Matteo Pessina, capitano del Monza e primo firmatario – con Calabria, Berardi e Alex Del Piero – della petizione per chiedere al mondo del calcio di impegnarsi concretamente sul contrasto al cambiamento climatico: perché?
“Perché quando credo in una cosa mi impegno per cercare di portarla avanti. Sappiamo che non c’è tempo da perdere quando si parla di clima. Certi cambiamenti climatici sono sotto gli occhi di tutti e credo che ognuno di noi abbia il dovere di fare qualcosa”.
Avevi già firmato la petizione di Green&Blue alla politica che superò le 230mila adesioni: quando hai preso consapevolezza del tema del clima? E come ha cambiato la tua vita?
“Ho sempre avuto una particolare attenzione all’ambiente. Sono cresciuto in una famiglia in cui c’è una sensibilità per queste tematiche e all’importanza di fare piccoli gesti sostenibili anche nella quotidianità. Poi ovviamente l’aumento della catastrofe ambientali non ha fatto che far crescere l’attenzione che già avevo. Siamo a un punto di non ritorno, dobbiamo fare qualcosa per salvare la nostra sopravvivenza sul Pianeta”.
Qualche mese fa il Paris Saint Germain e Mbappe sono finiti nella bufera per via dei voli privati usati anche per distanze brevi. Al Monza prendete sul serio il tema della sostenibilità? Puoi fare qualche esempio?
“Ci tengo a dire che il Monza è un club fortemente legato al suo territorio, alla Brianza, e questa volontà di sviluppare sempre più la via della sostenibilità si vive ogni giorno al nostro centro sportivo dove utilizziamo un pozzo di prima falda per l’irrigazione dei campi senza sprecare l’acqua potabile. E il miglioramento delle infrastrutture ha come obiettivo la sostenibilità. Giocare per un club con questa sensibilità rende più facile trasmettere certi messaggi ai tifosi”,
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Il difensore della Salernitana William Troost-Ekong da gennaio ha deciso di compensare le emissioni causate dalle trasferte che fa con la sua squadra contribuendo a piantare ulivi nell’Italia meridionale. Che ne pensi del suo gesto?
Un gran gesto e una bellissima idea. Viene da un uomo consapevole di quello che sta succedendo e spero che possa ispirare altri a fare lo stesso”.
In Premier League hanno iniziato a occuparsi del tema sostenibilità da alcuni anni. E anche nella Bundesliga. Noi siamo in ritardo. Finora i calciatori sensibili al tema come te erano una rarità. Ma oggi è arrivata l’adesione dell’Associazione italiana calciatori: qualcosa sta cambiando?
“Qualcosa sta cambiando e ne sono orgoglioso. Noi calciatori, che abbiamo una grande visibilità, abbiamo una grande responsabilità verso i giovani e verso tutti quelli che seguono il calcio. Dobbiamo sfruttarla per lanciare messaggi positivi che siano di ispirazione per gli altri”.
Gli ambasciatori del progetto We Play Green del tuo collega Morten Thorsby sono in gran parte donne: nel calcio femminile c’è una maggiore sensibilità?
“Non so se è così. Sono sicuro che anche nel calcio maschile tanti la pensano come me ma non si espongono. Comunque è una bella sfida da vincere assieme”.
Nel documentario di Sky “Football vs Climate Change – L’avversario da battere” si parla di quello che il calcio può fare in questa partita: oltre a ridurre le emissioni climalteranti, potete contribuire a dare un messaggio ai tifosi, ribadire che la crisi climatica non è una moda o un vezzo. Ma davvero, come dice lo slogan di We Play Green il calcio può contribuire a salvare l’umanità?
“Sì, è quello che voglio e che cerchiamo di dimostrare. La situazione è critica e se non facciamo qualcosa subito i cambiamenti del clima saranno irreversibili”.
Il 22 aprile, giornata mondiale della Terra, abbiamo chiesto alla Lega di far entrare in campo i capitani con una fascia dedicata al clima. Quella con le strisce del Reading che dimostrano, senza parole o numeri, che il cambiamento climatico sta avvenendo davvero. Cosa ti senti di dire a chi ancora crede che sia una esagerazione e che invece abbiamo davanti tutto il tempo che vogliamo per cambiare?
“Lottate assieme a noi, noi stiamo lottando anche per voi, ma più siamo e più il mondo ne gioverà”.
L’Istat ha detto che nel 2022 il numero più alto dei decessi in Italia “si è avuto in concomitanza dei mesi più rigidi, gennaio e dicembre, e nei mesi più caldi, luglio e agosto. Un segnale, apparentemente inequivocabile, di quanto i cambiamenti climatici stiano assumendo rilevanza crescente anche sul piano della sopravvivenza, nel contesto di un Paese a forte invecchiamento”. Come cittadino che reazione ti suscita questa notizia?
“È una notizia che non può che spronarmi a fare ancora di più di quel che sto facendo. Ora dobbiamo fare gioco di squadra come nel calcio. Potrebbe essere scontato dirlo ma solo se c’è una azione comune si può raggiungere un risultato importante. A volte basta poco anche nel quotidiano, una raccolta differenziata più accurata, stare attenti ai consumi energetici o di acqua, ridurre la plastica. Io sono molto attento a queste piccole cose, a volte divento addirittura maniacale”.