“Il vero valore aggiunto del protocollo è che ci permette di giocare in difesa in un anno difficile e giocare in attacco in un anno buono, ossia calibrare la produzione sulla base dei cicli economici e produttivi. Inoltre, il Combi Mais di oggi non è il Combi Mais del 2015, perché ogni anno c’è una novità che viene testata e introdotta in caso di esito positivo. È un lavoro di squadra che facciamo insieme all’agronomo, alle università e alle aziende per dare una vera risposta di sostenibilità digitale alle grandi sfide del mondo agricolo”.
A spiegare così il mix di innovazione, sostenibilità e tradizione che si nasconde dietro al Combi Mais, il protocollo di coltivazione del mais nato nel 2015 tra i campi di Robbiano di Mediglia e presentato all’Expo di Milano, è Mario Vigo, proprietario della Società Agricola Folli. Nelle campagne lombarde, a poco più di 15 chilometri dal Duomo, l’azienda di famiglia ha sviluppato un sistema di semina, coltivazione e raccolta che ambisce a rendere la produzione di mais più sostenibile, non solo dal punto di vista ambientale. “Lo stato dell’arte del mais – racconta Vigo nel reportage di Repubblica – è peggiorato pesantemente negli ultimi 20 anni a causa del cambiamento climatico e della globalizzazione. Così, insieme a un team di agronomi e ad altri partner accademici e non, abbiamo iniziato a riflettere su come proteggere, valorizzare e rinnovare la produzione di questo pregiato alimento, sfruttando anche le grandi opportunità offerte della trasformazione digitale”.
Mais, dal campo 4.0 alla farina: ecco come nasce un chicco sostenibile
(Produzione e montaggio a cura di Lorenzo Benassi)
Emblematico in tal senso è l’utilizzo di un sistema di irrigazione intelligente fornito da un partner tecnologico israeliano, che oggi garantisce un abbattimento degli sprechi d’acqua e un monitoraggio costante dei consumi. “Rispetto all’agricoltura tradizionale il risparmio di acqua è tra il 30 e il 35%, quindi significa introdurre un risparmio importante nell’intero sistema agricolo”. Sentir parlare Vigo del suo mais è come sentir parlare un padre del proprio figlio: “La nostra pianta non subisce gli stress di temperatura e questo è fondamentale per avere una buona produzione e una pianta sana. Inoltre, noi non concimiamo le nostre piante, le nutriamo: non possiamo pensare di fare una buona coltivazione senza un buon uso degli agrofarmaci in misura attenta e significativa”.
La Società Agricola Folli ha anche recentemente iniziato a commercializzare i propri prodotti con il marchio 100 Pertiche. Un numero che nelle prossime settimane assumerà una valenza molto speciale: “Quest’anno festeggeremo il nostro centenario. Nel 1923 la mia famiglia è arrivata qua con mio nonno Mario e sono 100 anni che lavoriamo al servizio dell’agricoltura del nostro Paese. Oggi, insieme a mio figlio, continuiamo questa grande avventura”. Una sfida di cuore e di famiglia, destinata a essere sempre più tinta d’innovazione: “Bisogna essere visionari per il futuro e anticipare i cambiamenti per proteggere la competitività. C’è poi un altro punto fondamentale, che riguarda l’intero ecosistema agricolo: le istituzioni dovrebbero valorizzare maggiormente il lavoro agricolo, perché il nostro Paese è in grado di produrre delle eccellenze uniche al mondo”.