Accelerazione delle rinnovabili in Italia nel 2023: l’anno scorso l’energia prodotta nel nostro Paese da fonti come il Sole e il vento è aumentata come mai era successo negli ultimi 12 anni. Le nuove installazioni nel 2023 hanno raggiunto i 5,79 gigawatt, facendo registrare un balzo di 5,1 gigawatt rispetto al 2012 e di 2,6 gigawatt rispetto al 2022. A svelarlo è il rapporto Comuni Rinnovabili 2024 di Legambiente (qui il .pdf), che come ogni anno, attraverso l’analisi dei dati forniti da Terna, fa il punto sulla diffusione delle rinnovabili in Italia, “portando in primo piano anche quelle buone pratiche e comunità energetiche rinnovabili e solidali che stanno nascendo nella Penisola”.
A spingere la crescita delle rinnovabili made in Italy nel 2023 è stato soprattutto il solare fotovoltaico (5,23 gigawatt di potenza istallata), seguito a distanza dall’eolico (487 megawatt).
Ora si tratta di capire se l’accelerazione del 2023 sia stata episodica, dopo anni di piccolissimi aumenti, o se invece è il segnale di una vera ripartenza delle rinnovabili, paragonabile al boom che si ebbe una decina di anni fa grazie a importanti incentivi statali. Fa ben sperare, in questo senso, la tendenza registrata per la prima parte del 2024: +52% di capacità rinnovabile in esercizio rispetto al dato rilevato nello stesso periodo del 2023.
Tuttavia Legambiente definisce il dato del 2023 “una crescita importante ma ancora non sufficiente per raggiungere gli obiettivi 2030”. “Stando alla media delle installazioni degli ultimi tre anni”, spiega Katiuscia Eroe, responsabile energia per l’associazione ambientalista, “l’Italia solo nel 2046 – con ben 16 anni di ritardo rispetto al 2030 – raggiungerà il 100% degli obiettivi e riuscirà a soddisfare la quota di 90 gigawatt di potenza rinnovabile installata”.
Ecco perché serve un ulteriore cambio di passo e Legambiente suggerisce al governo Meloni sette priorità per trasformare l’Italia in un hub delle rinnovabili (e non del gas, come ha spesso auspicato in passato la premier).
- Un testo unico sulle autorizzazioni per le energie rinnovabili partendo dalla revisione delle attuali norme per semplificare gli iter autorizzativi e definire tempi certi.
- Una cabina di regia nazionale che insieme alle Regioni sia struttura di riferimento unica per le imprese e i cittadini.
- L’accelerazione del processo di definizione delle aree idonee alla realizzazione degli impianti di energia rinnovabile.
- Seguendo l’esempio della Francia, l’approvazione di una norma che obblighi alla realizzazione di impianti solari fotovoltaici su parcheggi, coperture di supermercati e mercati, ma anche ex cave in disuso.
- La partecipazione dei territori per renderli protagonisti informati del processo di transizione energetica.
- L’elaborazione di un piano delle rinnovabili che traghetti l’Italia verso i 90 GW di nuove installazioni entro il 2030. 7
- I divieto di moratoria per Regioni e Comuni per fermare gli impedimenti tout court che ostacolano la realizzazione di impianti rinnovabili, in linea con le sentenze della Corte Costituzionale.
Ma se a livello nazionale (e regionale) le rinnovabili continuano a trovare ostacoli spesso insormontabili sul loro cammino, le cose vanno meglio nei comuni. E in effetti Legambiente attribuisce proprio ai piccoli impianti comunali il boom di oltre 5 gigawatt del 2023. Nel rapporto Comuni Rinnovabili 2024 c’è anche chi ha fatto di più: “Tra le grandi città, Roma, con 4.890 impianti solari e 32,05 MW di potenza installata, Padova (1.918 impianti e 15,03 MW) e Ravenna (1.519 impianti e 11,07 MW) sono quelle che nel 2023 hanno sostenuto le maggiori realizzazioni di solare fotovoltaico. Crescita più lenta per l’eolico, distribuito in 1.043 Comuni, in grado di soddisfare il 7,6% del fabbisogno energetico elettrico del Paese”.
“Accanto al fermento dei territori, che nel 2023 hanno rianimato il settore delle rinnovabili promuovendo nuove installazioni, il governo continua a incoraggiare politiche pro-fossili e pro-nucleare, distogliendo l’attenzione su rinnovabili, accumuli, efficienza e reti, su cui serve un piano strutturato con norme chiare e tempi certi di realizzazione”, accusa il presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani. “Nel 2022, l’Italia ha speso oltre 52 miliardi per sostenere le fossili e le misure contenute nei vari decreti emergenza varati sui temi energetici, mentre le risorse pubbliche e private che servirebbero per raggiungere gli obiettivi climatici al 2030 continuano a rimanere al palo”.