Sulla cartina dell’Italia si disegna un ricamo di ferrovie, ciclovie e percorsi verdi. A unire le linee sono, come tanti soli da cui partono raggi luminosi, borghi antichi, aree di interesse naturalistico e siti patrimonio Unesco. Basta guardare una soltanto delle mappe realizzate per l’Atlante della mobilità dolce in Italia per restare sbalorditi dalla ricchezza naturalistica e culturale del nostro Paese, un tesoro di cui si può godere scegliendo mezzi di trasporto che limitino l’impatto ambientale.
Ogni mappa è per sua natura una rappresentazione semplificata di relazioni tra oggetti nello spazio, le mappe dell’Atlante per la mobilità dolce hanno un valore simbolico aggiunto, perché sono state disegnate grazie alla tessitura di una rete di collaborazione tra associazioni ambientaliste, esperti di sostenibilità e turismo riuniti nell’Alleanza per la mobilità dolce (Amodo) e Rete ferroviaria italiana, l’azienda pubblica che gestisce l’infrastruttura ferroviaria nazionale. A partire dal 2021 e fino al 2024, le 29 associazioni di Amodo e Rfi con la sottoscrizione di un protocollo di intesa si sono impegnate a promuovere la mobilità attiva e il turismo sostenibile.
Uno degli strumenti di punta della collaborazione è appunto la realizzazione dell’Atlante, che con le sue mappe uniche servirà soprattutto ai decisori politici e alle amministrazioni locali come trama, su cui pianificare una mobilità sostenibile che renda possibile andare dalla porta di casa al parco naturale o al sito archeologico con mezzi di trasporto a basso impatto ambientale. Rfi e Amodo hanno così cominciato con il rilevamento di tutte le infrastrutture presenti e in progetto sui territori, hanno integrato i dati disponibili tra queste varie reti e soprattutto individuato i nodi intermodali lungo la rete ferroviaria, facendone il fulcro della mobilità. Limitandosi ai comuni con meno di 100mila abitanti, le stazioni individuate sono state pensate come perni, nei quali l’utente può trovare i servizi e gli interscambi per passare dalla bici al treno, o dal treno al cammino, per raggiungere mete significative dal punto di vista ambientale o culturale.
Sulle mappe compaiono così oltre 3.000 stazioni ferroviarie attive, circa 900 borghi Bandiere Arancioni, Borghi Autentici d’Italia, Cittaslow, Comuni Virtuosi, Borghi più Belli d’Italia, 12mila km delle reti Sentiero Italia del Cai e della Federazione escursionistica internazionale, 83 cammini, 1.656 aree protette, 55 siti Unesco, 18.000 km di greenways e ciclovie.
“Ci sono altri atlanti che si concentrano su aspetti distinti, per esempio quelli elaborati dal Mibac sui beni culturali del nostro Paese – osserva Giulio Senes, professore di design del paesaggio rurale all’università di Milano e presidente dell’Associazione europea dei percorsi verdi, tra gli autori dell’Atlante – ma si tratta di strumenti monotematici. Al contrario, il nostro progetto mette insieme varie banche dati, e ha anche raddoppiato il numero di alcuni elementi, come per esempio i cammini, già censiti dal Mibac”.
L’Atlante della mobilità dolce diventerà in seguito un geoportale, consultabile online gratuitamente, ma per il momento Amodo e Rfi hanno in mente altri interlocutori. “Incontrando Amodo, abbiamo capito che l’analisi capillare dei dati geografici è fondamentale per chi fa mobilità”, spiega Luigi Contestabile, responsabile sviluppo servizi delle stazioni Rfi. “Per noi che gestiamo più di 16mila km di linee ferroviaire e 2.200 stazioni è un’ottima occasione per capire le nostre potenzialità. L’Atlante ci servirà come base per parlare con i Ministeri, le Regioni e i Comuni perché ci aiutino a collegare le ferrovie con le piste ciclabili e i cammini. Avremo, insomma, uno strumento analitico e scientifico per pianificare i servizi”.
La redazione di questa imponente mappatura del meglio dell’Italia da raggiungere con un minimo impatto sull’ambiente deve molto all’impegno di associazioni come Italia Nostra e Legambiente. Alessandra Bonfanti, dirigente sviluppo locale e marketing di Legambiente sottolinea infatti: “Da tempo come associazioni ci battiamo per una pianificazione integrata, che non proceda a macchia di leopardo. L’Atlante è finalmente un lavoro che parte dalle indicazioni dell’ambientalismo scientifico, uno strumento che non lascia l’uso del paesaggio naturale e culturale italiano all’improvvisazione. E soprattutto, la collaborazione con Rfi inaugura un dialogo strutturato e continuo con le istituzioni, in cui il cittadino è coprogettista a parte attiva nelle scelte da fare sul territorio”.