Sono gli occhi del mondo. Curiosi e coraggiosi attori del cambiamento. Sono i National Geographic Explorers, ricercatori internazionali finanziati e supportati dalla Società per valorizzare e proteggere le meraviglie del nostro pianeta attraverso progetti nel campo della scienza, dell’esplorazione, dell’istruzione e della narrazione. Un mix tra fotografi, ecologisti, archeologi, educatori e scienziati marini che osservano e documentano ciò che li circonda sostenendo la diversità, l’equità e l’inclusione nei loro campi. Ognuno ha origini, background e competenze differenti, ma ad unirli è un unico obiettivo: mostrare le criticità del nostro tempo, promuovendo nuove soluzioni che connettano le generazioni future e ispirino il cambiamento. Cinque le aree d’interesse: oceani, terra, fauna selvatica, storia e culture dell’uomo e ingegno umano.
A spingerli in prima linea nella conservazione e salvaguardia dell’ecosistema, è la loro infinita curiosità, accompagnata da una profonda passione e uno spiccato coraggio. Sono persone ispirate che, come spiega Alexander Moen, headquarters della Ngs, “portano avanti il confine della conoscenza e della comprensione, perseguendo la missione fondamentale della Natgeo di illuminare e proteggere il mondo attraverso la scienza, l’educazione e la divulgazione”. E ad avere l’onore di accoglierli per la prima volta in Italia in occasione del Meeting Internazionale dei National Geographic Explorers è stata Oasi Dynamo, la riserva naturale di oltre mille ettari nell’appenino toscano, modello virtuoso di sostenibilità ambientale e responsabilità sociale a livello nazionale.
Oasi Dynamo, chi sono i National Geographic Explorers
Quattordici esploratori provenienti da tutta Europa e dal Medio Oriente, ma anche da Africa e Centro America, si sono incontrati proprio qui, per fare formazione, esporre i propri studi su flora, fauna e clima, oltre ad elaborare nuove modalità per aumentare l’impatto di ricerche scientifiche e progetti dedicati alla salvaguardia della Terra, quindi dell’uomo. Ognuno ha portato con sé una preziosa storia da raccontare. Partendo da Sinawi Medine, il fotografo documentarista autodidatta cresciuto in Eritrea, oggi impegnato nella promozione della giustizia sociale. Poi è stato il turno dell’avventuriero Theo Anagnostopoulos, selezionato tra le “50 persone che cambiano il mondo” dell’Explorers Club. L’oceanografa Noelia Hernandez, impegnata nello sviluppo di progetti per la creazione di aree marine protette in Costa Rica e Spagna, ha raccontato di come le fluttuazioni ambientali e gli impatti antropogenici influenzino i principali predatori marini. E alla domanda: “cosa significa essere un National Geographic Explorer” il conservatore tropicale portoghese Ricardo Rocha ha spiegato con una metafora che “è come essere una borsa di opportunità in cui c’è sempre qualcosa di più da esplorare, da vedere, da imparare e da condividere. E per farlo bisogna sempre sentirsi parte di una community strettamente connessa e che vede il mondo nello stesso modo, cioè con curiosità”.
E tra i 14 explorers presenti in Oasi, cinque sono portavoce del nostro Bel Paese. A partire dal ricercatore in biologia marina Carlo Cattano, che attualmente sta conducendo progetti sulla conservazione degli elasmobranchi nel Mar Mediterraneo, specie di squali e razze, l’archeologo Roberto Arciero, appassionato delle società preistoriche dell’Asia centrale, e Isabella Fiorello, la biotecnologa che opera nel campo della robotica bioispirata per sviluppare materiali intelligenti di sostegno nel monitoraggio ed esplorazione degli ambienti compromessi. Tra sessioni di public speaking, attività outdoor e sfide di orienteering, l’educatore Michele Raggio ha raccontato dei suoi viaggi in Africa per seminare la scienza e “far si che gli studenti possano apprendere la materia in modo divertente ed inclusivo, così da sentirsi protagonisti e comprenderne l’utilità”. L’appassionato di conservazione e comunicazione scientifica sostiene che l’istruzione possa prevenire alcuni dei problemi più urgenti ed essere la chiave per un progresso sostenibile. Ad aggiungere qualche parola in tema “educazione” è stata poi l’insegnante di scienze Giulia Barfucci, autrice di progetti in diversi Paesi tra cui il Bangladesh, che ha sottolineato come “sia importante dare voce ai giovani, perché se da un lato sono gli adulti a guidarli e supportarli, sono loro che portano avanti i valori migliori e spesso vedono il mondo ancor prima che lo facciamo noi grandi”.
A chiudere il cerchio dei National Geographic Explorers l’israeliano Aviad Scheinin, autore di ricerche sui grandi predatori marini, l’ambientalista e fotografo documentarista Markus Martinez Burman, impegnato in progetti che riconnettano i giovani con il loro territorio e la loro identità, insieme ad Anne Laudisoit, l’ecoepidemiologa specializzata nella documentazione degli scimpanzé nel territorio di Djugu e nel Parco Nazionale di Garamba, in Africa. Ultimi, ma non meno importanti, la fotografa turca Özge Sebzeci, autrice di storie sui diritti delle donne e al fotoreporter Christian Ziegler, il cui obiettivo è mettere in luce bellezze e fragilità degli ecosistemi.