Muoiono in massa, soccombendo alle ondate di calore marine, periodi prolungati in cui la temperatura del mare è superiore rispetto alle medie stagionali. L’aumento repentino e prolungato delle temperature, una costante nel corso della lunga estate che volge al termine, si è tradotto in un’ecatombe di mitili, specie Mytilus galloprovincialis, le popolari cozze del Mediterraneo. Con una mortalità prossima addirittura al 100% in alcune aree, a cominciare dalla Costa del Conero, nelle Marche, che l’Istituto per le risorse biologiche e le biotecnologie marine del Consiglio nazionale delle ricerche di Ancona (Cnr-Irbim) sta documentando.
Il mare è troppo caldo, in Adriatico ecatombe di mitili
“Lo studio ci permetterà di chiarire la relazione tra l’andamento delle temperature del mare ed i fenomeni di mortalità della specie. – spiega Ernesto Azzurro, primo ricercatore Cnr-Irbim – Quest’anno, picchi di calore ed anomalie termiche sono state registrate dalle nostre boe (e consultabili qui), con temperature del mare superiori ai 30 gradi centigradi. A questo si sono aggiunti fenomeni estesi e duraturi di mucillagini in gran parte del medio ed alto Adriatico”.
Le cozze pagano dunque le conseguenze del cambiamento climatico, in Adriatico come altrove. “Stiamo monitorando il fenomeno in modo diretto e indiretto, grazie alla segnalazione di pescatori e cittadini. – spiega ancora Azzurro – Forse è presto per parlarne ma ci aspettiamo di raccogliere dati su un importante danno ecologico e, al contempo, un rilevante danno economico, essendo colpiti sia i mitili selvatici che, come confermano diverse segnalazioni, quelli di allevamento”. Del resto, i mitili rappresentano da sempre un’importante risorsa per l’Italia e per molti altri paesi del Mediterraneo: “una risorsa che fino a poco tempo fa veniva percepita come inesauribile e che oggi è, invece, fortemente a rischio”.
Ma perché le temperature elevate provocano la morte degli esemplari? “Ogni specie ha una sua nicchia climatica, il che significa che la sopravvivenza di ogni specie è legata ad un particolare range di temperature. Quando l’acqua è più calda, il bisso (quell’insieme di filamenti che li tiene attaccati i mitili al substrato), si indebolisce e dunque aumenta il rischio per questi animali di essere trasportati via dalla corrente e dalle mareggiate. – spiega il ricercatore –. Oltre a questo, periodi prolungati di siccità compromettono la capacità di questi bivalvi filtratori di nutrirsi adeguatamente”. Gli individui, debilitati, sono così fatalmente esposti a patogeni e predatori, altre concause potenziali della crisi delle cozze dell’Adriatico.
Non solo le cozze
A soccombere: fenomeni simili sono segnalati nel resto del Mediterraneo ma anche, recentemente, nella lontana Nuova Zelanda. E i mitili sono, a quanto pare, in buona compagnia. “Recentemente, ricercatori da tutto il Mediterraneo hanno contribuito a descrivere mortalità di massa in più di cinquanta specie marine e a dimostrare una forte relazione tra questi eventi e le ondate di calore marine. – spiega Azzurro. – Più queste anomalie termiche sono intense e durature nel tempo, più è consistente la possibilità di indurre delle mortalità di massa negli organismi marini”.
Tra le specie più colpite anche spugne, gorgonie e ricci di mare
“Stiamo provando oggi a mappare la mortalità dei mitili in Adriatico e, in generale, nel Mediterraneo”, spiegano i ricercatori del Cnr-Irbim. Di qui l’idea di invitare le imprese del settore e tutti i cittadini che abbiano osservato mortalità di mitili a comunicarle attraverso un semplice questionario online. Ancora una volta, cittadini e ricercatori collaborano per la conoscenza di un fenomeno che riguarda tutti da vicino. Una possibilità unica per stimare le dimensioni, che si preannunciano particolarmente ampie, di un problema che potrebbe presto avere ricadute – oltre che sulla biodiversità dei nostri ecosistemi – sulla sopravvivenza economica dei pescatori, sulle scelte dei ristoratori e sulla stessa cultura del mare.