Torniamo a parlare di riscaldamento globale e delle temute ondate di calore anomalo, che negli ultimi anni sono aumentate sia in termini di frequenza che in termini di entità e durata, a causa del cambiamento climatico a cui stiamo assistendo. Secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), fra il 1998 e il 2017 sono morte più di 166mila persone a causa di questi eventi estremi, mentre si stima che l’ondata di calore da record registrata in Europa nell’estate del 2003 abbia causato oltre 70mila vittime. Ed è necessario preparasi per tempo ad affrontare situazioni simili, o addirittura peggiori, in futuro. Questo l’appello di un gruppo di ricercatori, guidato da Vikki Thompson dell’Università di Bristol (Regno Unito), che ha utilizzato degli strumenti di statistica per valutare quali siano i paesi più a rischio in termini di impatto che le future ondate di calore potrebbero avere: l’Europa centrale è fra questi. I risultati dello studio sono stati pubblicati su Nature Communications.
Già da tempo i ricercatori dell’università inglese si occupano di queste tematiche, e nel 2019 quella di Bristol era stata la prima università nel Regno Unito a dichiarare ufficialmente l’emergenza climatica. “Dichiarare un’emergenza climatica ed ecologica – aveva affermato all’epoca Laura Dickinson, del dipartimento di ingegneria civile – è la cosa giusta da fare. Questo dà un messaggio chiaro sul fatto che gli studenti e lo staff sanno che dobbiamo agire subito in modo radicale: innanzitutto dando il peso appropriato alla gravità della crisi attraverso il nostro insegnamento, la nostra ricerca e il modo in cui l’università è gestita; in secondo luogo, guidando altre università nel fare pressione sul governo del Regno Unito affinché agisca in modo decisivo e urgente”. Parliamo di quattro anni fa, ma queste dichiarazioni suonano quanto mai attuali.
Spesso, scrivono i ricercatori nel recente articolo, ci troviamo a gestire le emergenze in corso d’opera e a pianificare gli interventi necessari solo retrospettivamente, ma per evitare di assistere a nuove catastrofi è necessario agire prima. Utilizzando la teoria dei valori estremi, uno strumento statistico che serve a studiare le deviazioni estreme rispetto alla “classica” distribuzione di probabilità, e combinandola con ampie serie di dati provenienti sia da modelli climatici che da effettive osservazioni, il gruppo di ricerca ha individuato le regioni a livello globale in cui è più probabile che i record di temperatura vengano superati nel breve termine, e quindi le comunità potenzialmente più a rischio.
“Poiché le ondate di calore si stanno verificando sempre più spesso – dice Thompson – dobbiamo essere più preparati. Abbiamo identificato le regioni che forse sono state fortunate fino ad oggi, alcune delle quali hanno popolazioni in rapida crescita, altre sono nazioni in via di sviluppo, e altre ancora sono già molto calde. Dobbiamo chiederci se i piani d’azione contro il caldo in queste aree sono sufficienti”.
Fra le aree potenzialmente più vulnerabili gli autori citano l’Afghanistan, la Papua Nuova Guinea e l’America centrale. Anche l’Europa centrale, insieme a Pechino, potrebbero correre grossi rischi se dovessero trovarsi a fronteggiare ondate di calore da record, specialmente perché si tratta di aree densamente popolate, e le persone colpite potrebbero essere milioni. Alcuni degli impatti di questi eventi, specialmente quelli sulla salute, sono evidenti, ma bisogna considerare anche impatti sul fronte socio-economico, come la possibile perdita di grandi quantità di raccolti o di bestiame.
Per quanto riguarda il passato, gli autori fanno notare che eventi considerati come improbabili si sono verificati nel 31% delle regioni analizzate, prendendo in considerazione il periodo che va dal 1959 al 2021. “Essere preparati può salvare vite”, conclude Dann Mitchell, co-autore dello studio e professore di scienze atmosferiche presso l’Università di Bristol. “Abbiamo assistito ad alcune delle più inaspettate ondate di calore in tutto il mondo, che hanno causato decine di migliaia di morti legate al caldo. In questo studio mostriamo che tali eventi da record possono verificarsi ovunque. È necessario che i governi di tutto il mondo siano preparati”.