Poche settimane fa i Marlene Kuntz hanno pubblicato un nuovo album, il loro undicesimo in oltre 30 anni di avventure nel mondo della musica. E trent’anni non sono bastati a Cristiano Godano, Riccardo Tesio, Luca Saporiti, Davide Arneodo e dall’acquisto più recente, Sergio Carnevale, per accontentarsi, per placare il fuoco che arde e che anima la loro creatività, per raccogliere dopo aver lungamente seminato. No, i Marlene Kuntz seminano ancora, musica, arte, bellezza, impegno, sapendo che qualcosa, sempre, germinerà, anzi proprio perché qualcosa fiorisca.
Questo è anche lo scopo, dichiarato, del nuovo album, “Karma Clima”, un progetto musicale, culturale esociale, nato e cresciuto per portare l’attenzione di chi ascolta sul tema del cambiamento climatico e al tempo stesso realizzando un esperimento sociale e artistico originale. L’album, infatti, è stato registrato nel corso di tre residenze (Viso a Viso Cooperativa di Comunità di Ostana, Birrificio Agricolo Baladin Piozzo e Borgata Paraloup) durante le quali la band ha lavorato a stretto contatto con le comunità locali, aprendo alla gente gli spazi in cui ha lavorato.
Un esperimento, dunque, il cui risultato è un album bellissimo e intenso, che parla alla mente e al cuore, in cui Cristiano Godano rende pubblici ancora una volta i propri sentimenti. E se tanti altri artisti dopo così tanto tempo in giro si sarebbero accontentati semplicemente di ‘fare un altro album’, i Marlene Kuntz, invece, sono andati ancora una volta oltre i loro limiti, lavorando attorno alla complessità. “Forse il segreto per cui una band come la nostra esiste ancora e fa musica è che quello di andare oltre ci viene naturale”, dice Godano, che suonerà con la band al MAXXI la sera del 23 novembre, “Il progetto in se aveva una sua complessità pratica non solo artistica e questo era stimolante. Ci siamo spesso infilati in cose che hanno una loro complessità ma che ci permettono di trovare soluzioni nuove, diverse, alternative. E ci piace muoverci in situazioni musicali che non abbiano necessariamente un DNA italiano.
“Karma Clima” ha un suono internazionale, raffinato, non necessariamente esterofilo, ma è un suono che non si trova in giro in Italia”.
Non si trova neanche un album che tocchi i temi della crisi climatica con altrettanta intensità poetica…
“Noi usiamo un linguaggio suggestivo, mi impongo di essere non banale, non dogmatico, non retorico, di evitare moralismi e generiche accuse al genere umano. Ho cercato di raccontare la natura attraverso stati d’animo, usando un linguaggio poetico che può entrare in profondità”.
Profondità vuol dire anche franchezza?
“Non ho paura a nominare la paura, io sono impaurito e inorridito da questa strana indifferenza della mia generazione, che non vuole veramente prendere coscienza del fatto che la situazione è realmente grave, che siamo andati ben oltre il punto di non ritorno. Ci muove lo sdegno, ci muove il desiderio discoperchiare le carte, smuovere dal torpore più gente possibile. Poi io scrivo i testi, e qualcuno tra noi cinque ha una visione meno pessimista della mia. Ma io credo di essere pragmatico e realista”.
In realtà non c’è solo pessimismo nelle canzoni dell’album.
“Partendo dal fatto che dico cose non consolatorie e nette, è vero che qualcosa si può fare. Una cosa bella è l’attenzione alle micro azioni di premura per la natura, per evitare lo scempio che si sta perpetuando della natura, dei mari, degli animali.
Nella dimensione micro che poi è legata alle comunità possiamo salvaguardare quello che si può ancora salvare, niente che possa impedire una deriva, ma qualcosa di premuroso per la natura e gli animali”.