Niente carta, via la plastica: per il caffè si torna alla tazzina di ceramica per risparmiare. CuppyClean è un nuovo dispositivo pensato per gli uffici che consente di sostituire i bicchierini di carta usa-e-getta per il caffè, con tazzine di ceramica, assicurando un minore impatto ambientale, comodità e igiene. Il tema di fondo è che i bicchierini che riempiono i cestini sono un mal di pancia: da una parte non sono al 100% biodegradabili poiché il rivestimento interno è comunque di plastica – a parte qualche eccezione, dall’altra la loro gestione richiede ovviamente una spesa di raccolta per le imprese. In più bisogna riconoscere che un caffè, sotto il profilo sensoriale, è molto più godibile in una tazzina di ceramica.
“Sembra incredibile eppure quest’ultima è stata la chiave di volta in uno degli uffici che hanno adottato la nostra soluzione”, ammette Oscar Da Re, Ceo della trevigiana Lamec Cablaggi e fondatore della startup CuppyClean. “In fondo stavamo domandando agli impiegati di cambiare un’abitudine”.
Cuppyclean appare come un normale mobiletto da cucina (52 x 78 x 92 cm), ma oltre a ospitare quattro cassetti per le tazzine (24) e uno scomparto, è dotato di un impianto di igienizzazione basato sul vapore capace di eliminare fino al 99,997% dei microrganismi (virus, germi, batteri, funghi, spore e lieviti). L’unico dettaglio che polarizza lo sguardo infatti è una sorta di cupola trasparente che sigilla il vano di pulizia. In pratica, come spiega Da Re, è un sistema complesso che ha richiesto quattro anni di sviluppo e oggi è diventato un vero e proprio prodotto commerciale che si può acquistare o noleggiare; la fase prototipale ormai è alle spalle.
Come funziona il dispositivo
La procedura d’uso di CuppyClean è semplice. Il piano in vetro temperato è abbastanza ampio per posizionare su un lato una macchina automatica per il caffè oppure un modello a cialde. Quindi di fatto si prende la tazzina da uno dei cassetti, si fa il caffè come al solito e poi si mette la tazzina sporca nel vano igienizzante. A quel punto si può passare la mano sopra un sensore identificato da una grafica, oppure interagire con il display touch, per l’avvio. CuppyClean procede poi a chiudere la cupola e pulire la tazza. “I getti di vapore da 140 C° vengono indirizzati sia internamente che esternamente; l’intero processo richiede solo 15 ml di acqua. La tazza ruota di 360° sul suo asse, poi c’è la fase dell’aspirazione del vapore e l’asciugatura. Complessivamente bastano 18 secondi. E alla fine si riprende la tazzina, ormai raffreddata, e si ripone nel cassetto”, spiega il manager.
Il progetto è un buon esempio di efficienza e lo si nota dai dettagli, per altro favoriti dalla competenza dell’azienda madre Lamec Cablaggi che si occupa proprio di cablaggi elettrici industriali, elettromeccanica e sviluppo prototipi per i più svariati settori.
Ridotti consumi e ridotta impronta di CO2
Prima di tutto il consumo è di 5W per singolo lavaggio a vapore, che in proporzione è analogo a una lampadina a led. La startup ha stimato che il costo proporzionale di un eventuale ciclo in lavastoviglie professionale sarebbe più caro. A fronte di una tariffa di 0,30 euro per kilowattora, CuppyClean costerebbe 0,0015 euro per tazzina, contro gli 0,025 euro della lavastoviglie. Non di meno l’elaborazione della Carbon Foot Print, realizzata da uno studio specializzato, ha confermato che un caffè servito con un bicchiere di plastica (polipropilene) monouso ha un’impronta di 150 mg di CO2, uno di carta arriva a 22 mg di CO2, mentre con la tazza di ceramica lavata in lavastoviglie professionale si scende a 4 mg di CO2 e con la soluzione CuppyClean a soli 2,5 mg di CO2.
“Siamo leggermente inferiori ai consumi di una lavastoviglie in termini di unità lavata”, puntualizza Da Re. In secondo luogo il vapore viene aspirato sia per preservare gli ambienti che per recuperare una parte di acqua da riutilizzare. Il serbatoio del macchinario è di cinque litri e dovrebbe assicurare circa 300 lavaggi, prima di essere ricaricato. Da rilevare poi che nella fase di vaporizzazione viene aggiunto automaticamente anche un detergente naturale a base di acido citrico per azzerare il rischio di eventuali cattivi odori. Non manca infine un serbatoio per raccogliere l’acqua di scarto generata dalla condensa.
“Ogni macchina CuppyClean è ideale per servire un gruppo di 20 – 30 persone, in un classico spazio di ufficio dove è presente almeno una presa di corrente. Inoltre si risolve il tema del conferimento. Qui a Treviso un bicchierino di carta usato e sporco di caffè va nell’indifferenziato. In alcuni casi possono essere compostabili se la società che si occupa dello smaltimento ha impianti adatti. Ad ogni modo con questo dispositivo si risolve tutto: non produce rifiuti”, conclude Da Re.
Rimane ancora una piccola criticità da risolvere: il rossetto. “Sì, quelli di migliore qualità sono a base naturale e si rimuovono facilmente, mentre quelli più scadenti a base siliconica sono più difficili, anche in lavastoviglie. Anche in questo caso sarebbe meglio prediligere prodotti sostenibili”.