Se tutta l’umanità consumasse come gli italiani, il 19 maggio 2024 avremmo “esaurito” tutte le risorse naturali del Pianeta e inizieremmo a consumare le risorse “previste” per il 2025. Il 19 maggio è l’Overshoot day italiano, come segnala il Global Footprint Network, che ogni anno misura la domanda di risorse e servizi da parte di una popolazione (in questo caso gli italiani) e l’offerta di risorse e servizi da parte dei loro ecosistemi. Come spiega il WWF, anche quest’anno per l’Italia il consumo di risorse naturali supera la capacità del nostro paese di generarne nuove: siamo in deficit ecologico, in altre parole spendiamo più delle risorse che abbiamo e immettiamo in atmosfera più CO2 della capacità che hanno gli ecosistemi di assorbirla. Oggi per soddisfare i consumi annui degli italiani sarebbero necessarie più di 4 Italie. È necessario invertire questo trend.

Se tutti gli umani vivessero e consumassero come noi italiani, servirebbero le risorse di quasi 3 Pianeti (2,6 per l’esattezza). A fronte di un gran parlare di ecosostenibilità, transizione energetica ed ecologica, la verità è che per gli abitanti del Belpaese l’equilibrio con la Natura e le sue risorse è lungi da essere raggiunto. In generale, in Europa tutti consumano più di quanto gli ecosistemi producano naturalmente in un anno.

La data dell’Overshoot day varia a seconda del Paese, e anche di anno in anno, poiché i comportamenti e le politiche di sfruttamento delle risorse naturali non sono uguali per tutti. I dati dimostrano che ogni anno l’Overshoot Day si verifica sempre più precocemente, segnalando l’aumento della pressione sui sistemi naturali del Pianeta. In Italia non siamo ai livelli di Qatar e Lussemburgo – che già a febbraio facevano toccare il fondo alle risorse del Pianeta – né di Emirati Arabi, Stati Uniti e Canada (seguiti anche da paesi europei come Danimarca e Belgio) che hanno esaurito le risorse già a marzo. Siamo comunque molto alti nella classifica dei Paesi che consumano più rapidamente le proprie risorse.

Con 4 ettari globali (gha) pro capite, l’impronta ecologica di ciascuno dei 60 milioni di abitanti dell’Italia è notevolmente superiore alla biocapacità che ha disponibile (pari a 1 gha). L’Italia ha in generale una impronta più bassa della media europea (4,5 gha procapite ) e leggermente inferiore a quella di Francia e Germania (rispettivamente 4,3 e 4,5 gha pro capite) ma superiore all’impronta della Spagna (3,9 gha pro capite). L’impronta dell’Italia è determinata principalmente dai trasporti e dal consumo alimentare. Concentrarsi su questi due ambiti legati alle attività quotidiane offrirebbe quindi le maggiori possibilità di invertire la tendenza e ridurre l’impronta degli italiani.

 

“L’Overshoot Day ci ricorda l’urgenza di adottare azioni concrete per invertire la tendenza del consumo eccessivo delle risorse del nostro Paese. Molte persone sono erroneamente convinte che ogni sforzo a favore della sostenibilità rappresenti unicamente un atto di generosità nei confronti del Pianeta. In realtà, se non ci prepariamo ad affrontare un futuro, ormai largamente prevedibile, in presenza di una popolazione mondiale sempre crescente, un incremento della domanda e, al contempo, la medesima quantità di pianeti a disposizione (cioè sempre solo uno), dovremo far fronte a molteplici rischi e costi elevati- afferma Eva Alessi, Responsabile Sostenibilità del WWF Italia-. Investire in energie rinnovabili, adottare pratiche di produzione e consumo responsabili e promuovere la conservazione ambientale, sono alcune delle vie che possiamo intraprendere per ridurre la nostra impronta ecologica e garantire un futuro sostenibile alla nostra e alle future generazioni. Agire troppo lentamente e lasciare che il cambiamento climatico prenda il sopravvento, distruggerà buona parte delle capacità rigenerative del Pianeta. Serve agire rapidamente, invece, lasciando così all’umanità più opzioni, più biocapacità e una porzione maggiore di risorse naturali.”

Rientrare nei limiti naturali non va visto come un sacrificio o una riduzione delle nostre comodità, ma come uno spostamento verso tecnologie più avanzate e più pulite e verso un’economia più giusta, dove il benessere non diminuisce, ma aumenta per tutti. Rimodellare le nostre abitudini quotidiane serve proprio per salvare il benessere che abbiamo conquistato, prima che il Pianeta ci chieda il conto in maniera estrema. Al pari degli ambiti che contribuiscono a determinare la nostra impronta, quello che dobbiamo chiederci e su cui dobbiamo agire riguarda: quanto spesso mangiamo carne, pesce o altri derivati animali? Quanto del cibo che mangiamo è fresco, di stagione (confezionato o meno) e prodotto a livello locale? Quanto cibo buttiamo ogni settimana? In Italia buttiamo quasi 30 kg di cibo a testa l’anno… molto si può fare. E ancora: quanti rifiuti produciamo?  A casa, utilizziamo energia da fonti rinnovabili? Siamo attenti ai consumi energetici? Come ci muoviamo nel tragitto casa lavoro? Condividiamo l’auto con altre persone o viaggiamo sempre da soli? Usiamo i mezzi pubblici? Quanti voli facciamo ogni anno?

Le risorse che abbiamo a disposizione sono una quantità finita, ma le nostre capacità non lo sono. Vivere all’interno delle capacità del nostro territorio è tecnologicamente possibile, finanziariamente vantaggioso ed è la nostra unica possibilità per un futuro prospero.

GLOSSARIO

Siamo in deficit ecologico, in altre parole spendiamo più delle risorse che abbiamo e immettiamo in atmosfera più CO2 della capacità che hanno gli ecosistemi di assorbirla. Questi calcoli funzionano proprio come quelli di un estratto conto, in cui si tiene traccia delle entrate rispetto alle uscite. L’impronta ecologica dell’Italia indica le “uscite”, ossia quanti ettari di foreste, pascoli, terreni coltivabili e aree marine sono necessari per generare le risorse consumate e assorbire i rifiuti prodotti da ogni singolo italiano in un anno. La biocapacità sono le “entrate”, cioè la quantità di risorse ecologiche che nostro territorio è in grado di generare in un dato anno, comprende anche la sua capacità di assorbire le emissioni di gas serra. Anche quest’anno per il nostro Paese le “uscite” di risorse naturali superano le “entrate”. Oggi per soddisfare i consumi annui degli italiani sarebbero necessarie oltre 4 Italie.