Siccità e crisi energetica hanno scatenato nel settore delle centrali idroelettriche una “tempesta perfetta”. Lorenzo Giussani, direttore della Business Unit Generazione e Trading di A2A fa il punto sulla situazione nel settore idro e termoelettrico, con un approfondimento importante su come si gestiscono le risorse idriche. Il Gruppo A2A è il secondo operatore nazionale per capacità installata degli impianti idroelettrici, ne gestisce oltre 30 tra la Lombardia (Alta Valtellina, Valchiavenna, Valle Camonica), il Friuli e la Calabria, per oltre 2.000 megawatt di capacità complessiva. Le centrali idroelettriche di A2A sono sia ad acqua fluente, quindi utilizzano direttamente la portata di un corso d’acqua, sia ad accumulo, cioè utilizzano una diga, che raccoglie l’acqua a monte delle centrali.

I fiumi sono in secca e i bacini risentono anche delle scarse precipitazioni. Significa che le centrali idroelettriche non possono funzionare?

“La situazione è molto seria – dice Giussani – noi valutiamo i dati delle precipitazioni su medie decennali e quest’anno registriamo che da novembre scorso le precipitazioni nevose sono state inferiori alla media dell’80% e ha piovuto il 60% in meno sull’arco alpino, con apporti molto ridotti sia sui bacini che vengono invasati sia sugli impianti fluenti. Gli invasi hanno un andamento stagionale, per cui la neve accumulata in inverno si scioglie in estate alimentando lo stoccaggio nei serbatoi: un po’ come succede per il gas, si fa provvista di acqua in estate per usarla in inverno. Al momento c’è un problema gigantesco, perché soltanto se da qui a fine agosto piovesse ben oltre le medie storiche avremmo la possibilità di portare gli invasi sui livelli standard. A2A produce in media oltre 4 TWh da idro, quest’anno, se si dovessero mantenere queste condizioni, probabilmente non arriveremo a 3 TWh”.

In un momento in cui l’energia idroelettrica è più importante che mai per risparmiare sul gas, ne avremo meno?

“Sì, in prima battuta avremo una carenza di risorsa che ci consente di produrre energia elettrica in modo pulito, perché l’idroelettrico è una fonte rinnovabile di grande pregio, che consente di produrre in autonomia e in modo flessibile. Siamo impegnati su più fronti, perché dobbiamo anche trovare soluzioni per il comparto agricolo, che giustamente ci chiede di rendere disponibile l’acqua per le irrigazioni. Gli agricoltori chiedono di far scendere a valle più acqua possibile e per esempio in Lombardia, dove con gli altri attori principali abbiamo sessioni di dialogo intenso con la Regione proprio per le necessità agricole”.

 

Voi avete bisogno di tenere acqua nei bacini per l’energia idroelettrica, ma la dovete lasciare andare a valle per l’agricoltura?

“Già tre settimane fa avevamo concordato insieme agli altri gestori di anticipare la produzione rilasciando nel lago di Como 4 milioni di m2 di acqua al giorno, dei quali circa 3 provenienti dalle risorse idriche in gestione ad A2A. Da lunedì 11 luglio i rilasci sono aumentati arrivando a 5,6milioni di m2  al giorno complessivi, dei quali 3,6 da parte di A2A. È chiaro che è una situazione a rischio, perché di norma in questo periodo gli invasi dovrebbero riempirsi per arrivare al livello massimo, ma stiamo facendo una attenta programmazione per mantenere stabilità nei bacini: di certo se arrivassimo a settembre con gli invasi vuoti, il sistema energetico del Paese potrebbe andare in difficoltà nel corso dell’inverno”.

La siccità ha ripercussioni anche nel comparto termoelettrico, perché?

“Gli impianti termoelettrici hanno bisogno di acqua per il loro raffreddamento e in questo contesto di carenza non si riesce a pescare acqua sufficiente dai fiumi. Nel nostro caso, a Sermide sul Po il fiume è stato oltre un metro sotto il suo livello più basso degli ultimi 100 anni e ci siamo dovuti fermare; negli ultimi giorni per l’effetto combinato di rilasci dai bacini idro e pioggia siamo riusciti a rientrare in servizio, ma la situazione è sempre al limite, con ulteriori ripercussioni anche sui prezzi già fortemente impattati dal costo altissimo del gas. Per esempio oggi l’energia elettrica costa oltre i 400 euro megawattora, mentre un anno fa costava 60 euro”.

 

In questo contesto è più difficile fare progetti per aumentare la produzione di energia idroelettrica?

“Le iniziative del nostro settore hanno un orizzonte di 25/30 anni, quindi la contingenza specifica incide limitatamente sui programmi. Tuttavia è opportuno fare due considerazioni: il contesto generale di grande tensione ha delle ricadute sugli investimenti, per esempio rispetto al costo del denaro; c’è poi un problema di incertezza normativa o di evoluzione del sistema, che allo stato attuale rappresentano un freno alle decisioni di investimento “.

L’Italia potrebbe investire di più sull’idroelettrico?

“In Italia la risorsa idrica è complessivamente molto ben sfruttata, si potrebbe però ottimizzare ancora questa risorsa con interventi sulla flessibilità e sugli invasi, anche investendo sui pompaggi, che potrebbero portare a un incremento del 10% nella produzione a livello nazionale. Sarebbe poi importante una riflessione sul sistema delle concessioni, per abilitare la possibilità di investimenti nel lungo termine”.