Oggi abbiamo esaurito tutte le risorse naturali del nostro pianeta. Ovvero quelle che la Terra è in grado di generare nel ciclo delle stagioni sui 365 giorni. Il calcolo dell’Overshoot Day, che quest’anno cade appunto il 28 luglio (con una giornata di anticipo rispetto al 2021), viene effettuato dal Global Footprint Network per misurare l’impatto umano globale sull’ambiente. Una scadenza sempre più ravvicinata, se consideriamo che nel 1970, appena 52 anni fa, la richiesta di risorse e servizi ecosistemici portava a consumare le risorse generate dalla natura il 29 dicembre: abbiamo, quindi, accelerato in maniera enorme il consumo di risorse.
Come viene calcolata la data?
Ogni anno il Global Footprint Network calcola il numero di giorni di quell’anno in cui la biocapacità della Terra è sufficiente a soddisfare l’impronta ecologica dell’umanità. Si divide, quindi, la quantità di risorse ecologiche che il Pianeta è in grado di generare per la domanda dell’umanità per quell’anno (energia, materie prima, agricoltura, eccetera) e moltiplicando per 365, il numero di giorni in un anno. Questo dato è ovviamente, la media globale. Ovviamente, il dato cambia per ogni Paese.
Per l’Italia la data limite è stata raggiunta il 15 maggio, sta quindi nella parte di mondo che consuma in maniera ancora più pesante della media globale attuale. Ma c’è chi fa peggio. Il Qatar è il Paese che consuma da record: se tutta l’umanità consumasse come il Paese della Penisola arabica, quest’anno avremmo già esaurito le risorse il 2 febbraio; per il Lussemburgo la data è il 14 febbraio. Subito dopo, in questa classifica, Stati Uniti, Canada ed Emirati Arabi: 13 marzo. Australia il 23, Belgio 26, Finlandia 28 e Danimarca 31 marzo. Per la Cina il 2 giugno.
Usare la bici e spegnere la macchina in sosta: i vostri gesti per il Pianeta
Tra i Paesi più virtuosi, quelli che hanno un consumo superiore alla capacità di rigenerazione ci sono: Giamaica (20 dicembre), Ecuador (6 dicembre), Indonesia (3 dicembre), Cuba (25 novembre), Iraq (24 novembre), Guatemala (14 novembre), Egitto (11 novembre) e Colombia (8 novembre).
Il dato sui singoli Paesi si basa sulle elaborazioni del National Footprint and Biocapacity Accounts, che presenta dati sull’impronta ecologica e sulla biocapacità dal 1961 al 2018. Lo scarto di 4 anni è dovuto alla necessità di elaborare i dati e al processo di rendicontazione delle Nazioni Unite.
La fumettista Agnese Innocente al Jova Beach Party: “Consumiamo meno carne e latticini”
Non tutti i Paesi hanno un giorno di superamento della soglia. Consumano meno di quanto la Terra produca i Paesi più poveri: dall’Afghanistan al Bangladesh, dal Camerun alla Costa d’Avorio. Sta a noi ricavare da questi calcoli una strategia di risparmio delle risorse che avvicini il più possobile il consumo al criterio di sostenibilità. E per questo il sito del Global Footprint Network dedica una intera sezione alle possibili soluzioni da adottare per contrastare il consumo delle risorse planetarie, dall’agricoltura all’energia, dall’edilizia all’ecoturismo.
“Spegniamo le luci, chiudiamo i rubinetti”, i vostri gesti per salvare il Pianeta
Spiega il Global Footprint Network: “Il nostro Pianeta è finito, ma non le possibilità umane. La trasformazione verso un mondo sostenibile e a zero emissioni di CO2 avrà successo se applicheremo i più grandi punti di forza dell’umanità: la lungimiranza, l’innovazione e l’attenzione reciproca. La buona notizia è che questa trasformazione non solo è tecnologicamente possibile, ma è anche economicamente vantaggiosa e rappresenta la nostra migliore opportunità per un futuro prospero”. Ancora: “Abbiamo identificato cinque aree chiave: Pianeta in salute, Città, Energia, Cibo e Popolazione. Queste stanno definendo con forza le nostre tendenze a lungo termine, tutte plasmate dalle nostre scelte individuali e collettive”.