Stesso vizio, stesso difetto, ma con nuovi rischi per l’ambiente. Mentre nel mondo si combatte una battaglia quotidiana contro l’abbandono dei mozziconi delle sigarette classiche – i rifiuti più scartati sul Pianeta toccano secondo l’Onu la strabiliante cifra di 766mila tonnellate ogni anno – un altro prodotto legato al fumo comincia seriamente a preoccupare per il suo aspetto inquinante: le sigarette elettroniche usa e getta. Dall’invenzione di questo prodotto nel 2003 i vaporizzatori sono in costante crescita e aumenta anche l’utilizzo e l’abbandono improprio di quelli usa e getta che possono seriamente contaminare l’ambiente. Le ultime preoccupanti notizie le ha diffuse Bywaters, azienda che si occupa del riciclo dei rifiuti a Londra e che ha di fatto analizzato l’immondizia della City negli ultimi 3 anni riscontrando “un forte aumento dei rifiuti dell’industria dello svapo”.

In un evento di raccolta rifiuti organizzato da Bywaters, anche con lo scopo di comprenderne contenuto e impatti, sono stati trovati in soli due giorni ben 129 kg di vaporizzatori usa e getta abbandonati nell’ambiente. Un campanello d’allarme che secondo la società di gestione sostenibile dei rifiuti deve imporci di ragionare sul possibile tasso di riciclo delle sigarette elettroniche per fare di più affinché  “vengano smaltite in modo sostenibile”, per esempio attraverso appositi contenitori di raccolta, bidoni per le e-cigarette che verranno sempre più diffusi nella capitale inglese.

Secondo altre ricerche, nella sola Gran Bretagna ogni secondo vengono buttati due vaporizzatori usa e getta e di recente un report di CleanUp Australia ha mostrato come cresca in maniera esponenziale l’impatto di questi prodotti  che “sembrano essere ancora più dannoso per l’ambiente dei mozziconi di sigaretta” in quanto “presentano una tripla minaccia: rifiuti di plastica, rifiuti elettronici e rifiuti pericolosi”. La maggior parte dei dispositivi per lo “svapo” contiene infatti sia percentuali in plastica, sia parti elettroniche con ad esempio il litio che, se fosse recuperato, si stima in un anno potrebbe contribuire a produrre circa 1.200 batterie per veicoli elettrici.

L’allarme relativo all’impatto ambientale delle sigarette elettroniche cresce con l’aumentare dei consumatori, passati da 7 milioni nel 2011 a 55 milioni dieci anni dopo, secondo Euromonitor International, con un giro d’affari che potrebbe sfiorare i 40 miliardi di dollari nel 2026. Chi ha tentato di indagare sul fine vita dei prodotti da svapo, come la società Material Focus impegnata sul recupero di componenti elettroniche, indica come le e-cigarette – destinate poi alle discariche – contengano plastica, metalli pesanti come piombo e mercurio, batterie infiammabili e altre parti potenzialmente nocive per l’ambiente, e questo mentre a livello globale manca ancora una filiera del riciclaggio dello svapo. Servirebbe, indicano gli esperti, anche una maggiore progettazione in strumenti da fumo che possano avere un minore impatto sul lungo termine: già oggi, per essere riciclati correttamente, andrebbero per esempio smontati prima di essere smaltiti, così come andrebbe incrementata una possibile economia circolare.

In alcuni casi, come per tre incendi scoppiati in uno stabilimento di rifiuti vicino all’aeroporto di Heathrow a Londra, i dispositivi da svapo usa e getta con batterie al litio sono stati ritenuti tra le principali cause dei roghi nei centri ecologici. Anche per questo, in Gran Bretagna, il governo sta prendendo in considerazione la possibilità di una legge per garantire che i produttori di “vaping” paghino il conto per la raccolta e lo smaltimento dei prodotti usati.