Esiste un unico insetto nativo dell’inospitale entroterra antartico. Si chiama Belgica antarctica ed è un piccolo moscerino privo di ali, perfettamente adattato per sopravvivere alle temperature estreme dell’inverno polare: l’evoluzione lo ha infatti fornito di un incredibile meccanismo di ibernazione, con cui può attraversare indenne medie invernali che oscillano tra i -40 e i -70 gradi. Con il riscaldamento globale, però, milioni di anni di evoluzione rischiano ora di rivoltarglisi contro: gli inverni sempre più caldi, infatti, stanno mettendo a rischio la stessa sopravvivenza della specie.

Sos insetti: otto modi per aiutarli

Molte popolazioni di insetti nel mondo stanno già calando dell’1-2% all’anno a causa dei cambiamenti climatici e ambientali prodotti dalle attività umane. L’allarme arriva da Pnas, attraverso i dati raccolti da 12 studi firmati da 56 ricercatori che spiegano anche come possiamo fare per salvare la biodiversità. Leggi l’articolo

L’allarme arriva da un team di ricerca internazionale, che in una serie di esperimenti di laboratorio ha testato gli effetti dei cambiamenti di temperatura sulla capacità dei moscerini Belgica antarctica di uscire indenni dall’ibernazione, e quindi accoppiarsi. Pubblicando i risultati, non molto ottimistici per la sopravvivenza dell’unico insetto antartico, sulla rivista Functional Ecology.

Per comprendere i timori dei ricercatori, bisogna conoscere l’ambiente in cui vivono questi piccoli moscerini, e il loro ciclo vitale. Il Belgica antarctica è un insetto che possiede 4 stadi larvali, in cui trascorre la maggior parte del tempo nei due anni in cui rimane in vita. Nei mesi caldi, gli insetti si nutrono di alghe e muschi, preparandosi per l’arrivo del gelo. Quando le temperature crollano sotto zero, un mix di adattamenti evolutivi permette loro di ibernarsi, e superare l’inverno.

Non tutti gli esemplari ci riescono, ma un numero sufficiente arriva indenne all’estate seguente, quando quelli che hanno raggiunto il loro secondo anno di vita si tramutano nella forma adulta, per accoppiarsi e morire poi in pochi giorni, dopo che le femmine hanno deposto le uova. Uno dei passaggi fondamentali con cui questi insetti riescono a sopravvivere al congelamento invernale è l’essiccazione: perdono anche tre quarti dell’umidità contenuta nei loro corpi, e in questo modo hanno maggiori chance di evitare danni a causa dei cristalli di ghiaccio che si formano attorno al, e all’interno del, loro corpo.

Reidratarsi dopo un processo così radicale, ovviamente, non è facile. Il successo dipende molto dalle condizioni atmosferiche presenti al momento del risveglio. Ancora qualche decennio fa, l’ambiente in cui viveva il moscerino era estremamente stabile, perché durante l’inverno si nasconde sotto strati di neve e di ghiaccio che mantengono la temperatura tra gli zero e i -5 gradi centigradi, indipendentemente da quanto freddo faccia all’esterno. Con il riscaldamento globale, però, tutto questo è destinato a cambiare, rendendo più comuni le temperature invernali più miti, e modificando il microambiente in cui gli insetti si troveranno a svernare.

Per questo motivo i ricercatori hanno deciso di valutare le capacità di sopravvivenza del moscerino in condizioni di temperatura leggermente superiori a quelle a cui è abituato. Allevati in laboratorio alle temperature più rigide (-5 gradi), circa metà dei moscerini si è rivelato in grado di attraversare indenne l’ibernazione. Pochi gradi in più, e appena un terzo è riuscito a sopravvivere all’inverno. Tra i sopravvissuti nelle condizioni di inverno mite, inoltre, sono emerse differenze metaboliche preoccupanti: le larve sono risultate infatti più lente, e mostravano i segni di un maggiore dispendio energetico durante i mesi di ibernazione.

Per lo stadio adulto del ciclo vitale di questo insetto, la mancanza di energie potrebbe rivelarsi fatale: non possiedono infatti una bocca funzionante con cui alimentarsi, non avendone di norma bisogno visto che sopravvivono appena 10 giorni in seguito al risveglio estivo, e svegliarsi privi di energia significa quindi trovarsi ad affrontare l’accoppiamento in condizioni men che ottimali.

Quali saranno gli effetti a lungo termine del riscaldamento delle temperature invernali sulla sopravvivenza dei Belgica antarctica, al momento, non è dato saperlo. È possibile che si rivelino minimi, o che qualche altro fattore, come magari una durata minore dei mesi invernali (che offrirebbe alle larve più tempo per rimpolpare le proprie riserve energetiche) controbilanci i problemi osservati dai ricercatori. Il rischio che pochi gradi di differenza possano spingere all’estinzione l’unico insetto antartico, comunque, esiste, ed è fin troppo concreto.