E’ l’ora di pranzo in una calda giornata di fine ottobre, Parigi profuma ancora di estate ma i colori degli alberi e delle foglie non lasciano spazio all’inganno: è arrivato l’autunno. I ragazzini sono usciti da scuola e corrono su e giù per i giardini di Lussemburgo: si sentono un po’ più liberi dopo i lunghi mesi di chiusura, mentre i parigini affollano le sedie con vista sul Palais illuminato dal sole per consumare un pasto veloce. Poi ci sono i turisti, affamati non soltanto di baguette imbottite ma di cose belle da visitare che per un anno e mezzo gli sono state private. Assetati di ammirare le bellezze che offre una delle città più visitate al mondo – prima del Covid – e che vista l’affluenza di turisti anche dopo l’estate, si riprenderà questo primato.

Parigi è tornata Parigi: i parchi sono presi d’assalto quando il sole riscalda la città, davanti ai musei più importanti c’è da fare la coda così come nei ristoranti più in voga o in quelli citati nelle guide. Nel quartiere Marais è sempre ora di punta e si fa fatica a camminare distanziati nelle viette e nei weekend i barconi turistici strabordano mentre accarezzano la Senna. Parigi sembrerebbe tornata la città romantica tanto amata dalle coppie che si baciano davanti a una negozio di dischi usati e dalle ragazze alla moda che sfoggiano maglioncini a collo alto a righe bianche e nere, calze parigine e basco alla francese, per scattare fotografie iconiche davanti alla torre Eiffel o sulla scalinata della basilica del sacro Cuore a Montmartre. A parte la mascherina nei musei e nei luoghi pubblici, la poesia che si respira in città non ha subito mutilazioni: i baracchini che vendono libri e vecchie riviste lungo la Senna sono soltanto un po’ impolverati, le luci della sera si riflettono ancora nostalgiche nel fiume, un’altra giornata scorre via veloce a Parigi, dietro un calice di vino accompagnato da un plateau di ostriche Belon, fuori sui tavolini di un bistrot. Parigi pulsa, vive, ride, corre, beve e fuma: è tornata a vivere.

A Gare de Lyon c’è un ristorante sfarzoso che conserva ancora gli splendori della Belle Époque, il treno blu dei sogni, uno di quei posti che si trova nei film o descritti nei romanzi come trionfo di lusso e scintillio, scelti per incontri e appuntamenti molto importanti. Salendo le scale che dalla stazione dei treni portano al ristorante si rimane abbagliati da tanta bellezza: saloni affrescati, lampade e possenti lampadari color oro massiccio, camerieri in divisa pronti a scattare da un tavolo all’altro inseguendo le richieste dei clienti, piatti serviti con un rito ben preciso, bicchieri di champagne e uomini d’affari in completo elegante che guardano continuamente l’orologio. Aspettano qualcuno e questo è il posto ideale per attendere, avvolti da una bellezza instancabile.

La metropolitana di Parigi è molto efficiente, rapida e collega in maniere impeccabile la città, ma camminare per le strade – con la luce e con il buio – consente di scoprire scorci particolari, nuove prospettive, palazzi inaspettati, locali che dietro al bancone raccontano un’altra epoca. Lungo la Senna si accende uno spettacolo tutto autunnale: i colori degli alberi dorati cedono le loro foglie ormai stanche al fiume, il verde dei cespugli si abbandona al giallo acceso, una fase di intermezzo prima di seccare completamente. Quel momento in cui l’autunno combatte fra l’estate e l’inverno, mostra tutte le sue tonalità più belle fino a rassegnarsi al grande freddo.

Notre Dame è avvolta da un velo, una patina malinconica che nasconde agli occhi dei passanti il dolore di una cattedrale sventrata dalla fiamme. Sul sagrato, appesi sulla palizzata che protegge il cantiere di restauro, ci sono i disegni colorati realizzati dai bambini di tutto il mondo che hanno aderito all’iniziativa ‘Disegnami Notre-Dame, la chiesa che conosci o che immagini’, promossa dalla diocesi di Parigi e dall’ente pubblico incaricato della conservazione dell’edificio sei mesi dopo l’incendio. Un segnale di speranza e di rinascita, nell’attesa di poter tornare ad ammirare questa meraviglia.

Nel weekend, quando la stagione lo consente, il brunch si fa nei locali rigorosamente all’aperto per ammirare la città e il suo flusso. Uno di quelli presi di mira è CoCo, dietro all’Opéra, un’ottima idea prima di far visita a uno dei teatri più belli e sicuramente più scenografici del mondo. CoCo rappresenta l’eleganza parigina, come la clientela che lo frequenta: il classico posto chic e instagrammabile dove sentirsi una star per qualche ora, coccolati dai camerieri e dalla musica dal vivo. Entrando poi nel Palais Garnier la sensazione è di spaesamento per tanta bellezza e gli occhi non sanno dove guardare: un trionfo dello sfarzo e del lusso, scalinate in marmo di Carrara, balconcini dorati, statue che sorreggono candelabri e soffitti finemente affrescati. Un palazzo costruito per dare più importanza ai foyer piuttosto che alla sala interna con il palcoscenico: l’Opéra era considerata più come luogo di incontro per trovare il grande amore, piuttosto che per assistere alle opere come avveniva nei grandi teatri italiani.

Una giacca di Saint Laurent viola con i ricami a ragnatela in velluto nero, una pochette di Chanel rarissima, da anni fuori dal mercato, venduta a prezzo stellare, guanti il pelle bianca con un pizzo barocco, una giacca rossa fiammante di Moschino, cinture di pelle con borchie particolarissime e gli immancabili cappellini, da quelli in pelo di volpe ai classici modelli parigini. Il mercato delle pulci di Saint Ouen è il sogno degli appassionati di vintage: dall’arredamento agli strumenti musicali, dai vestiti agli animali impagliati. Qui si trova davvero di tutto. C’è chi dice che una volta era diverso, si facevano affari d’oro, mentre adesso il mercato è diventato più turistico e inevitabilmente i prezzi della merce sono lievitati. Anche soltanto per dare un’occhiata senza fare acquisti, è una tappa che vale la pena considerare per fare un tuffo nel passato.

La sera parigini e turisti amano gustarsi una buona cena nei ristoranti tipici, quelli che propongono le escargot Bourgogne e il foie gras fatto in casa, dall’atmosfera calda e che non fanno economia sui dolci. Uno di questi è Le petit bouillon pharamond, tre piani di tutto esaurito ogni sera, dove per trovare un posto è meglio andare a cenare alle 18,30. Qui si possono assaggiare i classici della cucina francese, come il boeuf bourguignon e il formaggio Camembert arrosto con miele bio: sensazionale. Il consiglio è di tenersi uno spazio per i dolci fatti in casa e dalle porzioni anormale. Il posto è gettonato soprattutto per i prezzi onesti.

E’ una domenica di sole bellissima, iniziata con una passeggiata alla basilica del Sacro Cuore e finita con una visita al centre Pompidou, il museo dedicato all’arte moderna e contemporanea, ma anche al design e alla fotografia, sempre in grado di stupire i visitatori. Dallo spazio esterno all’ultimo piano, dove sono raccolte le opere più significative della collezione permanente, si domina tutta la città. Se si è fortunati, si può ammirare un tramonto iconico: una palla di fuoco arancione scende verso la torre Eiffel, i tetti delle case color prugna che rendono unica questa città si fanno più cupi, poi in lontananza compare la basilica bianca che domina sulla collina di Montmartre. E’ l’ultimo saluto prima di andare via: da qui si abbraccia tutta Parigi e la sia ama ancora di più.