Oltre le isole, ma anche oltre la paura. Con il green pass in borsa  e il plf (passenger locator form) compilato ventiquattro ore prima dell’arrivo. In Grecia si può andare, con tranquillità. La dimostrazione della sicurezza? Potete trovarla in Calcidica penisola che allunga le sue tre dita verso l’Egeo. Tre lingue – Kassandra, Sithonia e Monte Athos – da raggiungere via terra, poco meno di 150 chilometri da Salonicco, per toccare letteralmente il cielo. Il verde intenso e i profumi della macchia avvolgono pini, conifere, querce nonché lentisco e  ulivi. Gli alberi scendono fino al mare che lambisce le spiagge con il numero più consistente di Bandiere Blu (96) di tutto il Paese. E pensare che quest’anno la Grecia ne ha collezionate addirittura 545, un’altra dimostrazione ecogreen. L’effetto wild in Calcidica si tocca con mano: 100mila abitanti in totale per quasi 2000 tonnellate di eccellente miele prodotto ogni anno. Per essere più chiari: le api qui hanno trovato un habitat perfetto grazie all’aria fine e alla estesa riserva naturale di Taxiarhis ricchissima di flora e di fauna. Ne godono economicamente 6500 apicoltori e i turisti (non moltissimi) che aldilà del mare blu si permettono trekking e arrampicate a tutta natura e perfino un tuffo nella storica antica, a partire dal grande Aristotele che da queste parti (nel borgo di Stagira) nacque e visse.

La chiesa di Santo Stefano ad Arnea (foto Max Rella) 

Il passato. Arnea (o Arnaia) ti getta all’indietro all’improvviso. A seicento metri dall’acqua, ai piedi della montagna Holomontas, il villaggio mostra la pietra e il legno della sua architettura Macedone. Tetti aguzzi, balconi fioriti, scalette e alzate alla maniera medievale, sembra di essere sbarcati in una Grecia che ha cancellato le case bianche e azzurre per trasformarsi nella campagna aretina. L’effetto è straniante. Il borgo a pianta semicircolare è protetto dal 1987, citato da Tucidide già nel 424 a.C. è stato scelto tra l’altro negli ultimi anni, come meta del cuore, dall’architetto di Salonicco Dimitris Alexandrou che dopo aver recuperato e ristrutturato alcune case tradizionali di inizio Ottocento ha fatto di una di esse un magnifico B&B di sole quattro stanze nel bel mezzo del borgo (non ha un sito ma si trova su facebook) assai apprezzato dagli stranieri. Forse perché è la base di partenza di straordinarie passeggiate nel bosco, che circonda il villaggio, dove vale la pena fare tappa da Dimistrios Bakatsianos filosofo della cucina genuina a km0 che offre anche uno straordinario rosè autoctono da gustare nella foresta o, viceversa, scendere giù fino al mare per un bagno  prima del tramonto nei pressi del ristorante Boukadoura (+30 6944547239) sancta sanctorum della chef multipremiata in Grecia, Jiota Koufadaki, che oltre a indurre al peccato di gola con piatti creativi nel solco della grecità,  regala dai suoi tavoli anche una vista unica su Elia Beach.

La costa di Sithonia nel versante che guarda verso Kassandra crea l’imbarazzo della scelta a quelli che più amano il relax balneare. Nel secondo dito – più stretto nella parte iniziale e più ampio verso sud – dopo Elia Beach quasi non si contano le baie. Sabbia sottile o più grossa, rocce e strette discese, lettini tecno e distese di arenili liberi costellano la seconda lingua calcidica verso Neoz Marmaras. Nell’andare (lento) sono consigliate tappe a Castello Beach, Lagomandra Beach, Kalogria Beach, Koviou Beach e Nikiti. Inevitabili i bagni in un’acqua per lo più verde-azzurra. Perfetta per i bambini la spiaggia di Omos Panagias (dall’altro lato) che offre una versione semplice della vacanza formato famiglia.

Esperienza di apicoltore per un giorno nelle foreste di Taxiarchis, con Passion Forest Honey (foto Max Rella) 

Tornando ad arrampicarsi in cerca di suggestioni meno marine, è d’obbligo un giretto nel vecchio villaggio di Nikiti, una specie di paese-cartolina che nulla a che vedere con la sua zona moderna affollatissima (Nikiti Beach) con tanto di taverne greche, negozietti, sedie all’aperto, alberi frondosi a far ombra ai tavoli dove si bevono a ritmo incessante frappè al caffè: corti, lunghi, medi e zuccherati che tanto appassionano i tedeschi. Gli stessi che hanno comprato molte casine di pietra e che hanno animato questo borgo-gioiello con ruspe e muratori ovunque. Innamorarsi della piazzetta è inevitabile: c’è un museo del folklore sui miti della Macedonia, un bel sentiero che porta alla chiesetta bianca di San Nicola in cima alla collina e una quiete davvero rara.

Se non basta la quiete, resta il piacere dell’occhio. Ci si può perdere tra i vigneti di  Domaine Porto Carras pensando di essere in Portogallo o magari avvicinarsi all’eremitaggio (ma solo se si è maschi) promesso a pochi eletti nei monasteri ortodossi del Monte Athos, nel terzo dito di questa penisola a cui sembra non manchi nulla. Una meta che pare fatta per piacere a turisti eclettici in cerca di avventure edonistiche e spirituali.