Ha le dimensioni di un gatto ma è un anfibio: la rana più grande del mondo esiste sulla Terra fin da prima dei dinosauri, eppure oggi rischia di scomparire a causa dell’uomo. In grado di pesare sino a tre chili e misurare quasi 80 centimetri di lunghezza se si contano anche gli arti allungati, la rana golia (Goliath frog) è un anfibio che un tempo popolava stagni e zone montuose di Camerun e Guinea Equatoriale ma negli anni si è trasformata in una specie in via di estinzione soprattutto a causa della pressione antropica dato che tra caccia (per cibarsene) e distruzione dell’habitat il numero di esemplari è calato del 70% negli ultimi 15 anni.

 

Eppure questa gigantesca rana in Africa è fondamentale per mantenere diversi equilibri: da quelli degli ecosistemi naturali sino al prezioso aiuto per proteggere le coltivazioni, dato che è ghiotta di insetti che possono mettere a repentaglio i raccolti. Per il suo ruolo strategico e anche per quelle incredibili dimensioni che la rendono unica al mondo, un patrimonio locale da preservare, in Camerun è nato un progetto per tentare con ogni mezzo di salvarla.

A guidare il Conservation Leadership Program è Cedrick Fogwan Nguedia, ambientalista camerunense con il sogno di riuscire a strappare dalle grinfie dell’estinzione la rana golia. Il lavoro di Nguedia si è inizialmente basato soprattutto sul sensibilizzare le persone a non mangiare la grande rana – pratica che va avanti da anni – ma a proteggerla in caso di rari avvistamenti.  Le sue campagne di informazione nei mesi scorsi hanno già dato i primi frutti: il conservazionista ha infatti ricevuto la chiamata di un ex bracconiere, ora impegnato nella protezione dell’anfibio, il quale si era imbattuto in un vicino che aveva catturato una rana golia ed era pronti a mangiarla. Cedrick è intervenuto e ha convinto l’uomo a riportare l’animale in natura: un primo successo che ha posto le basi per un nuovo programma di protezione.

 

La Conservation Leadership ha poi avviato progetti per aiutare le persone ad avere altre fonti di cibo locale, per esempio allevando lumache, anziché nutrirsi della rana. In parallelo, sono proseguiti piani e studi per la conservazione: a dicembre 2022 per la prima volta dopo anni è stato trovato un  nuovo sito di nidificazione nei pressi della Riserva del Monte Nlonako, un ritrovamento che è simbolo di grande speranza per il futuro della specie.

 

“Quando ho scoperto che questa specie era unica – la più grande del mondo – ho pensato che era qualcosa che non si trovava facilmente altrove e ne ero orgoglioso. Le persone della zona oggi dicono di essere fortunate ad avere qualcosa del genere e attribuiscono all’animale un valore culturale. Dobbiamo continuare a credere di poterla aiutare e proteggerla” ha raccontato Cedrick Fogwan Nguedia dopo la scoperta del luogo di nidificazione, ricordando le sue personali emozioni quando ha tenuto in mano per la prima volta una rana golia, per proporzioni quasi “come tenere in braccio un neonato”.

Questa specie è oggi ancora poco conosciuta dalla scienza e secondo l’ambientalista del Camerun è fondamentale continuare a studiarla anche per comprendere per esempio il suo ruolo e il suo valore per il benessere degli ecosistemi. Per riuscirci, sempre più cacciatori o persone abituate a cibarsene oggi sono stati introdotti in percorsi di citizen science, invitati a segnalare e registrare gli avvistamenti anziché catturare gli anfibi.

Il  progetto dei “cittadini scienziati” fornirà informazioni base per la creazione di un piano di gestione in grado di avere impatti positivi a lungo termine. Campagne di sensibilizzazione saranno poi condotte nelle scuole e con gli anziani dei villaggi attraverso dei focus group per spiegare l’importanza di questa specie che si crede esista da più di 250 milioni di anni, uno dei pochi anfibi ancora vivi che popolavano la Terra prima dei dinosauri.

 

Del resto, come conclude Nguedia, “ora che sappiamo che la specie non è scomparsa, possiamo e dobbiamo studiare l’anfibio in modo più dettagliato, monitorare la presenza e aiutare a proteggere questa specie in via di estinzione. Dobbiamo permetterle di vivere per sempre e continuare ad esserne orgogliosi della sua presenza”.