Immaginate che per oltre un anno e mezzo a Roma ci sia un blocco totale del traffico. Oppure che a Lecce e provincia, per un anno, non si produca più alcuna emissione climalterante. Quante emissioni di CO² si potrebbero evitare? La risposta è circa 5,6 milioni di tonnellate, lo stesso quantitativo evitato grazie alla compravendita di oggetti di seconda mano. 

Nello specifico si tratta della quantità di emissioni risparmiate grazie alla vendita nel 2021 di 24 milioni di oggetti sulla nota piattaforma Subito.it che di recente ha pubblicato un rapporto sul Second Hand Effect, l’effetto che il commercio di prodotti usati e rivenduti può avere in termini ambientali. Comprare usato permette infatti di non dover avviare nuove produzioni e di conseguenza emissioni, così come evitare rifiuti destinati a discariche o inceneritori.

L’impatto ambientale

 

La società ha commissionato uno studio all’IVL, l’Istituto di Ricerca Ambientale Svedese, che attraverso un’indagine con il noto metodo LCA (Life Cycle Assessment) per valutare gli impatti ambientali del ciclo di vita di un prodotto, ha calcolato quante emissioni si risparmiano se ipoteticamente ogni oggetto usato viene rivenduto (oppure semplicemente senza che ne venga realizzato un nuovo identico) anziché finire in discarica.

Tenendo conto che ad esclusione delle categorie immobili, lavoro o animali sulle piattaforma Subito.it sono stati venduti quasi 24 milioni di oggetti, il calcolo porta alla cifra delle 5,6 milioni di tonnellate di COevitate, pari al totale di quelle emesse da quasi 770mila italiani in un anno. Oppure, per dare altre misure di grandezza, alla quantità di anidride carbonica che 27mila ettari di bosco assorbono in 365 giorni, o ancora a 5,5 milioni di voli andata e ritorno Roma-New York o alla produzione di 87 milioni di iPhone13.

Secondo gli autori dello studio commissionato da Subito.itil risultato raggiunto dimostra come comprando usato si può seguire un percorso sostenibile in grado di ridurre la nostra impronta di carbonio e, al tempo stesso, risparmiare, dato che chi ha venduto i propri oggetti inutilizzati nel 2021 per esempio ha guadagnato in media 1.121 euro.

Second Hand Economy: 1,4% del Pil

Più in generale, la Second Hand Economy, l’economia legata ai consumi di seconda mano, l’anno scorso ha generato un valore di 24 miliardi di euro, pari all’1,4% del nostro Pil. Con il metodo LCA usato per la ricerca sono stati presi in considerazione diversi fattori: dalla composizione media dei materiali ai costi ambientali legati al ciclo di vita dell’oggetto (estrazione materie prime, lavorazione e distribuzione). Attraverso questo sistema, ad esempio, si può ipotizzare che la realizzazione di un divano nuovo porti ad emettere in atmosfera circa 250kg di CO2, una bicicletta più o meno cento, una tv 170 kg, uno scooter 190 e via dicendo.

L’analisi

Partendo da questo metodo se si guardano alle categorie di prodotti e oggetti dove gli italiani hanno risparmiato più CO2 comprando usato, al primo posto ci sono i motori (4,8 milioni di tonnellate di CO2), seguiti da casa e persona (563mila), l’elettronica (180mila) e sport e hobby (41mila). Applicando i dati sugli acquisti alle regioni, in testa come emissioni risparmiate risulta la Campania (circa 900mila), seguita da Lombardia (750mila), Lazio (585mila), Veneto (510mila) e Sicilia (463mila).

Infine, l’analisi commissionata all’Istituto di Ricerca Ambientale Svedese pone i riflettori anche su come la rivendita dell’usato porti al risparmio di diverse materie prime. Per esempio, si è evitato di produrre 2,2 milioni di tonnellate di acciaio (come 28mila chilometri di binari, tre volte la Transiberiana), oppure 202mila tonnellate di alluminio (pari a 13,5 milioni di lattine) o circa 320mila tonnellate di plastica, equivalenti alla produzione di quasi quarantacinque miliardi di sacchetti.