Rifiuti e inquinamento, di male in peggio. Dalla rivista Environmental Science & Technology Letters, curata dagli esperti della American Chemical Society (Acs), arrivano cattive notizie: gli autori del lavoro, un’équipe di scienziati di diversi istituti di ricerca cinesi, hanno scoperto una vasta gamma di antiossidanti sintetici, soprattutto a base di fenolo e di zolfo, nella polvere delle officine di riciclaggio dei rifiuti elettronici, che potrebbero avere un effetto negativo sulla salute dei lavoratori degli impianti e che potrebbero finire nell’ambiente, rendendo l’aria ancora più inquinata.
L’uso di antiossidanti sintetici, di per sé, non è una novità: i produttori sono soliti aggiungerli a plastiche, gomme e altri polimeri per farli durare più a lungo. Già diversi studi precedenti avevano mostrato che alcuni di questi antiossidanti (i cosiddetti antiossidanti sintetici fenolici a basso peso molecolare) fossero altamente inquinanti e tossici per i roditori e per le cellule umane. Più di recente, diversi produttori hanno iniziato a usare un nuovo tipo di sostanze, appartenenti alla classe degli antiossidanti fenolici sintetici ad alto peso molecolare (Hpa), che hanno migliori prestazioni e che tendono a dispedersi meno degli altri; oltre a questi, vengono utilizzati come coadiuvanti anche i cosiddetti antiossidanti solforati (SA). Gli effetti sulla salute e sull’ambiente di questi composti, fino a questo momento, erano pressoché sconosciuti.
Per fare luce sulla questione, gli autori del lavoro, coordinati da Lixi Zeng, ricercatore del Guangdong Key Laboratory of Environmental Pollution and Health alla Jinan University di Guangzhou, hanno indagato sulla presenza di HPA e SA nella polvere emessa e depositata in un centro di riciclaggio dei rifiuti elettronici in Cina, officine in cui grande quantità di dispositivi elettronici (computer portatili, smartphone, tablet, trasformatori, cavi e così via) vengono disassemblati e lavorati per il loro successivo riutilizzo. Nell’agosto del 2020, in particolare, i ricercatori hanno raccolto 45 campioni di polvere da tre diverse divisioni di un parco industriale di Yichun City, responsabili rispettivamente dello smantellamento di fili e cavi, della lavorazione di plastiche e dello smontaggio di altri rifiuti, e li hanno esaminati mediante cromatografia liquida e spettrometria di massa.
In questo modo, hanno osservato la presenza, in tutti i campioni, di 24 diversi composti (18 appartenenti alla classe degli HPA e 6 appartenenti alla classe dei SA); 22 di questi non erano mai stati rilevati prima d’ora, e molti di essi sono stati rilevati a concentrazioni molto più alte rispetto a quelle tipiche di altri tipi di rifiuti. Il centro responsabile dello smantellamento dei fili e dei cavi e quello che si occupa della plastica, inoltre, sono risultati più inquinati dell’altro.
“Le nostre scoperte”, concludono gli autori del lavoro, “mostrano che è necessario indagare più a fondo il comportamento ambientale, il destino e il rischio posto da questi nuovi antiossidanti, ampiamente utilizzati ma ancora poco studiati”.