“Il nostro obiettivo è rendere il Veneto più attrattivo per imprese e cittadini, più sostenibile e più inclusivo”. Luca De Pietro, direttore Strategia Ict, Agenda digitale e sistemi di comunicazione della Regione Veneto, è stato tra gli speaker che hanno animato il dibattito al Centro Culturale Altinate San Gaetano di Padova per la seconda edizione degli Stati Generali delle città intelligenti. Il tema centrale del suo intervento riguardava i dati, di cui si è molto parlato lungo l’intera giornata come risorsa indispensabile per la transizione intelligente delle città. “I dati sono fondamentali e Regione Veneto li ha usati bene durante il periodo pandemico. La prima deliberazione della Giunta sugli open data risale al 2011 e siamo stati tra i primi ad abbracciare quell’approccio open government che arrivava dagli Stati Uniti”.
Martedì 25 ottobre è stata dunque una giornata dedicata all’approfondimento, da una parte sui trend, dall’altra sulle tecnologie già impiegate dalle amministrazioni in Italia. Oltre ai numerosi passi avanti, il nodo dei dati ha fatto emergere questioni ancora irrisolte. “Bisogna affrontare la cosiddetta data strategy – ha sottolineato De Pietro – per capire che regole darsi prima di condividere i dati. Ma, alla fine, io credo che condividerli sia un valore per tutti”. Il direttore ha poi ricordato la mission che ha ispirato la fondazione dell’Agenda digitale. “Quattro anni fa volevamo creare una regione smart, per mettere insieme le informazioni di tutte le città venete. Un unico
sistema per i dati su scala regionale”.
Per continuare a costruire un’infrastruttura simile occorrono sì le tecnologie, ma la ricerca e la selezione di competenze si configurano come priorità più volte ribadite nel corso degli Stati Generali delle città intelligenti a Padova. “Il digitale è uno mezzo, non il fine. È impossibile fare un salto come territorio se non investiamo in competenze, anche se è difficile attrarre talenti vista la concorrenza del mercato”. D’altra parte, sono le professionalità di cui Pa e amministrazioni avranno sempre più bisogno per tradurre le proprie idee in realtà, alla luce soprattutto dei fondi messi a disposizione dal Pnrr.
Nel corso dell’appuntamento annuale di City Vision, l’Università di Padova ha presentato dati raccolti intervistando oltre 80 tra sindaci e assessori sullo stato dell’arte delle smart city in Italia: digitalizzazione dei servizi pubblici (81%), data management (51%), dematerializzazione (48%), gestione dei rifiuti (46%) e comunità energetiche (43%) sono le linee progettuali su cui i comuni italiani sono più attivi per rendere i comuni sempre più intelligenti. “Credo che il digitale sia l’altra faccia della sostenibilità, perché aiuta a gestire e rendere efficienti tutti i sistemi – ha concluso De Pietro – Se parliamo di smart region preferisco concentrarmi sulla seconda parola: le smart city si occupano di fenomeni che non si limitano al perimetro urbano”.