunità locali e, ovviamente, ha garantito una maggiore sicurezza stradale ed efficienza organizzativa all’intera filiera produttiva. Ma il vero elemento innovativo del nostro modello è la co-progettazione e la realizzazione degli scali ferroviari, in collaborazione con istituzioni pubbliche, territoriali e naturalmente gli enti ferroviari”, sottolinea il Vice Presidente. Piani per il futuro? “I nostri progetti andranno sempre più in questa direzione. Meno tir, più treni è l’idea che guida le scelte logistiche del gruppo Kerakoll per il trasporto sostenibile”, conclude Sghedoni.

Chi è Kerakoll

Kerakoll nasce nel distretto ceramico nel 1968. In un’epoca a Sassuolo (MO) in cui tutti entravano nel business della ceramica, il fondatore e attuale Presidente Romano Sghedoni ha scelto di entrare in un settore affine, quello dei prodotti per la posa dei pavimenti ceramici. Oggi l’azienda offre un’ampia gamma di soluzioni sostenibili per l’edilizia con oltre 80 linee di prodotti e più di 6.100 referenze. Kerakoll svolge un ruolo centrale nel complicato processo di costruzione e soprattutto ristrutturazione di qualsiasi edificio. Il gruppo ha fatturato nel 2021 oltre 600 milioni di euro con una quota del 42% sui mercati esteri, è presente direttamente in 12 Paesi comprendendo 9 fusi orari dal Brasile all’India e può contare su circa 2.400 collaboratori nel mondo.

  • 1968

    Anno di fondazione

  • 17

    Stabilimenti produttivi

  • 2400

    Collaboratori

  • Fatturato 2021

Società Benefit

Kerakoll è stato il primo grande gruppo dell’edilizia ad aver adottato nel 2021 la forma giuridica di Società Benefit, confermando così la sua vocazione ad integrare, oltre agli obiettivi di profitto, lo scopo di avere un impatto positivo su ambiente e società in ogni aspetto della vita aziendale. In qualità di Società Benefit, Kerakoll si impegna a creare luoghi sempre migliori in cui le persone possono vivere e lavorare, nel benessere e nel rispetto per l’ambiente, collaborando con chi condivide gli stessi obiettivi in 4 aree di interesse: sostenibilità di prodotto, processi e partnership strategiche, persone e civic engagement. In Italia, sono oltre 1.000 le aziende che, come Kerakoll, hanno scelto di fare un passo importante per realizzare azioni concrete per il benessere dei propri dipendenti, consumatori, territorio, fornitori e partner che a vario titolo collaborano con l’azienda lungo la catena del valore.

Una produzione GEDI Visual Grafica Raffaele Aloia – Sviluppo Angel Patricio Susanna (Accenture MediaTech)