I Balcani: così vicini, così lontani. Nel cuore d’Europa, eppure alla sua periferia. A poche ore di auto, traghetto o aereo dall’Italia, ma ancora con quel “non so che” di esotico.
C’è stato un periodo in cui andava di moda, in Italia, andare nella ex-Jugoslavia per le vacanze: costava poco, il mare era bello e molto meno affollato rispetto alle spiagge italiane. E, se capitava, si faceva anche qualche incursione nell’interno del Paese, alla ricerca di scorci pittoreschi.
Anche oggi si va al mare in Croazia o in Montenegro. E si è aggiunta anche l’Albania tra le destinazioni turistiche balneari a cui si rivolgono gli italiani. Ma l’esplorazione delle zone interne dei Paesi balcanici è ancora molto lontana da essere una pratica turistica “à la page”. Ad eccezione di qualche gruppo più consistente di olandesi, tedeschi e scandinavi, sono ancora pochi i viaggiatori che partono per esplorare i boschi, le montagne e le acque interne deli Paesi ex-Jugoslavi. I soli italiani che frequentano i boschi macedoni e balcanici con una certa frequenza sono i cacciatori: il turismo venatorio è infatti piuttosto sviluppato, ormai da anni, grazie anche alla presenza di Tour operator specializzati.
La Macedonia del Nord, come la Serbia, non ha uno sbocco al mare. Quindi è per sua natura tagliata fuori dai flussi turistici balneari, ad eccezione di quelli che si rivolgono ai suoi grandi laghi, primo fra tutti lo splendido lago di Ohrid (una delle poche destinazione turistiche macedoni che gode di una pur minima notorietà in Italia). Ma come molte altre regioni interne balcaniche è ricca di montagne (circa l’80% del territorio), boschi, fiumi, diversità floristica e faunistica. Insomma: ha certamente le potenzialità per attirare l’escursionista o il viaggiatore naturalistico che vuole uscire dai sentieri maggiormente battuti (come ci ha insegnato Henry David Thoreau).
Certo, l’offerta di mete escursionistiche è oggi sconfinata. Il “turismo verde” è in crescita da anni e ha ormai milioni di affezionati praticanti in Italia. Allora perché andare in Macedonia del Nord? Si potrebbero tirare mille frasi a effetto per stuzzicare la curiosità dei potenziali visitatori, ma la verità che tutti gli escursionisti conoscono è che non c’è un motivo in particolare valido per visitare quella o quell’altra montagna, se non la propria inarrestabile sete esplorativa, mossa da motivazioni personalissime e insindacabili. Perché andare sulle montagne della Macedonia del Nord, così come su qualsiasi altra montagna? La risposta migliore è sempre quella, straordinaria e al tempo stesso banalissima, che diede Mallory a chi gli chiedeva perché voleva andare sull’Everest: “Because it’s there”.
La Macedonia del Nord è lì, ed è davvero vicina per l’escursionista italiano: in auto da nord, attraversando Slovenia, Croazia e Serbia, oppure in nave dai porti adriatici verso Durazzo o Igoumenitsa, o ancora con i voli che collegano la capitale Skopje (e d’estate anche Ohrid) con Roma, Milano, Bologna, Treviso. Il consiglio è comunque di avere un’auto, la propria o una a noleggio (ancora meglio se 4×4), perché i collegamenti interni lasciano ancora a desiderare, anche se la dotazione stradale è molto migliorata negli ultimi anni, grazie soprattutto agli ingenti investimenti europei.
Una volta arrivati nel Paese, le possibilità esplorative per il viaggiatore-escursionista curioso sono infinite. La Macedonia del Nord – pur avendo un territorio appena più vasto di quello della Lombardia, presenta decine di gruppi montuosi e oltre duecento cime sopra i duemila metri. La copertura boscosa è fitta e l’acqua onnipresente. Le specie floristiche e animali osservabili sono centinaia. La sensazione di “wilderness” è garantita.
Il territorio del Paese è praticamente tagliato in due dal corso del Vardar, l’antico Axios (come lo chiamavano, e tuttora lo chiamano, i greci). Lungo 388 chilometri, nasce vicino la città di Gostivar, a nord-ovest, giunge a Skopje e poi piega deciso verso sud e inizia il suo viaggio verso l’Egeo, dove sfocia con un ricco delta a una quindicina di chilometri a ovest della periferia di Salonicco.
I maggiori gruppi montuosi sono nella parte ovest: gli Sar Planina (pronuncia: Sciàr Plànina) lungo tutto il confine con il Kosovo, che culminano nei 2.747 metri del Titov Vrv (il “picco di Tito”), la montagna più alta interamente in territorio macedone, ideale prosecuzione di questa catena verso sud sono le montagne del Korab, lungo il confine con l’Albania, che toccano il punto più alto nella vetta del Golem Korab, condivisa appunto con il “Paese delle Aquile” (per un pugno di metri, il Korab toglie al Titov Vrv lo scettro di montagna più alta, arrivando a 2.753 metri di altezza).
Altre catene di comparabile estensione ei imponenza delimitano tutto il confine macedone-albanese, da nord a sud, fino a giungere sulle rive del lago di Ohrid, le cui acque sono divise tra i due Paesi. A sud del lago, la catena di monti chiamata Galicica (pronuncia: Galìcitsa), separa Ohrid dall’altro grande lago macedone, quello di Prespa (anch’esso parzialmente condiviso, sia con l’Albani che con la Grecia). Poco più in là, il territorio si eleva nuovamente nei meravigliosi Baba Planina, con il punto più alto sulla vetta del Pelister, a 2.601 metri. Poi, superata la piana di Pelagonia, altre catene montuose che superano i duemila metri segnano il confine tra Macedonia del Nord e Repubblica ellenica.
La zona di Mavrovo-Korab, la catena dei Galicica e il Pelister sono le tre storiche è più importanti aree protette macedoni, tutelate da altrettanti Parchi nazionali di antica istituzione. A questi si è aggiunto molto recentemente il Parco nazionale degli Šar Planina, già protetti sul lato kosovaro, per cui quasi l’intera dorsale occidentale del Paese ricade in aree protette, costituendo un preziosissimo corridoio ecologico internazionale.
Proprio al centro del Paese incombe un altro massiccio davvero imponente, quello dei monti Jakupica-Karadzica (pronuncia: Iacùpitsa-Caràgitsa), che culmina nella mole del Solunska Glava, la “testa di Salonicco”, dalla quale si dice di poter scorgere all’orizzonte – nelle giornate più terse – la grande città greca e il suo mare.
Nella metà orientale del Paese, a est del Vardar, le montagne assumono altezze e profili meno imponenti, ma rimangono comunque l’elemento caratterizzante del paesaggio. Sopra i duemila metri si trovano solo alcune vette dei monti Osogovo, che segnano la parte settentrionale del confine con la Bulgaria. Il territorio si mantiene montuoso e boscoso procededno verso sud, fino alla pianura di Strumica (pronuncia: Strùmitsa), chiusa a sud dai monti Belasica (Belàsitsa), che corrono da ovest a est segnando il confine greco-macedone e greco-bulgaro.
Da questa ricchezza orografica sommariamente descritta non sarà difficile immaginare quante e quali opportunità escursionistiche si possano sviluppare: a piedi e in bicicletta, in kayak e canoa, d’inverno con gli sci e le pelli di foca. Per non parlare dei molti siti in cui è possibile dilettarsi con l’arrampicata su roccia, disciplina sempre più fiorente nel piccolo Paese balcanico.
Attenzione, però: l’esperienza escursionistica in Macedonia del Nord è decisamente diversa da quella a cui si è abituati sulle Alpi (soprattutto) o sugli Appennini. In primo luogo, bisogna tenere a mente che l’organizzazione di un’eventuale operazione di soccorso alpino sulle montagne macedoni è decisamente più difficile – e comporta tempi più lunghi – di quanto non avvenga mediamente sulle nostre montagne. Questo dipende sia da carenze organizzative, che le istituzioni e il mondo dell’alpinismo macedone stanno generosamente cercando di colmare (ma ci vorrà tempo), sia dal carattere più selvaggio delle zone montane balcaniche, spesso circondate da territori poco densamente popolati e poco infrastrutturati. Un surplus di prudenza è quindi d’obbligo, così come è d’obbligo aumentare il proprio livello di autosufficienza (non dimenticare mai le necessarie dotazioni personali: torcia frontale, telo da bivacco, piccolo pronto soccorso, ecc.).
Gli itinerari sono poi spesso lunghi e si allontanano sensibilmente dai principali centri abitati e, a volte, anche dai piccoli villaggi che popolano le zone montane (si fa per dire: ormai lo spopolamento è un tratto radicato nel paesaggio delle “terre alte” macedoni). La condizione fisica è perciò fondamentale (lo è sempre, quando si va in montagna, ma sulle montagne macedoni anche di più). Anche l’orientamento può comportare delle difficoltà, dato che praticamente non esistono carte escursionistiche affidabili del territorio macedone. L’utilizzo di GPS e altri sistemi di geolocalizzazione è sicuramente raccomandato. La copertura del segnale cellulare, tuttavia, è eccellente e generalmente superiore rispetto a quella sperimentabile sulle montagne italiane, però non bisogna dare per scontato che la rete sia sempre presente, né bisogna dimenticare che ogni strumento elettronico (gli smartphone, ma anche gli stessi apparecchi GPS) sono soggetti a guasti, rotture, smarrimenti, consumo delle batterie.
Fortunatamente, proprio negli ultimi anni si è assistito a una sempre maggiore e migliore segnatura dei percorsi di montagna. Attualmente, quindi, gli itinerari escursionistici sulle montagne macedoni sono generalmente segnati secondo lo standard internazionale, con vernice bianca e rossa. Un suggerimento sempre valido è quello di rivolgersi alle guide locali, sia in caso di dubbi sulla propria autonomia, sia per sperimentare un modo più approfondito di approcciare la wilderness macedone, affidandosi a chi già la conosce e non solo può guidare gli altri alla sua scoperta, ma può anche “raccontarla”.
La Macedonia del Nord, come detto, copre un territorio poco esteso e chiuso al mare, quindi la variabilità ambientale e climatica non può essere così ampia come in Italia (la quale rappresenta però davvero un unicum in Europa, con la sua estensione latitudinale e altitudinale), ma la ricchezza floro-faunistica è decisamente elevata e di grande interesse, così come gli elementi antropici, storici e culturali.
Solo per citare gli aspetti faunistici, in Macedonia del Nord è decisamente facile percepire la presenza animale, perlomeno all’escursionista attento e in grado di riconoscere i segni di passaggio delle diverse specie. Esempio di grande attualità è certamente l’orso: sulle montagne macedoni gli orsi sono numerosi e si fanno sentire e anche vedere piuttosto facilmente. Con l’orso, i boschi macedoni ospitano anche il lupo, ovviamente, e tutta la schiera dei predatori europei, tra cui una “perla rara” e di grande suggestione: la lince. Sono ovviamente presenti anche i grandi mammiferi erbivori: cervi, caprioli e camosci (questi ultimi con una sottospecie un po’ meno bella della splendida variante appenninica), ma paradossalmente sono più difficili da osservare di quanto avvenga nelle aree protette di Alpi e Appennini, a causa della caccia – sia legale, sia di frodo – di cui sono ancora vittime. Si incontrano invece con facilità estrema rettili e anfibi, dalla vipera del corno a numerose altre specie di ofidi, dalle salamandre agli anfibi anuri di ogni tipo. Non fa eccezione l’avifauna, dai rapaci accipitridi (aquile e poiane sono avvistamenti comuni in montagna, ma nella stagione fredda persino in pianura, sugli alberi ai lati delle strade; nibbi e bianconi sorvolano le piane e astori e sparvieri cacciano nei boschi), ai falconidi, ai necrofagi (grifone, capovaccaio, gipeto), ai comunissimi rapaci notturni, alle migliaia di ardeidi e altri acquatici avvistabili nei fiumi e nei laghi (tra i quali lo splendido pellicano dalmatico). Lo scalpellìo del picchio fa spesso compagnia durante le gite, come la vista dei nidi delle cicogne durante l’avvicinamento, in auto o a piedi, attraversando i villaggi, tra la primavera e l’estate.
E poi ci sono i fattori culturali e storici ad arricchire l’esperienza dell’escursionista: i siti archeologici di Heraclea Lincestis e Stobi, lo splendido centro storico di Ohrid, l’esperienza straniante offerta dall’architettura un po’ kitsch di Skopje, con la quale si è voluta occultare la città brutalista che era risorta dalle ceneri del disastroso sisma del 1963. Bitola, Prilep, Tetovo, Kumanovo e Strumica sono cittadine che non mancano di offrire spunti di visita e sono tutte prossime ad aree di interesse escursionistico.
Da ultimo, ma non per importanza, c’è l’elemento umano in senso stretto: i macedoni sono ospitali, generosi e comunicativi. La loro mentalità è simile a quella italiana (in specie, a quella del centro-sud) e i sentimenti di amicizia con l’Italia sono diffusi e radicati (anche per la consistente emigrazione macedone che ha trovato casa e lavoro in Italia nei decenni scorsi). La cucina macedone è gustosa e spinge alla convivialità, anche perché sempre accompagnata da vino e rakija di eccellente qualità (la rakija macedone non è distillata dalla frutta come quella di altri Paesi balcanici, ma è un profumato e robusto brandy, che spesso accompagna tutto il pasto).
E se ancora non avete trovato un elemento che solletichi la vostra curiosità e vi incentivi a immaginare un viaggio in Macedonia del Nord, zaino in spalla e/o bici e canoa al seguito, resta un ultimissimo fattore che potrebbe stimolarvi: esplorare il territorio macedone è davvero molto economico.
Alessio Liquori, 47 anni, è alpinista ed escursionista. Dal 2017 al 2021 è stato in servizio presso l’Ambasciata d’Italia a Skopje. Attualmente è a Vienna presso la Rappresentanza Parlamentare d’Italia presso le Nazioni Unite”.