Nelle ultime ore se lo è chiesto anche l’autorevole Financial Times: “L’energia nucleare è la risposta a zero emissioni di carbonio per alimentare l’intelligenza artificiale?”. L’inchiesta del quotidiano economico della City di Londra prende il via dalla constatazione che “dopo decenni di stagnazione, i più grandi gruppi tecnologici e le banche del mondo stanno considerando un’opzione energetica alternativa” per sostenere la fame di elettricità dei data center che dovranno sorreggere la prevista esplosione degli algoritmi di intelligenza artificiale. Ma certamente la goccia che ha fatto traboccare il vaso è una notizia di due settimane fa: venerdì 20 settembre la Microsoft ha siglato un accordo con gli attuali proprietari, la società Constellation Energy, della centrale nucleare “dormiente” di Three Mile Island, in Pennsylvania. Il colosso informatico si è impegnato a comprare per i prossimi 20 anni il 100% dell’energia elettrica prodotta (835 megawatt, quanto basta per alimentare 800 mila case).
Il peggior incidente nucleare negli Usa
Three Miles Island fu teatro del peggior incidente nucleare nella storia degli Stati Uniti, il 28 marzo del 1979, con il rilascio di gas e iodio radioattivi, anche se studi epidemiologici successivi non hanno trovato alcun nesso di causalità tra l’incidente e un aumento dei tumori. Il nucleo del reattore incidentale fu rimosso e la chiusura definitiva della struttura è prevista per il 2052. L’altro, l’Unità 1, rimase in funzione ma con grosse perdite economiche, tanto che nel 2017 l’allora gestore, Exelon, dichiarò che avrebbe cessato le operazioni a causa degli elevati costi, a meno che non ci fosse un’azione da parte del governo della Pennsylvania. E così l’Unità 1 è stata ufficialmente chiusa a mezzogiorno del 20 settembre 2019, mentre il decommissioning sarebbe dovuto terminare nel 2079.
Investimento di 1,6 miliardi di dollari
Ora però la nuova proprietà inverte la rotta, annunciando di voler investire 1,6 miliardi di dollari per riprendere la produzione di elettricità a partire dal 2028. Ma la Constellation Energy ha una simile disponibilità economica? No, e infatti, come racconta il Washington Post, cerca finanziatori e soprattutto una garanzia di prestito federale che convinca i finanziatori stessi ad allargare i cordoni della borsa. “Il prestito sostenuto dai contribuenti potrebbe dare a Microsoft e al proprietario di Three Mile Island, Constellation Energy, una spinta importante nel loro tentativo senza precedenti di indirizzare tutta l’energia da una centrale nucleare statunitense a un’unica azienda”, scrive il quotidiano della capitale Usa.
La vicenda esemplifica uno dei principali problemi legati alla “seconda giovinezza” del nucleare civile, che tanti, anche in Italia, auspicano. Anche volendo sorvolare sulla sicurezza, i depositi di scorie, la carenza di uranio a livello globale e la dipendenza da chi lo detiene, il rischio di proliferazione di armi atomiche…., rimane comunque un grandissimo punto interrogativo alla fine della seguente domanda: chi si accolla i costi?
La discesa in campo delle big tech
Perché il nucleare è costoso in tutte le sue fasi e finora è stato alimentato ovunque con robuste iniezioni di denaro pubblico. Non fa eccezione la storia passata di Three Mile Island. E quella futura? Con la discesa in campo le big tech, aziende ricchissime che hanno bisogno di tanta energia, possibilmente a emissioni zero di gas serra, almeno dal punto di vista economico poteva esserci la quadratura del cerchio: la rinascita del nucleare finanziata da capitali privati. E invece le cronache in arrivo da Washington ci dicono che non sarà così, almeno nel caso dell’accordo tra Microsoft e Costellation Energy.
“Una garanzia di prestito consentirebbe a Constellation di spostare gran parte del rischio di riapertura di Three Mile Island sui contribuenti. Il governo federale, in questo caso, si impegnerebbe a coprire fino a 1,6 miliardi di dollari in caso di inadempienza”, scrive il Post.