Gli aerei sono il mezzo di trasporto più inquinante e non sorprende che l’Unione europea si sia attivata per correre ai ripari. All’interno del pacchetto sul clima Fit for 55, che punta a ridurre entro il 2030 le emissioni di almeno il 55% (rispetto al 1990), tra le misure previste c’è anche quella di imporre ai settori che emettono anidride carbonica, come l’aviazione, di pagare di più per il loro inquinamento, con l’obiettivo di accelerare l’adozione di tecnologie e iniziative che riducano le emissioni.

Una normativa che, nei prossimi anni, dovrebbe andare a colpire soprattutto le compagnie europee rispetto ai loro competitor internazionali. È quanto emerge da un report di S&P Global Ratings sulla decarbonizzazione del settore aereo in Europa che evidenzia come i vettori più forti della regione dovrebbero essere in grado di trasferire gran parte dei costi sui viaggiatori. Mentre la situazione potrebbe mettere sotto pressione la qualità del credito delle compagnie aeree europee più deboli.

Dai bio-fuel al rinnovamento della flotta

Secondo l’Agenzia europea dell’ambiente, il settore aereo è responsabile di circa il 2,5% delle emissioni globali di CO2 e del 3,8% delle emissioni nell’Ue. Senza un deciso cambio di rotta, secondo l’agenzia, le emissioni di carbonio dei voli commerciali potrebbero triplicare entro il 2050. Inoltre, nell’ultimo ventennio le emissioni prodotte dal sistema aereo sono cresciute quasi del 130% e, proseguendo su questa strada, nel 2050 aumenteranno da sette a dieci volte in più rispetto al 1990, arrivando a rappresentare il 16% delle emissioni globali di CO2. Data entro la quale l’ambizione è invece di decarbonizzare il settore aereo facendo leva su diversi ambiti.

Questi includono in primo luogo la sostituzione dei carburanti fossili con altri sostenibili, i cosiddetti Saf (sustainable aviation fuel), che nel breve-medio termine rappresentano la soluzione più concreta e immediata per la decarbonizzazione dell’aviazione. Secondo le proiezioni, questi carburanti permetteranno di dimezzare le emissioni inquinanti prodotte dagli aerei entro il 2050. Si tratta di bio-carburanti che possono essere miscelati in modo sicuro con il cherosene e che, nel corso del loro ciclo di vita, emettono fino all’80% in meno di carbonio rispetto al cherosene tradizionale. Uno studio di Bain & Company evidenzia però anche i costi di questa soluzione. Ad esempio, un investimento di 1.300 miliardi di dollari per la produzione di carburante sostenibile potrebbe soddisfare solo il 20% della domanda prevista al 2050. Di qui la necessità, sottolinea lo studio, di passare anche attraverso il rinnovamento delle flotte, considerato che i modelli più datati sono sensibilmente più inquinanti di quelli recenti. Questo significa investire in ricerca, sviluppo e tecnologie innovative per avere aerei più efficienti sul piano dei consumi.

Guardando al futuro, per gli analisti un ruolo centrale sarà in particolare ricoperto dall’elettrico, ambito nel quale il settore aereo potrebbe beneficiare anche dei progressi fatti in materia di batterie nel comparto automobilistico. Il tema è ormai sempre più sotto i riflettori, tanto da aver spinto player industriali, stakeholder istituzionali e associazioni a stringere un patto per la decarbonizzazione del trasporto aereo che individua alcuni interventi sui quali fare leva per favorire la crescente sostenibilità del comparto. Tra questi, i proventi derivanti dalle tasse di scopo già presenti andrebbero reindirizzati a sostegno degli investimenti di sostenibilità del settore. Inoltre, andrebbe agevolata la diffusione dei bio-fuel permettendo di sostituire progressivamente l’impiego di carburanti tradizionali. Infine, occorre supportare nel medio termine lo sviluppo di vettori energetici alternativi per la propulsione degli aeromobili (idrogeno ed elettrico).