Da oggi in poi siamo tutti in debito. Se per molti il 1° agosto è la data di inizio delle ferie, per il Pianeta è invece la fine di qualcosa altro, ovvero il momento in cui la domanda di risorse naturali da parte dell’umanità supera la capacità della Terra di rigenerarle durante l’anno. Significa che attualmente tutte le persone del mondo stanno utilizzando 1,7 volte le risorse naturali del Pianeta più velocemente rispetto a quanto gli ecosistemi ci mettono per rigenerarsi: in breve, come ricordano dal Global Footprint Network, i promotori dell’Earth Overshoot Day che cade oggi, è come se da adesso in poi fossimo tutti in debito ecologico. Da quasi un decennio la data globale dell’Overshoot Day è stabile ma con lo sfruttamento eccessivo che porta all’impoverimento della biosfera si teme che nel 2030 potremmo arrivare a consumare praticamente l’equivalente di due Pianeti.
Per soddisfare i nostri bisogni e il progresso attualmente stiamo continuando ad erodere anno dopo anno il capitale naturale: l’uso eccessivo della deforestazione, della pesca, dell’erosione del suolo e la generale perdita di biodiversità oltretutto si traducono spesso in accumulo di CO2 in atmosfera, aggravando di conseguenza quella crisi del clima che porta ad eventi meteo sempre più intensi e frequenti e che impatta direttamente sulla produzione alimentare. Un circolo vizioso da cui non veniamo fuori. Lo stesso Overshoot Day in fondo nasce per ricordarci proprio questo: dopo solo sette mesi da inizio anno abbiamo già consumato tutte le risorse (quelle che poi la natura può rigenerare) di un anno intero.
L’Earth Overshoot Day si calcola attraverso una formula in cui si divide la biocapacità del Pianeta (ovvero la quantità di risorse ecologiche che la Terra è in grado di generare in quell’anno) per l’impronta ecologica dell’umanità e moltiplicando tutto per 365, i giorni di un anno. Ogni Paese ha però un Overshoot diverso a seconda del proprio impatto (in Italia è il 19 maggio). Inoltre più la popolazione mondiale cresce, più con le attuali politiche consumiamo quantità eccessive di risorse: il Pianeta dunque non sta al nostro passo (quando dovrebbe essere il contrario). Eppure cinquant’anni fa, nel 1974, le cose erano ben diverse: l’Overshoot cadeva solo il 30 novembre e di fatto sforavamo di appena un mese. Dal 2014 in poi però la data è ormai sempre risultata intorno ai primi di agosto.
Per Lewis Akenji, membro del consiglio direttivo del Global Footprint Network, prima o poi “il sovrasfruttamento finirà. La domanda è come: per progettazione o per disastro?”. Le soluzioni per progettare, senza attendere il “disastro”, ci sono: attraverso l’hashtag #MoveTheDate vengono rilanciate dal Global Footprint, ricordando per esempio come possiamo tagliare le emissioni di CO2 da combustibili fossili del 50% (il che sposterebbe avanti la data di tre mesi), oppure possiamo adottare politiche per fermare la deforestazione o ridare spazio alle risorse naturali.
Il Wwf Italia aggiunge che “se per esempio usassimo energia generata per il 75% da fonti rinnovabili (rispetto al 39% attuale) potremmo spostare in avanti l’Overshoot day di 26 giorni” mentre “il risparmio e l’uso di tecnologie di efficienza energetica esistenti per gli edifici, i processi industriali e la produzione di energia elettrica potrebbe far recuperare altri 21 giorni”. “Abbiamo ormai molte soluzioni mirate per invertire il sovrasfruttamento delle risorse e sostenere la rigenerazione della biosfera nella quale viviamo. Le opportunità provengono da tutti i settori della società. Anche solo mettere mano ai sistemi alimentari potrebbe ridurre il nostro debito: dimezzare il consumo di carne farebbe guadagnare altri 17 giorni, eliminare perdite e sprechi alimentari che affliggono il pianeta altri 13 giorni. È indispensabile agire ora e non perdere più tempo prezioso” sostiene Eva Alessi, responsabile sostenibilità del Wwf Italia. Scelte che, come ricordano anche da Slow Food, spettano a noi.
“Anche per il 2024 – spiega Serena Milano, direttrice di Slow Food – siamo arrivati alla fine delle risorse disponibili per l’intero anno. Abbiamo consumato tutto ciò che avevamo a disposizione. È il risultato, inevitabile, di modelli di vita fondati su una logica di estrazione e di accaparramento delle risorse naturali. Esaurire le risorse ecosistemiche di un determinato anno è un po’ come superare il plafond della carta di credito, ma con una differenza: non c’è un soggetto terzo, una banca, che possa impedire all’umanità di continuare a fare debiti. Spetta a noi stessi il compito di invertire la rotta, di abbandonare stili di consumo che ignorano il senso del limite e mortificano il concetto di sobrietà”.