Chi più chi meno siamo tutti regolati dal nostro orologio interno e, al di là di gufi e allodole, la nostra è una specie tipicamente diurna. Magari con qualche tendenza più notturna, d’estate, quando le temperature cominciano a diventare invivibili di giorno. E potremmo diventarlo forse sempre di più se il trend, per cui ogni estate batte i record di temperatura della precedente, si confermasse. Ma cosa succede agli altri animali? Come adattano i loro ritmi alle condizioni ambientali? E’ quanto si è chiesto un folto gruppo di ricercatori, impegnati nello sforzo di fotografare i pattern di attività di oltre 400 specie sparse nei sei continenti. Un grosso progetto di ricerca il loro, il Global Animal Diel Activity Project, di cui raccontano nel dettaglio sulle di Science Advances.

Lo scopo del lavoro, raccontano, era fare una sorta di censimento delle attività nel corso delle 24 ore delle diverse specie, allo scopo di verificare e integrare gli studi disponibili fino adesso. Non solo. L’intenzione dichiarata era anche di capire quale livello di plasticità gli animali mostrassero nei confronti di un ambiente che, anche per mano umana, è in continuo cambiamento. Un lavoro complesso. Sono state raccolte e analizzate quasi 9 milioni di immagini catturate da fototrappole piazzate in 20 mila diversi siti. Grazie a questa collezione di dati è stato possibile capire qualcosa di più sulle preferenze degli animali in fatto di pattern di attività durante il giorno e sulla loro capacità di adattamento alle condizioni variabili.

Cambiato il modo di studiare gli animali

Ecco cosa hanno scoperto i ricercatori. Il primo dato interessante che emerge dal lavoro è che la letteratura in materia è in disaccordo con quanto osservato. “Abbiamo osservato solo il 39% di concordanza tra i nostri risultati e le classificazioni di riferimento, il che suggerisce ulteriormente che dobbiamo rivalutare le attività delle specie durante la giornata per comprendere appieno la loro nicchia e come conservarle in un mondo antropogenico”, spiegano i ricercatori. Perché queste discrepanze con quanto osservato in passato? Forse, puntualizzano i ricercatori, il modo di studiare gli animali è cambiato e forse anche il comportamento degli animali è diverso a seconda di dove vivono oppure è cambiato rispetto al passato. Un’altra ipotesi è che sia semplicemente più sfaccettato di quanto abbiamo creduto fino adesso. Infatti nella loro rivalutazione, continuano gli autori, è emerso anche un altro aspetto: le specie sono più flessibili delle etichette loro date e non di rado mostrano più di un tipo di attività.

L’orologio interno dei mammiferi

Ma c’è di più. I fattori ambientali, tanto quelli naturali quanto quelli influenzati dalla nostra specie, sono legati ai pattern di attività delle diverse specie, così come la massa degli animali e il loro areale di distribuzione. Qualche esempio citato dai ricercatori: è più facile che un animale piccolo sia notturno rispetto a uno più grande, e specie più lontane dall’equatore tendono a essere più diurne e crepuscolari più che notturne, o ancora specie che hanno un grosso areale di distribuzione sono spesso catemerali (ovvero hanno pattern multipli di attività durante il giorno). I ricercatori hanno anche osservato che al variare di alcuni di questi fattori, può variare anche la tipologia di attività degli animali della stessa specie. Tra i fattori in grado di modificare l’orologio interno dei mammiferi figura anche l’influenza umana: dove era più forte, gli animali tendevano a diventare più notturni. Tendenza piuttosto chiara per alcuni, quali un tipo di lepre, la moffetta e il maikong (un canide), ma poteva succedere anche il contrario, ovvero che animali notturni sotto la spinta dell’uomo diventassero più diurni. Può succedere di tutto.

Un certo livello di adattamento può essere utile a volte, ricordano gli autori, ma è bene tenere a mente e studiare quelli che potrebbero essere gli effetti. Dal momento che stiamo parlando del modo in cui gli animali si cibano, competono con gli altri e si riproducono, vanno avanti gli esperti. “Mentre il mondo sta vivendo un periodo di rapidi cambiamenti ambientali, molte specie stanno cambiando i loro pattern di attività con conseguenze sconosciute sulla loro fitness – scrivono in chiusura del loro articolo – le specie che non stanno cambiando i loro fenotipi di attività potrebbero incorrere in risultati peggiori sulla fitness essendo inflessibili sotto questo aspetto. Riconoscere le conseguenze sulla fitness della plasticità del tipo di attività giornaliera delle specie e della sua mancanza è un passo importante per comprendere gli impatti del cambiamento ambientale e può aiutare a indirizzare gli sforzi di conservazione”.