Il confronto fra le immagini del Po di due anni fa con quelle di oggi è impietoso: il fiume ha ridotto la sua portata dell’80 per cento. Sulla pianura padana non piove da oltre 110 giorni, le temperature sono al di sopra delle medie stagionali e il rifornimento di acqua dalle montagne è irrisorio a causa delle scarse nevicate dello scorso inverno. Uno scenario, però, che non riguarda solo il Po: un nuovo studio pubblicato su Nature Communications analizza la variazione di portata dei fiumi in molte regioni del pianeta, inclusa l’area mediterranea, e mostra che, entro la fine del secolo, molti di questi saranno interessati da condizioni di siccità prolungate nel tempo e senza precedenti.
Stimare il periodo di siccità più lungo
Come parametro per definire le condizioni di siccità e monitorarla nel tempo, gli scienziati hanno considerato la variazione di portata dei fiumi di 59 regioni subcontinentali in tutto il mondo, nell’arco di 140 anni prima del 2005, e hanno estrapolato le previsioni fino alla fine del secolo utilizzando modelli calibrati sui dati.
In particolare, per ogni regione hanno calcolato il momento in cui la frequenza della siccità regionale superava il valore massimo rilevato durante tutto il periodo di riferimento, mantenendosi tale per più di cinque anni. Anche le conseguenze delle decisioni della società sul percorso di mitigazione del clima sono state considerate: i modelli includevano infatti due scenari di evoluzione climatica per il futuro, uno a bassa concentrazione di gas serra – realizzabile se si applicassero da subito misure severe sulle emissioni a livello globale – e uno con elevata concentrazione di gas serra.
Il Mediterraneo una delle aree più a rischio
Sono tre le regioni che mostrano risultati particolarmente preoccupanti per i prossimi anni: America sudoccidentale, Europa mediterranea e Africa settentrionale. I modelli prevedono, con un elevato grado di probabilità, che queste tre regioni si troveranno ad affrontare condizioni di siccità senza precedenti nei prossimi 30 anni, indipendentemente dagli scenari di emissione. In generale, comunque, entro la metà di questo secolo l’aumento della frequenza della siccità interesserà in modo significativo fino al 28% del territorio globale nel caso in cui la concentrazione di gas serra si mantenga elevata, e del 25% se si limitassero al minimo le emissioni.
Si può ancora fare qualcosa
Anche se i numeri riportati fin qui non sembrano migliorare molto nel caso in cui si riuscisse a ridurre le emissioni, gli scienziati sottolineano che attuare strategie di mitigazione rispettando gli obiettivi dell’Accordo di Parigi può produrre notevoli differenze nei tempi e nella solidità delle proiezioni, rendendo improbabili alcune proiezioni che si verificherebbero in assenza di contromisure. Entro la fine del secolo, ad esempio, le regioni che superano i livelli di siccità precedenti per cinque anni consecutivi potrebbero passare da 18 a 11 se si riducessero le emissioni.
“Piani di mitigazione e adattamento al clima appropriati e fattibili sono essenziali per superare le condizioni di siccità straordinariamente gravi previste”, dice Yusuke Satoh, ricercatore dell’Istituto nazionale per gli studi ambientali a Tsukuba, in Giappone, e primo autore dello studio. “Soprattutto per quanto riguarda l’adattamento, è fondamentale migliorare la nostra preparazione nell’orizzonte temporale dato prima che emergano condizioni di siccità senza precedenti”.
Giulio Boccaletti: guardiamo sempre il rubinetto, mai il fiume
Oltre ad agire sulle emissioni, gli scenari emersi nello studio sono fondamentali per prepararsi in modo adeguato alla siccità entro gli orizzonti temporali previsti. La necessità di agire tempestivamente è lampante nelle contromisure emergenziali di cui si parla in Italia in questi giorni. Attualmente, le infrastrutture idrologiche, agricole e industriali sono progettate assumendo delle condizioni di stabilità idrologica, così come le strategie di gestione delle risorse. Conoscere e comprendere quando supereremo queste condizioni sarà quindi indispensabile per garantire piani di adattamento e strategie di mitigazione efficaci.