Il centro storico della Valletta, costruito nel Cinquecento dai Cavalieri e segnato dagli splendidi auberge che li ospitavano per lingua, patrimonio dell’Unesco dal 1980 insieme a tutti i complessi megalitici dell’arcipelago. Oppure Mdina, fondata già dai fenici, utilizzata da tutti gli occupanti, ribattezzata Melita dai romani e poi appunto “la città” dagli arabi, fortificata dagli aragonesi e in parte distrutta dal terremoto del 1693, quello della Val di Noto. Le raccolte baie del Nord, la riservatezza della vicina e lontana Gozo – timida e più mossa, verde, discreta – la proverbiale vita notturna di St. Julian’s, Paceville, Sliema e dintorni. Malta ha appena riaperto al turismo internazionale. E i primi arrivi si vedono eccome. L’arcipelago si sta ripopolando dei visitatori forte di una campagna vaccinale da record: al momento in cui scriviamo il 74% dei residenti ha ricevuto almeno una dose di vaccino e oltre il 52% anche la seconda. Pochi giorni fa il governo ha annunciato il raggiungimento dell’immunità di gregge, primo paese dell’Ue. I contagi sono crollati a una media settimanale di 4-6 casi (i picchi degli ultimi giorni sono stati rispettivamente un solo caso il 14 maggio scorso e una decina il 2 giugno). Ciononostante i maltesi continuano a indossare le mascherine anche all’aperto e il livello generale di sicurezza percepita, circolando per le strade, negli hotel, nei negozi, è elevato.
Come entrare a Malta
Al momento si entra solo con tampone molecolare effettuato fino a 72 ore prima dell’arrivo. Chiunque sbarchi nel paese per via aerea o marittima deve compilare prima dell’imbarco un modulo di localizzazione passeggeri oltre appunto a presentare l’esito del test in lingua inglese (ormai tutti i laboratori italiani lo forniscono anche tradotto). Ne sono esentati i bambini sotto i 5 anni. Se non di presenta il test, si potrà effettuare sul posto ma anche essere costretti a una quarantena obbligatoria a proprie spese. I viaggi turistici sono consentiti solo per i passeggeri provenienti dai paesi inseriti nelle liste cosiddette Ambra e Verde (attualmente nessun paese è incluso nella seconda). E il vaccino? Il governo ha spiegato che la possibilità di presentare un certificato vaccinale in sostituzione dell’esito negativo di un test molecolare sarà accettata solo quando il passaporto digitale Covid dell’UE entrerà in vigore e sarà pienamente funzionante oppure in caso di accordi bilaterali. Se ne riparlerà quindi da luglio: fino ad allora, tampone. Per tutti gli aggiornamenti, è utile visitare la pagina visitmalta.com/covid-19.
Le riaperture post-Covid e la Malta preistorica
Da lunedì 7 giugno sono scattate anche le ultime riaperture: gruppi di sei persone possono radunarsi all’aperto, si può stare in sei allo stesso tavolo, sono ripresi gli spettacoli nei cinema e nei teatri così come hanno riavviato le attività bar e club fino a mezzanotte (ma con i clienti seduti), via libera a casino – fra cui quello, scenografico di Dragonara, a picco sul mare, di fianco all’hotel Westin – e altre strutture simili e ad eventi sportivi anche se senza spettatori. Musei e siti d’interesse sono invece già aperti dal primo del mese. Impossibile non prenotarsi, per esempio, per l’impressionante ipogeo di Hal Safliemi, l’unico tempio sotterraneo al mondo poi utilizzato come necropoli da popolazioni del tardo neolitico, quasi 6mila anni fa. Un labirinto di stanze che si dipana per tre livelli e per diversi metri sotto il livello della strada, un dedalo scavato a mano nella tenera roccia calcarea che contraddistingue Malta e segnato da pitture rupestri, sculture che riproducono i templi megalitici di superficie, orchestrati intorno a solstizi ed equinozi, come quelli di Tarxien, Mnajdra o Hagar Qim, anch’essi patrimoni Unesco dal 1992. E sui quali ci forniscono importanti dettagli, specialmente sulle coperture. La visita dell’ipogeo, dove sono state rinvenute alcune statuine antropomorfe fra le più antiche conosciute nella storia dell’umanità, è limitata a gruppi di dieci persone alla volta per pochi appuntamenti al giorno per preservare l’integrità degli ambienti e limitare l’umidità. Se l’arcipelago non è solo mare, è impossibile non partire proprio dalle sue testimonianze preistoriche – sono oltre venti i templi sulle isole – per scoprirne immediatamente un volto al contempo antichissimo, misterioso ma in gran parte sconosciuto al turismo di massa.
Mdina, l’antica capitale, Rabat e le scogliere di Dingli
Prima di dedicarsi all’archeologia, che merita almeno una giornata, la riscoperta di Malta – quasi tre milioni di turisti nel 2019, con una progressiva riscoperta da parte degli italiani osservata negli ultimi anni – non può che partire dall’antica capitale Mdina. Un gioiello da 300 abitanti punteggiato di palazzi storici come il Falson o il Gatto Murina, di mescolanze di stili siculo-normanno, barocco, vittoriano come è evidente nella piazza della cattedrale di San Pietro e Paolo. Intorno c’è Rabat, piena come tutto il paese dei tipici balconi colorati, e non distanti le scogliere di Dingli, alte 200 metri, bastione naturale dell’isola da cui si vede l’isoletta di Filfola. Altro panorama da cartolina è quello della Grotta Blu, dove arrivare in canoa o barca o da osservare dall’alto, a un quarto d’ora da Dingli. Tutto in un unico giro.
Mdina venne rifortificata dall’ordine religioso cavalleresco di San Giovanni, i cui cavalieri sbarcarono sull’arcipelago nel 1530 dopo aver lasciato Rodi assediata dagli ottomani grazie al simbolico affitto concesso loro dall’imperatore Carlo V. Il prezzo? Un falcone da caccia ammaestrato ogni anno. La storia maltese era già molto ricca, profondamente immersa in tutte le vicende belliche, espansionistiche e commerciali del bacino del Mediterraneo: dai fenici ai cartaginesi, dai romani alla lunga conquista araba che avrebbe lasciato in eredità quell’affascinante lingua semitica che è il maltese, mescolatasi negli anni al vocabolario inglese, italiano e francese. Ma con i cavalieri, e con le svolte impresse dai gran maestri – su tutte l’eroica difesa dell’isola dal grande assedio turco del 1565 guidato da gran maestro fra’ Jean de Vallette che avrebbe poi dato avvio alla costruzione di Valletta – l’arcipelago avrebbe vissuto un lungo periodo di splendore artistico, architettonico e culturale.
Valletta e l’eredità dei cavalieri
A quella fase risalgono infatti alcuni grandi capolavori della piccola capitale, tutti visitabili in un breve giro della città: dalla sfarzosa Concattedrale di San Giovanni, iniziata nel 1573, della quale è stato protagonista indiscusso il maestro del Barocco italiano Mattia Preti – ma che ospita i due capolavori di un Caravaggio già in fuga da Roma come la “Decollazione di San Giovanni Battista” (la più grande tela mai dipinta dal Merisi) e il “San Girolamo scrivente”, entrambi realizzati nel 1608. Otto le cappelle laterali della concattedrale, tante quante le lingue dei cavalieri: ciascuno abbelliva la sua.
Il tour di Valletta non può dirsi concluso senza un passaggio al palazzo del Gran Maestro o una vista del Porto Grande, da abbracciare in un solo sguardo affacciandosi dai fioritissimi Upper Barrakka Gardens. Senza dimenticare un tocco di modernità con il nuovo palazzo del Parlamento Maltese progettato da Renzo Piano, che accoglie i visitatori proprio all’inizio di via Repubblica, il corso principale della parte storica puntellato da diversi caffè storici fra cui il Cordina (non dimenticate di provare un pastizzo, un calzoncino di pasta sfoglia ripieno di ricotta o purea di piselli buono per ogni momento). Il lavoro dell’architetto genovese non si è limitato alla sede legislativa: ha ridisegnato, in un dialogo a tratti teso ma infine riuscito, la porta d’accesso alla città, la parte del fossato immediatamente esterna e il teatro all’aperto all’interno delle rovine della ex teatro Reale. Con una breve traversata da due euro si può saltare da una sponda all’altra del Grand Harbour a bordo dei tradizionali “dghajsa”, piccole imbarcazioni parenti strette dei coloratissimi “luzzu” che popolano Marsaxlokk, nell’estremo Sud dell’isola, e sbarcare alle cosiddette tre città Cospicua, Vittoriosa e Senglea, che vegliano sulla capitale dall’altra sponda del’insenatura, strette fra i quattro forti di San Michele, Sant’Angelo, Rinella e Sant’Elmo a Valletta. E tornare magari in serata per una cena al neostellato ristorante Noni.
L’altra eredità, quella britannica
Una storia mitologica, quella dei Cavalieri, che a suo modo ben si sposa con l’eredità lasciata in tanti maltesi dalle riprese della prima stagione della serie record “Game of Thrones” in molti punti dell’isola e di Gozo (gli appassionati non faticheranno a individuare molti scorci della prima Approdo del Re, come il Bordello di Ditocorto a Mdina, o altri scenari come quelli dello sposalizio di Daenerys Targaryen col dothrako Khal Drogo su una scogliera di Gozo). Una vicenda, quella dell’ordine proveniente da Rodi, interrotta dalla breve occupazione di Napoleone e dal seguente protettorato inglese stabilito dal 1814, destinato a protrarsi in un lungo percorso di autonomia e affrancamento risolto solo ad anni Settanta inoltrati con la chiusura delle ultime basi britanniche. Malta, che conta 500mila abitanti, è dunque oggi al contempo il più piccolo stato membro dell’Unione europea e uno dei 53 paesi del Commonwealth, l’influenza anglosassone è rimasta in molti aspetti della vita legislativa, civile e pratica, a partire dalla guida tenendosi a sinistra. Una condizione che ne fa un paese strategico negli equilibri post-Brexit.
Fra baie, spiagge e Gozo
Malta è ovviamente un paese di mare, incastrato nel Mediterraneo centrale a 80 chilometri dalle coste siciliane. Le baie più impressionanti sono senz’altro quelle di Golden Bay e Riviera Bay a Nord, insieme alla zona di Marsaxlokk, al Sud, dove i sapori si fanno già nordafricani, i coloratissimi “luzzu” dagli occhi di Osiride decorano il porticciolo e da dove imbarcarsi per la Saint Peter’s Pool, una paradisiaca piscina naturale rocciosa raggiungibile ovviamente anche da terra e circondata da altre insenature con acque che non hanno nulla da invidiare alla gettonatissima Blue Lagoon, il fazzoletto di mare all’incrocio fra Malta, Gozo e le piccole isole di Comino e Cominotto, dalla parte opposta del paese (a Comino meglio ricordarsi anche della St. Nicholas e Santa Maria Bay). A Gozo, sei chilometri da solcare in mezz’ora con un traghetto da pochi euro dal porto maltese di Cirkewwa o allungando, ma ritrovandosi già nel cuore della capitale, con gli aliscafi veloci dal Porto Grande di Valletta, sono da segnare la ben nota Ramla, Mgarr Ix-Xini, una baia a Ovest del porto di Mgarr, e Xwejni al Nord. Sull’isola, 14 km di lunghezza e 7,25 km nel punto di massima larghezza e dove si trovano resti megalitici come quelli di Ggantija, il gruppo più esteso fra quelli rinvenuti, i ritmi sono decisamente più rilassati. L’incessante traffico maltese lascia spazio alla vita placida di 35mila persone divise in 14 villaggi sormontati dalla storica “Cittadella”, candidata a entrare nei siti protetti dall’Unesco, che veglia su Victoria, l’addormentato capoluogo meglio noto come Rabat. E che chiude un’avventura davvero contro ogni convinzione e pregiudizio, in cui la Malta festaiola e delle discoteche – che pure resta dov’è, per chi gradisce tirare tardi – lascia spazio a un lungo viaggio nel tempo, dalle tracce della preistoria alle forme recenti di Renzo Piano.