“I mufloni dell’isola del Giglio sono cacciabili in quanto alloctoni. Da tutelare in virtù della loro unicità genetica?” Non dimostrato. Così ha risposto, in estrema sintesi il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin all’interrogazione parlamentare a prima firma della senatrice Alessandra Maiorino (M5s). “A seguito della decisione dell’Ente Parco nazionale dell’arcipelago Toscano di eradicare, tramite abbattimento, i circa 40 mufloni presenti sull’isola del Giglio al costo esorbitante di 378.925 euro, quasi 10mila euro per ogni animale abbattuto”, si legge nel testo dell’interrogazione.
Regione Toscana: “Rischio per la biodiversità”
A questo si aggiunge “la recente decisione della Regione Toscana di rilasciare nuovi permessi di caccia per abbattere 37 mufloni sull’isola del Giglio“. Motivo? Il muflone, in quanto “specie alloctona invasiva”, rappresenta una minaccia per la biodiversità e per l’agricoltura dell’isola. Ma, si legge nel testo dell’interrogazione, lo stesso Giampiero Sammuri, presidente del parco, “ha ammesso che non esisterebbe studi che accertino il livello d’incidenza del muflone né sull’ambiente, né sull’agricoltura” e quindi, in assenza della comprovata incidenza negativa, per gli interroganti “non è legale classificare l’animale come ‘invasivo’, seppure ‘alloctono’, mentre i regolamenti europei e la normativa nazionale prevedono che solo le specie alloctone per le quali è dimostrabile un impatto negativo possono essere eradicate”.Non solo. Nel 2022 la rivista scientifica Diversity ha pubblicato uno studio – riportato nell’interrogazione – che riconosce l’unicità genetica dei mufloni del Giglio e secondo il quale la specie dovrebbe essere preservata, altro che eradicata.
L’interrogazione del Movimento 5 Stelle è solo l’ultimo capitolo di una lunga vicenda che vede cittadini e associazioni protestare a difesa del muflone del Giglio. Ma nonostante l’opinione pubblica, nel 2021 l’Ente Parco ha dato il via agli abbattimenti programmati.
L’origine sarda
La decisione di eradicare la popolazione locale di questa pecora selvatica è stata presa ritenendola specie alloctona e invasiva, considerando che fu portata sull’isola dalla Sardegna. Sembra non per ragioni venatorie ma di conservazione. In un periodo in cui la popolazione dei mufloni era stata ridotta notevolmente. Questa estraneità dei mufloni rispetto alla fauna endemica del Giglio ha fatto esplodere la polemica e in nome della tutela della biodiversità si è deciso per la loro eradicazione. Secondo le associazione ambientaliste, come il WWF e la Lav dal 2009 ad oggi l’Ente parco e la Regione hanno autorizzato abbattimenti o trasferimenti di oltre 140 esemplari. Oggi si parla di abbattere altri. Perché non trasferirli?