No ai sistemi di pagamento digitali, al World Economic Forum e all’Organizzazione mondiale della sanità. No anche all’identità digitale, al 5G e soprattutto al concetto di “città da 15 minuti”. Nella manifestazione svoltasi ad Oxford contro il comune che vuole introdurre zone a traffico limitato (Ztl) per alcune strade, o per dirla all’inglese low traffic neighbourhood (Ltn), di slogan del genere ne sono stati gridati tanti. Circa duemila i partecipanti riuniti per mostrare con molta rabbia il proprio dissenso prendendo come spunto una semplice Ztl, che ad Oxford hanno battezzato “traffic filter”. Sarebbe il sintomo di una macchinazione globale, per dividere la città in ghetti dove ogni movimento è sotto sorveglianza. E così quell’idea di metropoli più equa e sostenibile, dove tutto è a portata di mano in appena 15 minuti a piedi, è diventata distopia.


“Ho iniziato a lavorare a questo progetto nel maggio 2021 una volta entrato a far parte del Gabinetto per il trasporto e la strategia di sviluppo”, racconta Duncan Enright quando lo contattiamo. È il consigliere comunale divenuto bersaglio di una campagna d’odio che lo ha lasciato stupito: minacciato via mail, è stato accusato di essere l’esecutore di un piano orchestrato che avrebbe come obiettivo il confinare le persone nei loro quartieri in nome del contrasto alla crisi clima. “Molti di loro non sono nemmeno di qui”, spiega Enright. “E pensare che tutto ciò è stato provocato dal nostro impegno per ridurre la congestione e migliorare la qualità dell’aria. Siamo ovviamente determinati ad andare avanti e fare qualcosa per risolvere questi problemi”.

La riduzione del traffico e delle emissioni sta diventando l’ennesimo terreno ideologico di scontro nel quale contano poco i fatti e molto più le opinioni, specie se infondate. Lo sa bene Marco Mazzei, consigliere comunale di Milano e promotore dell’ordine del giorno sul limite dei 30 chilometri all’ora, divenuto anche lui bersaglio di insulti e minacce a gennaio. E lo sa anche Carlos Moreno, direttore scientifico della Pantheon Sorbonne University-IAE Paris, che ha coniato l’idea della città da 15 minuti. Un concetto che si basa sul ridare il tempo agli abitanti delle metropoli e così facendo sanare squilibri e fratture, iniziando da quella endemica fra centro e periferie. Propone di offrire servizi in ogni quartiere: scuole, uffici, negozi, ristoranti, ospedali. Tutto deve essere vicino, in massimo un quarto d’ora a piedi o in bicicletta, finendola con le aree dormitorio e il far sprecare centinaia di ore nel traffico l’anno alle persone.

 

Soprattutto punta ad abbattere gli spostamenti inutili e quindi le emissioni di gas serra, grazie ad una quotidianità nella quale l’uso della macchina diventa rara. La sindaca di Parigi Anne Hidalgo è stata la prima a scegliere l’idea di Moreno, che poi è stata adottata anche da altre città come Barcellona e Milano, diventando a novembre del 2022 una delle bandiere del C40, alleanza di oltre cento città che nel mondo stanno facendo di tutto per arrestare la crisi climatica.

“Dall’inizio del 2023, il concetto della città da 15 minuti è stato oggetto di disinformazione da parte di alcuni nomi noti del mondo cospirazionista“, conferma lo stesso Moreno da Parigi. E conferma di esser stato anche lui minacciato di morte. “Hanno preso di mira la proposta del comune di Oxford per ridurre l’uso dell’auto associando immagini oltraggiose di campi di concentramento”. Un’esagerazione ha tirato l’altra è si è arrivati ai “lockdown climatici”, altra misura che secondo i manifestati verrà usata per controllare le persone, mentre la città da 15 minuti sarebbe un modo per proibire gli spostamenti fra quartieri, attraversare la strada, perfino fare visita agli amici.

 

Uno dei primi a proporre questa visione apocalittica è stato lo psicologo canadese Jordan Peterson, noto per le sue posizioni a dir poco scettiche sul cambiamento climatico e di recente ospite, fra mille polemiche, del podcast di Joe Rogan. Parlando della città da 15 minuti, il 31 dicembre scrisse su Twitter: “L’idea che i quartieri dovrebbero essere percorribili a piedi è adorabile. L’idea che burocrati tirannici idioti possano decidere dove ti è permesso di guidare è forse la peggiore perversione immaginabile di quell’idea e, non illudetevi, tutto ciò fa parte di un piano ben documentato”. Il piano “ben documentato”, come ha chiarito Peterson in un tweet successivo, sarebbe l’appoggio del C40. L’esistenza stessa dell’alleanza delle grandi metropoli mondiali per cercare di arrestare la crisi climatica, che per altro è nata nel 2005, per Peterson è evidentemente già di per sé prova di macchinazione.


A febbraio nel parlamento britannico, dove ormai va in scena un po’ di tutto, ci si è spinti perfino oltre. Il conservatore Nick Fletcher ha chiesto ufficialmente di aprire un dibattito sulla città da 15 minuti. Secondo lui “le zone a bassissime emissioni nella loro forma attuale causano danni economici incalcolabili a qualsiasi città. Il secondo passo, dopo tali zone, sarà quello di tagliare le libertà personali”.

Nel frattempo Moreno si è divertito a domandare a ChatGpt se la città da 15 minuti può essere o meno intesa come una cospirazione. L’algoritmo di OpenAi ha risposto negativamente, spiegando che si tratta di un sistema che aiuta a ridurre l’uso della macchina aumentando la qualità della vita.

“Per quanto strano possa sembrare, molti dei manifestanti arrivati ad Oxford, così attenti al diritto alla privacy, erano fin troppo felici di sbandierare da quale paese o città provenivano”, conclude Duncan Enright. “Così abbiamo capito che non erano del luogo. I loro veri nomi per altro si rintracciano facilmente sui social media, accompagnati a volte perfino dai numeri di telefono”.

Contraddizioni forse evitabili se davvero si è convinti di essere sorvegliati da poteri globali che mirano a rinchiudere tutti. Più serio il problema di fondo, ovvero la sfiducia latente di una parte della popolazione nei confronti di qualsiasi politica, comprese quelle ambientali, perché viste comunque come un attacco. Le teorie che vedono grandi cospirazioni ovunque, sono bussole per navigare in un mondo complesso percepito come minaccioso e responsabile di sconfitte e delusioni personali. In quanto tali i singoli argomenti, i temi specifici, contano poco al contrario della visione di fondo.