Una bozza di accordo sul clima che trapela dal G20 in corso a Roma e che viene bocciata subito come “insufficiente” perché non indica obiettivi definiti. Poi la precisazione da fonti di palazzo Chigi che “le trattative sono ancora in corso e andranno avanti per tutta la notte”. La prima giornata degli incontri tra i leader dei 20 Paesi più industrializzati al mondo, nonché i maggiori responsabili delle emissioni climalteranti, si è avviata a conclusione con qualche proclama e la conferma che un accordo preciso per l’impegno a raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050 (come vorrebbero Unione Europea e Stati Uniti) è lontano.

Oggi alla Nuvola, la sede congressi all’Eur di Roma, il clima non era il primo punto in agenda, che prevedeva le sessioni dedicate al rilancio dell’economia mondiale e della lotta alla pandemia al mattino e il focus sulle partecipazione delle donne nel mondo del lavoro e sul sostegno alle piccole e medie imprese nel pomeriggio. Tuttavia, dietro le quinte il lavoro dei funzionari per l’accordo sul clima è già cominciato da tempo, ben prima del vertice, e continuerà anche nei prossimi giorni quando la discussione si sposterà a Glasgow (da lunedì 1 novembre) per la continuazione dei lavori di Cop26.

Secondo fonti di agenzia (a far circolare una bozza è stata Reuters, che ha affermnato che c’era stata la conferma da fonti della Ue) il primo testo per l’accordo dei 20 sul clima avrebbe contenuto l’intenzione di limitare l’aumento delle temperature a 1,5 gradi, ma evitando di indicare impegni improrogabili. “Rimaniamo impegnati nell’obiettivo di mantenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2°C e di proseguire gli sforzi per limitarlo a 1,5” con “azioni significative ed efficaci” dei Paesi, sarebbe il testo della bozza, nella quale non si menziona però, come nella bozza precedente, la necessità di “azioni immediate” e non c’è un riferimento all’obiettivo di emissioni zero entro il 2050 salvo un generico “entro la metà del secolo”.

Poco dopo, l’Ansa ha menzionato fonti del governo italiano secondo le quali: “Le bozze finora trapelate sono versioni preliminari: gli sherpa sono al lavoro e continueranno per tutta la notte la loro sessione”. Il nodo principale resta convincere soprattutto la Cina ad adeguarsi alla data del 2050, mentre Pechino ha già indicato come termine per eliminare le emissioni di CO2 il 2060. 

Le previsioni su un accordo davvero vincolante ed efficace per contenere il riscaldamento globale entro 1,5 °C non sono ottimistiche e le posizioni tra Paesi come Cina e Russia da una lato, Unione Europea e Stati Uniti dall’altro sembrano distanti. Mentre in una Roma Sud blindata i leader del G20 erano occupati in incontri bilaterali e foto di famiglia, poco distante, in piazza di Porta San Paolo si è tenuto un corteo di protesta al quale hanno partecipato attivisit di Fridays for future, rappresentanti delle vertenze del lavoro di Gkn, Alitalia, Whirlpool, movimenti sociali  e varie associazioni.

“Nessuno dei paesi del G20 è sulla buona strada per mantenere la Terra sotto 1,5 °C di aumento della temperatura, e le tante promesse verranno anche stavolta disattese, come i 100 miliardi annui ai paesi meno industrializzati ha dichiarato al termine Filippo Sotgiu, portavoce di Fridays for future – L’unico modo per evitare una catastrofe climatica è ripensare il nostro sistema globale, cancellare debiti ingiusti, stracciare accordi con chi ci ha mentito e ingannato. Per questo oggi abbiamo voluto essere qui per mettere sul tavolo del G20 questa idea, che nessuno dei Grandi si azzarda a considerare, ma che è l’unica carta vincente nel gioco della Crisi climatica”