“L’oceano è la mia casa. È magico e potente. Cavalco le sue onde e sono felice se con la mia tavola da surf posso aiutare a salvarlo”. Maya Gabeira è la regina degli oceani: 36 anni, brasiliana di nascita e portoghese di adozione. Star delle Big Wave Surfed, lo sport riservato ai surfisti che affrontano le onde giganti. È suo il primato mondiale dell’onda più alta surfata da una donna. Lei, un puntino legato ad una tavola, nel 2020 è riuscita ad addomesticare una montagna di acqua alta oltre 22 metri, ottenendo il Biggest Wave World 2020.
Atleta conosciuta per il talento e per il coraggio, Maya Gabeira ha deciso di intrecciare la sua vita alla salvaguardia accettando di diventare Campionessa Unesco per l’Oceano e i Giovani. In prima linea per mobilitare le nuove generazioni organizzando tra l’altro, vertici sulla sostenibilità. È stata scelta come portavoce principale e volto di GenOcean la nuova campagna dell’Unesco per stimolare cambiamenti nello stile di vita tra i ragazzi e ragazze. Da dove prenderà ispirazione? Dalle onde e dal vento.
“Sono molto preoccupata per le molteplici sfide legate all’oceano, dall’inquinamento alla perdita di biodiversità marina. Ciò che mi motiva nel ruolo di Campionessa Unesco per l’Oceano e i Giovani è l’opportunità di vederlo attraverso una molteplicità di prospettive. L’Unesco agisce per salvaguardare la biodiversità, sostiene la ricerca scientifica e i valori culturali dell’oceano. È per me un onore far conoscere la sua azione”, ha spiegato, accettando di diventare Ambasciatrice. E all’Unesco sono convinti che la sua storia e le sue capacità saranno in grado di mobilitare i giovani in questa sfida globale. “Mi piacerebbe essere una fonte di coraggio e di perseveranza per i ragazzi”, ha rivelato Gabeira al Guardian.
Le sfide di certo non la spaventano. Lei è una sopravvissuta. Surfa da quando ha 14 anni sulla spiaggia di Rio de Janeiro. Talento, abilità e passione si vedono subito. A 15 anni è in Australia e a 17 alle Hawaii. Sempre alla ricerca dell’onda perfetta. Nel 2007 vince il Big Waves Award, un premio che resta suo anche negli otto anni successivi. Nel 2008 è la prima donna a surfare le onde dell’Alaska con il connazionale Carlos Bunge, classe 1967. E sarà proprio lui nel 2013 a Nazarè, in quel villaggio di pescatori in Portogallo che diventerà poi la sua casa, a salvarle la vita. Durante un allenamento, Maya che ha 26 anni, prova a domare un’onda gigantesca, ma viene sbalzata dalla tavola e si rompe la caviglia. Sviene ed è completamente in balia delle onde. Carlos, che la seguiva, rischia la sua vita per strapparla a quel vortice e riportarla a riva, dove viene rianimata. Maya sa che è uno sport estremo il suo, e non molla.
Ci riproverà a cavalcare quell’onda perfetta sempre a Nazarè, in quella parte di oceano Atlantico che bagna l’Estremadura portoghese e sette anni dopo viene incoronata come una delle migliori surfiste al mondo di big wave. Ci vuole coraggio, non solo allenamento e tenacia in uno sport considerato fino a quale anno fa solo per maschi, dove le donne continuano ad essere fortemente in inferiorità numerica.
Ma lei è diventata un esempio per tante ragazze che vogliono intraprendere lo sport delle onde giganti, perché Maya quel giorno ha battuto un uomo a Nazarè. In pochi ci credevano e ora la sua impresa è stata raccontata in un documentario intitolato Maya and the Wave. Prodotto negli Stati Uniti è stato presentato lo scorso anno al Toronto International Film Festival. Qui Gabeira racconta i suoi inizi, il suo lavoro cavalcando le onde, le soddisfazioni che le ha dato l’oceano, ma anche le lotte che ha dovuto intraprendere per essere presa sul serio in uno sport dominato dagli uomini. Una battaglia, quella dell’uguaglianza di genere nel surf – soprattutto quello che si pratica sulle grandi onde – che ha intrapreso con le sue colleghe. Tutte insieme hanno messo a segno una vittoria. La World Surg League ha infatti annunciato di aver assegnato la parità di retribuzione a donne e uomini per tutte le competizioni professionistiche. Un risultato definito dalle atlete “storico”.
“La creatura più forte, potente e pericolosa di tutta la terra è una donna concentrata”.
Ma è tutta la sua vita a sembrare un romanzo. Il padre Fernando Gabeira, famiglia di origini libanesi, è un ex rivoluzionario. Ha combattuto la dittatura brasiliana con il movimento “8 Ottobre”, dopo il carcere e l’esilio, ha fondato il partito dei Verdi. Oggi si muove tra politica e giornalismo ed è un autore di libri. La mamma Yame Reis è una famosa stilista, la sorella Tami una psicologa. Tante vite in una famiglia, tante sfide che hanno fatto parte della formazione di Maya Gabeira educata in una scuola tedesca a Rio. Ma per diventare campionessa ha dovuto domare la paura e la discriminazione, prima che i giganti del mare. E ce l’ha fatta.
Ora la surfista che batte gli uomini è di ispirazione per tante ragazze e ragazzi impegnati non solo nel surf, ma a promuovere azioni positive per salvare l’oceano. E se dice che l’oceano con tutte le lezioni che le ha impartito, è stata la “sua università”, ha rivelato di trarre ispirazione da Sylvia Earle l’oceanografa statunitense, conosciuta per essere stata la prima donna a capo della National Oceanic and Atmospheric Administration degli Stati Uniti. L’omaggio pubblico è arrivato l’8 marzo scorso. “Per me Earle è una fonte di grande ispirazione pioniera e leader per la difesa dell’oceano con speranza ed entusiasmo”, ha spiegato durante un evento dedicato all’Ocean decade Convertions organizzato dall’Unesco.
Le idee non mancano di certo a Gabeira da realizzare entro la fine del Decennio dell’oceano. “Visto che il mare ci fornisce la metà dell’ossigeno che abbiamo sul Pianeta, mantenerlo sano è una necessità per la nostra sopravvivenza. Quindi penso alla realizzazione del 30% di aree marine protette. Sarà il mio primo obiettivo”, ha spiegato nella stessa occasione la campionessa che ha tenuto a sottolineare come sia necessario, oggi più che mai, affidarsi agli scienziati.
“Per affrontare ogni aspetto per la conservazione degli oceani, le decisioni da prendere per fare fronte alla crisi dovuta al cambiamento climatico e quella alimentare, dobbiamo farci guidare dalla scienza. Quindi è tempo di ascoltare cosa ci dice la scienza e cambiare i nostri modi di vivere per trovare l’armonia tra noi e il mare. Noi e la natura nel suo insieme”.
Se la sua casa è a Nazarè, la capitale delle onde giganti a nord di Lisbona, il luogo più ambito al mondo per la disciplina estrema del surf, Gabeira divide la sua vita tra Rio de Janeiro e Los Angeles. Attiva sui social, condivide sul suo profilo Instagram non solo eventi sportivi, ma anche il suo attivismo per l’ambiente. Come quello a favore di Oceana, la onlus impegnata in campagne a favore della biodiversità negli oceani. È appena tornata da un viaggio in Patagonia dove ha partecipato insieme alla squadra di Oceana a incontri con le istituzioni locali per parlare di cambiamento climatico, della perdita della biodiversità, di crisi alimentare legata allo sfruttamento degli oceani. Dalla pesca intesiva all’acidificazione degli oceani. Ma come cambiare? Iniziando dalle nuove generazioni appunto.
Maya and the Beast è un libro illustrato per piccoli lettori. La “bestia” è un’onda che può raggiungere l’altezza di un edificio di sette piani e si abbatte sulla costa con una tale forza che le finestre del villaggio vibrano.
La gente ha paura di questa enorme onda e Maya, una bambina che soffre di asma, sa bene che non dovrebbe avvicinarsi alla bestia. Invece decide di imparare a cavalcare le grandi onde cercando di sconfiggere non solo le sue paure, ma anche i pregiudizi della gente che crede non abbia le stesse capacità fisiche dei suoi coetanei maschi. Maya Gabeira ne è l’autrice e ha scritto il libro durante la pandemia, quando non poteva allenarsi.
Ispirato alla sua vita, ha spiegato, che può aiutare le bambine ad affrontare le proprie paure e a lottare contro gli stereotipi di genere nello sport e ad amare l’oceano. Sì, perché adesso dopo la “bestia” arriva in libreria Maya in The Sea, un libro con molte illustrazioni. È il sequel della storia. Ci sono tante immagini dell’oceano e degli animali che ci vivono, fondamenta dell’equilibrio e della biodiversità marina da salvare. Prima che sia troppo tardi. I migliori surfisti? “Sono i delfini”, racconta l’atleta che cerca sempre dove gira il vento e l’onda perfetta. Ma l’onda speciale, ci racconta la campionessa che visse due volte, è quella del rispetto del mare.