Ecco di nuovo gli sciami di cavallette nel centro Sardegna. Nella piana di Ottana, in provincia di Nuoro, come ormai accade da quattro anni, i terreni incolti che sono l’habitat ideale per la riproduzione di questi insetti si coprono di cavallette (Dociostaurus maroccanus), con i tronchi dei pochi alberi ricoperti da centinaia di individui. Le strade diventano un tappeto viscido e crepitante e nel percorrerle se si incappa nello sciame pare di essere sotto una grandinata con il cielo sereno. Il fenomeno ha poco a che fare con il cambio climatico (sebbene la riproduzione stia anticipando) o con i danni fatti all’ambiente: le ragioni della piaga biblica sono da ricercare nello spopolamento di vaste zone della Sardegna, in un’economia agropastorale sempre più in difficoltà e nella mancanza di un piano di gestione del territorio.
Così, anche quest’anno gli agricoltori lamentano i danni. “Siamo esterrefatti e senza parole. Dopo tre anni di denunce e proposte ci ritroviamo ancora a parlare di invasione di cavallette”, dice Leonardo Salis, presidente di Coldiretti Nuoro-Ogliastra, “Le aziende agricole sono ormai disilluse e da quest’anno qualcuna ha dovuto anche modificare il proprio piano colturale, cercando di limitare i danni perché sapeva che non sarebbe cambiato nulla. Un paradosso nel 2022, con tutto quello che sta succedendo e la necessità di produrre qui in Sardegna. È una follia costringere le aziende agricole a non produrre a causa delle cavallette”.
“Dal 2019 chiediamo una programmazione per contrastare le locuste”, ricorda il direttore di Coldiretti Nuoro-Ogliastra, Alessandro Serra. “I metodi naturali sono quelli più efficaci, come l’aratura dei campi e gli insetti antagonisti, e oggi ci può venire incontro anche l’agricoltura di precisione. Le cavallette trovano terreno fertile nei terreni incolti ma arrecano danno soprattutto a chi la terra la lavora. Siamo partiti da un territorio circoscritto, che con il passare degli anni, però, si sta allargando sempre di più aumentando oltre che le perdite nei campi per allevatori e agricoltori anche le difficoltà per contrastarle”.
Ora che gli insetti hanno sciamato in pratica non si può fare nulla per ostacolarli, ma sarebbe indispensabile programmare adesso le azioni di contrasto, perché le cavallette non trovino ancora una volta le condizioni adatte per riprodursi. Bisognerebbe intanto monitorare gli sciami, per vedere dove si fermano per riprodursi, un’azione di prevenzione che è per altro prevista dalla legge 987 del 1931. Il problema è che servirebbero fondi per attivare le ricerche e, appunto, pianificazione, mentre fino a oggi si sono stanziate soltanto compensazioni per gli agricoltori che tardano anche ad arrivare.
Servirebbe poi una comunicazione puntuale per sensibilizzare i proprietari di terreni che non vengono sfruttati e diventano non soltanto grillaie perfette, ma sono potenziali inneschi di incendi quando le piante si seccano. Quanto al contrasto con insetti antagonisti, lo scorso anno Luca Ruiu, docente di Entomologia generale e applicata all’Università di Sassari che insieme al professor Ignazio Floris studia da tempo metodi di contrasto biologico alle cavallette aveva avvisato che “già dal 1947 in Sardegna era stato introdotto un coleottero, il Mylabris variabilis, che si ciba di uova di questi insetti. Il problema è che nella zona al momento infestata ne sono rimasti pochi e adesso sarebbe necessario applicare più tecniche di contrasto, con un coordinamento tra diversi enti”.