Gaetano, Stefano, Francesca, Nunzio, Nicola. Non solo nomi, ma volti, agricoltori e storie “in vetrina” per combattere il mercato dei prezzi dell’olio e ridare valore al lavoro. Grazie a una startup pugliese che permette di adottare gli ulivi delle loro aziende.
“Volevamo aiutare i piccoli produttori della nostra terra cambiando punto di vista”, racconta Antonio Vaccariello, 30enne di Barletta e agricoltore a sua volta, cofondatore di Adopt me Italy insieme all’amica Lucia Delvecchio, 32 anni, esperta di comunicazione e marketing nata in una famiglia che coltiva la terra. Entrambi conoscono bene le problematiche degli agricoltori, sia per esperienza diretta, sia perché prima del Covid hanno avuto modo di confrontarsi con altri piccoli produttori pugliesi o campani durante cene nate da gruppi social.
Decidono allora di dare una mano, partendo proprio dal simbolo della Puglia: l’ulivo. “Se sul mercato le olive costano 60 euro al quintale – spiega Vaccariello – i piccoli produttori si devono adattare oppure soccombono. Devono vendere le olive a terzi o l’olio a prezzi stracciati. Sono vittime dei prezzi imposti. Non riescono a far vedere, e valere, come e quanto lavorano”. E visto che non si possono fisicamente portare nei campi tutti coloro che acquistano olio, prende forma l’idea di una startup, nata nel 2020 e vincitrice anche del Bando Pugliesi innovativi della Regione, per mettere in mostra alberi e lavoratori, valorizzare il territorio, sostenere l’economia locale e promuovere la filiera corta. Una realtà che non dà un prezzo all’olio ma alla cura e al sacrificio, creando un rapporto intimo tra produttore e consumatore.
Sul sito di Adopt me è possibile conoscere gli agricoltori che fanno parte del progetto, scegliere quanti e quali alberi adottare, per dimensione e metodo di coltivazione, dargli un nome e ricevere un certificato di adozione, oltre a un video ringraziamento e una fornitura di olio extravergine di oliva. “Mettiamo una targhetta su ogni ulivo adottato”, dice orgoglioso. “Così hanno un nome e non più un prezzo”. Con il QR code associato all’albero, un codice univoco con tecnologia blockchain che funziona come un registro vero e proprio, è poi possibile seguire tutte le attività in campo, dalla potatura alla raccolta. Il passo successivo è quello di installare strumenti che possano fornire informazioni sulla CO2 assorbita da ogni pianta e dall’azienda in generale, oltre che sulla qualità del terreno e la quantità di acqua da utilizzare, in modo da sprecarne sempre meno.
Per il momento la startup conta cinque agricoltori e ha fatto adottare già 300 ulivi, per la maggior parte secolari, della zona delle provincie di Bari e Barletta-Andria-Trani. “Vorremmo allargarci anche al Salento, ma per colpa della Xylella fastidiosa gli agricoltori della zona non sanno che fine faranno i loro alberi e non se la sentono di partecipare”, sottolinea Vacariello. L’obiettivo è quello di crescere anche nel resto d’Italia, per ampliare anche l’offerta di oli. “Quelli pugliesi sono diversi da quelli siciliani o liguri. E per i consumatori può essere importante ritrovare il sapore di un olio di casa”.
I “genitori” sono circa 200, per la maggior parte famiglie che hanno una certa affinità con la Puglia, magari emigrati al Nord o in America da decenni. Per loro c’è anche la possibilità di far visita all’azienda agricola, magari partecipare alla raccolta delle olive o a qualche attività sotto gli ulivi, come cene e sedute di yoga. E non mancano sposi che hanno scelto di usare l’olio degli alberi adottati come bomboniera per il loro matrimonio. “Un gesto solidale – conclude Vaccariello – con un impatto concreto sulla nostra terra”.