A volte gli errori nella richiesta dei visti per l’ingresso nei paesi, o i labirinti burocratici in cui le pratiche rischiano di incagliarsi fra ministeri, ambasciate, consolati e agenzie specializzate, possono costare molto cari. Ne sa qualcosa mezza squadra di atletica del Kenya, che ha dovuto rinunciare alla partecipazione ai mondiali in programma a Eugene, in Oregon, dal 15 luglio proprio perché in attesa di una serie di autorizzazioni mai arrivate. Fra i componenti anche il 26enne velocista Ferdinand Omanyala, detentore del record africano sui 100 metri e terzo tempo annuale sulla distanza con 9’’85 secondi realizzato a maggio. Se è vero che per ragioni di mero turismo l’iter è più semplice, non è sempre così e non lo è dappertutto. Vale dunque la pena tenere a mente alcune semplici indicazioni per non rischiare brutte sorprese e vedersi negare un visto per una trasferta prenotata, specialmente dopo due anni in cui davvero pochi viaggiatori si sono spinti oltre i confini europei.

Molti paesi hanno tempi e processi di elaborazione ed eventuale approvazione molto lunghi. Alcuni richiedono un gran numero di dati rispetto ad altri, informazioni che devono essere accurate pena la bocciatura della richiesta. In certi casi c’è da pagare una piccola cifra e in quasi tutte le occasioni il passaporto deve avere una validità residua di almeno sei mesi. Secondo gli esperti di MyVisaSource.com gli errori più frequenti sono una decina scarsa. Il primo è il più elementare – ma dopo molti mesi di inutilizzo la sorpresa della scadenza inaspettata o incombente potrebbe starci – è dietro l’angolo. Non è un caso che molte questure italiane siano in tilt per la massiccia e contemporanea richiesta di rinnovi. Come si diceva, in molti paesi occorre disporre di un documento con almeno sei mesi di validità residua. Anche le condizioni di conservazione del passaporto sono importanti: in certi casi il visto potrebbe essere negato.

Un altro errore piuttosto comune è muoversi in ritardo nell’inoltro della richiesta. Se per un paese i tempi sono stati veloci, non è affatto detto che lo stesso accada per altri. Ogni destinazione sfoggia iter differenti per cui è bene partire con un certo anticipo: non tale da rendere inservibile e “mangiarsi” la finestra di viaggio ma sufficiente a garantire tranquillità sulla data di partenza programmata. Ovviamente i dettagli riportati sui moduli cartacei o digitali devono essere corretti: occorre per esempio fare attenzione alla precisione e alla completezza dei nomi, al formato delle fotografie e ad altri elementi che possano condurre a un diniego. In certi casi, come si spiegava, alcuni governi richiedono il pagamento di una piccola tassa per il rilascio del visto: anche in questo caso bisogna fornire dettagli precisi delle carte di credito con cui si paga e assicurarsi che vi siano fondi sufficienti a concludere la transazione. Così come, in altri casi, vengono richieste delle garanzie bancarie da sottoporre nella lingua del paese di destinazione.

Un invito degli esperti della piattaforma legale canadese, specializzata in pratiche di immigrazione per famiglie e aziende, è quello a non dare mai nulla per scontato rispetto a quanto vissuto in altre occasioni: ogni paese ha i suoi specifici requisiti e bisogna esaudirli tutti per poter ricevere un visto che si adegui alle proprie esigenze. A questo proposito, è anche il caso di scegliere con attenzione la tipologia giusta di visto: anche in questo caso un visto per “lavoro” in un paese differisce in termini di elementi richiesti da quello di un altro. Per ragioni di turismo, di solito, a variare è soprattutto la durata del soggiorno consentito. I visti per “nomadi digitali” proposti da molti paesi, dall’Estonia all’Islanda, per esempio, sono invece ancora un’altra classe di visti e non vanno confusi con quelli turistici.

Un ultimo suggerimento? Anche in epoca di digitalizzazione, meglio avere con sé copie cartacee di tutti i documenti richiesti. O almeno di quelli fondamentali. Bene le versioni in digitale, su smartphone, e d’altronde molti paesi hanno ormai raccolto l’esperienza di viaggio e visto in applicazioni dedicate. Ma avere a disposizione una copia cartacea in caso di ulteriori verifiche ai controlli d’immigrazione non è in fondo una cattiva idea.