E se fosse sbagliato buttare via il bambino con l’acqua sporca della Senna? Ora che il ricovero in ospedale della triatleta belga Claire Michel, forse infettata dall’Escherichia coli contratta nelle acque parigine durante la prova di nuoto, pare aver sancito il fallimento dell’operazione “balneabilità”, vale la pena fare il punto sulla sostenibilità dei Giochi, su cosa ha funzionato e cosa no, se sia davvero tutto da buttare.
Chi ha visitato la capitale francese in questi giorni olimpici, l’ha trovata trasformata. Il centro pedonalizzato, corsie preferenziali per i mezzi pubblici e le bici, la plastica quasi scomparsa con la guerra dichiarata alle bottigliette e alle stoviglie usa e getta. Insomma, un prototipo di città sostenibile del futuro. E anche le tanto contestate gare di nuoto nella Senna hanno rappresentato una riappropriazione del cuore della metropoli (il suo fiume appunto) da parte degli esseri umani. “Ripulire la Senna è senza dubbio la cosa migliore che Parigi 2024 abbia portato a Parigi. Quale eredità migliore potrebbe esserci se non quella di non gettare merda nel fiume”, ha scritto il Guardian. E c’è chi come Wired ha ironizzato compiaciuto sul fatto che l’organizzazione dei questa edizione dei Giochi sembra essere stata affidata alla succursale francese di Extinction Rebellion, tanto ci si è concentrati sul ridurre l’impatto ambientale della manifestazione sportiva più importante e imponente del mondo.
Tutto quello che non va per gli atleti
Dall’altra parte ci sono state le polemiche degli atleti. Per il caldo, per l’acqua calda nelle borracce, per il cibo che sarà pure a chilometri zero ma è lontano mille miglia dalla nouvelle cousine, per i letti di cartone (e soprattutto scomodi), per le conseguenti mancanze di riposo e di refrigerio in una estate torrida: il nostro nuotatore Thomas Ceccon li ha cercati stendendosi a dormire per terra in un parco ai piedi di una panchina. Gregorio Paltrinieri, che nuotando ha vinto medaglie in tre Olimpiadi consecutive, ha detto che il Villaggio di Parigi per gli atleti è il peggiore che abbia mai visto durante la sua lunga carriera.
Insomma, non sono bastati i bioarchitetti che hanno cercato di incanalare l’aria fresca che scorre sopra la Senna verso i quartieri più interni per raffrescarli. Né gli ecodesigner che hanno progettato oggetti fatti con materiali riciclati o riciclabili. Tantomeno sono stati sufficienti il miliardo e quattrocento milioni di euro investiti in depuratori, bacini di stoccaggio delle acque piovane, nuove fognature, per fare della Senna un fiume in cui tuffarsi serenamente, almeno per ora.
Ma quale è stato l’errore?
Provare a organizzare una Olimpiade sostenibile? O piuttosto averlo comunicato con grande sicumera e sprezzo del ridicolo? Parigi 2024 non poteva certo risolvere la crisi climatica con il suo taglio di emissioni di CO2 rispetto alle precedenti edizioni dei Giochi. Quello che volevano lanciare gli organizzatori era un messaggio. Che ora rischia di diventare un boomerang.
Prendiamo il caso delle borracce dei tennisti: le immagini dei raccattapalle che alla fine di ogni pausa le ripongono in frigo, mentre gli atleti tornano in campo, quanto sarebbe stata efficace per i tanti giovani fan mondiali della racchetta nello scoraggiarli dal ricorrere alle bottigliette di plastica… se solo, quella immagine non fosse stata la conseguenza delle lamentele dei tennisti olimpici che si erano ritrovati nei giorni precedenti a bere acqua calda mentre arrostivano a 30 gradi nel catino del Roland Garros.
Il messaggio ecologico
Assai più grave come danno d’immagine, per Parigi, per la Francia, ma anche per la causa ambientale, la vicenda della Senna. Si può scommettere tanto denaro e tanta reputazione nel corso di anni di preparativi, per poi ritrovarsi a dover rimandare le gare giorno per giorno e alla fine a provocare persino problemi di salute agli atleti che hanno accettato di tuffarsi nel fiume? Il messaggio ecologico di Parigi 2024 avrebbe dovuto essere: la transizione non solo è possibile, è anche piacevole. Dai racconti degli atleti sembra essersi trasformata in una penitenza: caldo, sonno, infezioni. Forse a dei ragazzi che in pochi giorni si giocano tutta la carriera sportiva si poteva chiedere di meno. Resta da vedere quanto rimarrà dei Giochi Green nel futuro di Parigi, una volta che sarà stato spento il braciere olimpico. Se la città a misura di essere umano, in cui ci si muove in bici, a piedi o a… nuoto, sarà stato un fuoco di paglia a uso e consumo delle troupe tv accorse per le Olimpiadi. O se invece sarà l’inizio di una nuova grandeur della sostenibilità.