In un futuro, neanche troppo lontano, nelle bevande al succo d’arancia è molto probabile che troveremo mescolati altri frutti. Forse, mandarini. É uno degli effetti dei disastri climatici e delle malattie che stanno mettendo in crisi in modo profondo la coltivazione delle arance in Brasile e che potrebbero, se non si trova un’altra soluzione, cambiare anche i gusti dei consumatori. Non è un problema secondario visto che il Paese sudamericano rappresenta, da solo, un quarto della produzione globale di agrumi, di cui il 75% viene trasformato in succo. Da anni gli agricoltori brasiliani stanno fronteggiando prima gli uragani, poi la siccità, infine un insetto (il batterio greening) che ha provocato “l’inverdimento degli agrumi”.
Terminate le scorte di succo surgelato
Anni difficili in cui la produzione si è via via ridotta. Raccolto dopo raccolto, i produttori di succo d’arancia hanno cercato in ogni modo di compensare le perdite che arrivavano dall’agricoltura, ad esempio mescolando succo congelato al raccolto dell’ultima stagione. Ma negli ultimi tre anni anche queste scorte si sono esaurite e ora non sembra rimasto altro che modificare la ricetta delle bevande ed esplorare vie alternative, come ad esempio provare ad inserire succo di mandarino. Perché i mandarini? Crescono su alberi più resistenti ai cambiamenti climatici.
Lo racconta il Financial Times in un reportage in cui spiega, il grave impatto finanziario della crisi della produzione delle arance, su tutto il comparto delle bevande. Chiare le parole di Kees Cools, presidente dell’Associazione internazionale di frutta e verdura (Ifu) nell’intervista rilasciata al quotidiano finanziario. Per far fronte alla crisi delle arance si sta pensando di realizzare la bevanda con “diverse specie di frutta, che non intacchino la naturalezza e l’immagine del prodotto”.
Dunque, proprio le prospettive negative del raccolto brasiliano – il 40% degli aranceti brasiliani è stato colpito dal batterio greening e il resto è stato danneggiato da temperature più alte della media e una produzione più bassa – stanno ora diffondendo il panico sul mercato facendo schizzare i futures sul succo d’arancia. Alle ultime negoziazioni all’Intercontinental Exchange di New York, il prezzo della bevanda è stato quasi il doppio rispetto ad un anno fa. E stando alle stime dell’organizzazione dei coltivatori di agrumi, Fundecitrus, la produzione sudamericana si è ridotta di un quarto quest’anno.
I mandarini già sperimentati in Giappone
Ma il crollo del raccolto delle arance in Brasile sta trascinando con se anche la produzione di bevande statunitensi. Negli anni anche la Florida, secondo produttore al mondo e prima regione di coltivazione degli Stati Uniti, aveva ridotto drasticamente la coltivazione delle arance, sempre a causa degli uragani e degli incendi, e per portare avanti l’industria delle bevande si era appoggiata al Brasile. Con il crollo della produzione sudamericana, ora negli Usa l’unica strada sembra quella di sostituire la materia prima e apportare un cambiamento radicale nell’industria del succo d’arancia. E anche qui le aziende si stanno riorganizzando per modificare la ricetta. Il mix di mandarini e arance si sta già sperimentando in Giappone, che importa succo d’arancia prodotto al 90% da piante brasiliane e dove Seven & i Holdings (proprietario dei negozi della catena dei 7-Eleven) ha introdotto nella filiera una bevanda a base di arancia e mandarini. I tempi però negli Usa potrebbero lunghi visto che per introdurre questa modifica nell’industria statunitense è necessario un iter legislativo che ammetta la miscela sia nel Codex Alimentarius dell’Onu sia da parte di enti nazionali come la Food and Drug Administration. Nel frattempo, cosa accadrà? Kees Cools ha fatto capire che un cambio sarà inevitabile: “Non abbiamo mai visto nulla di simile, nemmeno durante le grandi gelate e i grandi uragani”.