Ora o mai più, per davvero. Perché se non è game over, poco ci manca. Possiamo ancora fermare l’avanzata catastrofica del riscaldamento globale, ma la finestra per riuscirci prima che sia tardi si è ulteriormente ridotta: anche nel 2023, le emissioni di gas serra globali sono cresciute, toccando il nuovo record di 57,1 GtCO2e, con un aumento dell’1,3% rispetto ai livelli del 2022. Questo significa che nonostante gli sforzi, non solo non siamo in linea con gli Accordi di Parigi (quelli per restare entro i +1,5°), ma andiamo verso un drammatico aumento delle temperature. A dirlo è, a poco più di due settimane dall’inizio della Cop29 di Baku in Azerbaigian, l’Emissions Gap Report delle Nazioni Unite, in particolare il Programma Onu per l’Ambiente (UNEP).

Dal report emerge una certezza nitida: per riuscire ad arginare l’avanzata della crisi climatica è necessario un coraggio politico mai visto prima per porre fine alla dipendenza mondiale da combustibili fossili, quelli che alimentano le emissioni di gas serra che finiscono in atmosfera. Quando deve essere fatto? “Ora, il momento è decisivo per davvero” indicano gli esperti che hanno redatto il rapporto, o altrimenti il mondo andrà verso un pericoloso aumento della temperatura di 3,1°. Serve una mobilitazione generale senza precedenti: più energia rinnovabile, più protezione delle foreste, recupero dei servizi ecosistemici. O altrimenti quegli eventi estremi che già oggi anche in Italia siamo abituati a conoscere – mentre il mondo sta sperimentando un aumento di temperatura costante rispetto ai livelli preindustriali (che si avvicina verso i +1,5° ma è ancora inferiore) – stravolgeranno per sempre le nostre vite sul Pianeta.

Secondo il rapporto, anche se le attuali promesse di riduzione delle emissioni entro il 2030 da parte dei vari Paesi venissero mantenute, l’aumento della temperatura sarebbe limitato “solo” a un disastroso 2,6 °C-2,8 °C, per cui non c’è più tempo “per l’aria fritta”, bisogna passare “all’azione” dicono i relatori dell’Onu. Per l’UNEP i Paesi devono impegnarsi, collettivamente, a ridurre del 42% le emissioni annuali di gas serra nei prossimi cinque anni e del 57% entro il 2035 (rispetto ai livelli 2019). Questo impegno dovrà essere messo nero su bianco, ed essere concreto, nei piani climatici nazionali di riduzione delle emissioni dei vari Paesi (Nationally Determined Contributions – NDC) da qui a febbraio (termine in cui vanno aggiornati).


Ad oggi, sostiene Inger Andersen, capo dell’UNEP, i mezzi, i finanziamenti e la tecnologia per ridurre le emissioni esistono: “Ma manca il coraggio politico” dice, in particolare quello dei Paesi del G20 (ad esclusioni di quelli africani) che causano il 77% delle emissioni globali. Le energie rinnovabili, ribadisce ancora l’Onu, sono una grande chance per invertire la rotta: potenzialmente, se si investisse ancora, l’energia solare ed eolica potrebbe rappresentare il 27% delle riduzioni delle emissioni entro il 2030 e il 38% entro il 2035. Bloccare la deforestazione e la distruzione delle foreste, porterebbe ad un altro 20% di riduzione delle emissioni. Farlo ora, agire ora, significherebbe non solo tenere aperta la partita (quella della salvezza futura dell’umanità), ma anche un grande risparmio economico per tutti: il raggiungimento di emissioni nette zero entro la metà del secolo richiederà infatti “un investimento aggiuntivo di 0,9-2,1 trilioni di dollari all’anno dal 2021 al 2050 ma i costi dell’inazione saranno molto più alti a causa di condizioni meteorologiche estreme, mancati raccolti e altri disastri”.

Anche i palcoscenici per prendere accordi concreti e mettere la retromarcia verso l’ulteriore aumento delle temperature ci sono: dagli incontri del G20 sino alla COP29, si possono produrre risultati. Per Chiara di Mambro, che è direttore Strategia Italia e UE di ECCO, il think tank italiano per il clima, “come si legge nel rapporto, “l’ambizione non significa nulla senza l’azione”, il che implica che il prossimo ciclo di NDC deve aumentare l’ambizione e soddisfare gli standard più elevati, ma anche che le azioni di attuazione devono essere più efficaci rispetto agli obiettivi attuali e futuri. Se si considera il contributo italiano, ovvero il PNIEC, sarebbe necessario un immediato cambio di passo per innalzare gli obiettivi al 2030. L’azione per un contributo concreto allo sforzo globale comporterebbe anche un piano d’azione dettagliato, con politiche e misure efficaci dal punto di vista dei costi e una solida strategia finanziaria per mobilitare le risorse necessarie”.

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Il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ricorda invece che “stiamo giocando col fuoco; ma non si può più giocare col tempo. Abbiamo finito il tempo. I governi devono liberarci dalla nostra dipendenza dai combustibili fossili: mostrando come li elimineranno gradualmente, in modo rapido ed equo”. E a chi sostiene che riuscire in questa impresa proprio ora sia impossibile – in un mondo dove è ancora necessaria la presenza dei combustibili fossili e in una situazione geopolitica globale estremamente difficile fra guerre, elezioni Usa e Medio Oriente in bilico – il capo dell’UNEP Andersen ricorda che “se c’è uno spazio in cui il mondo è stato in grado di incontrarsi, è proprio lo spazio ambientale. Dobbiamo agire adesso”.