Il Mediterraneo si scalda e si riempie di rifiuti. Ogni anno, 570 mila tonnellate di plastica si riversano in mare, impattando su tutte le fasi del ciclo vitale delle specie di tartarughe marine, che nella lista Rossa della Iucn, compaiono come a rischio di estinzione.
Sono oltre 150mila le tartarughe che vengono catturate accidentalmente da ami da pesca, lenze e reti e oltre 40mila muoiono. Solo in Italia, ogni anno 25mila vengono catturate da reti a strascico. La foto impietosa la scatta il report del Wwf, pubblicato nella Giornata mondiale delle tartarughe marine.
Il dossier racconta vita e minacce di questa specie, ma anche tutti i progetti che l’associazione porta avanti e i risultati ottenuti per la loro tutela. Il Wwf Italia si occupa della conservazione delle tartarughe marine da oltre 25 anni, lo fa attraverso un’ampia attività di ricerca, monitoraggio, tutela dei nidi, recupero e riabilitazione di tartarughe grazie a specifici progetti approvati ed autorizzati dal ministero dell’Ambiente.
Il Mediterraneo ospita tre specie di tartaruga marina: comune (Caretta caretta), verde (Chelonia mydas) e liuto (Dermochelys coriacea). Nidificano soprattutto sulle coste orientali del bacino, anche se la Caretta caretta è nidifica regolarmente lungo le coste (soprattutto nelle regioni meridionali). Negli ultimi cinque anni (2016-2021) è stato registrato un aumento nel numero dei nidi che, tuttavia, rappresentano solo alcune decine di unità dei circa 8 mila dell’intero Mediterraneo. I mari intorno all’Italia, invece, rivestono una grande importanza per la popolazione di Caretta caretta del bacino: quello Adriatico, per esempio, è importante area di alimentazione per la specie.
Le attività di monitoraggio sono cresciute negli ultimi anni grazie anche al progetto Life Euroturtles e, ogni estate, coinvolgono centinaia di volontari che, affiancati da operatori esperti, hanno non solo collaborato nella ricerca delle tracce lasciate sulle spiagge dalle tartarughe marine, ma anche nella successiva tutela dei nidi. Queste operazioni hanno coinvolto più di 100 volontari che ogni anno percorrono a piedi circa 5.000 km di spiagge.
In tutt’Italia, solo nel 2020, gli operatori e volontari sono intervenuti su 108 nidi da cui sono emersi più di 5mila piccoli che hanno raggiunto il mare. La maggior parte dei nidi sono stati identificati in Sicilia, 81, seguita dalla Calabria con 26 e dalla Basilicata con un nido. Il risultato è particolarmente significativo se si pensa che nel 2019 i nidi ritrovati erano stati 46, 26 nel 2018.