Non chiamateli attivisti, ma piuttosto quel che sono: “Cittadini terrorizzati”. Ragazze e ragazzi, adulti, apicoltori e studenti, agricoltori e impiegati, persone dai 17 ai 70 anni convinti di essere forse l’Ultima generazione che sopravviverà alla crisi climatica, questo il nome che si sono dati. Un gruppo di cittadini che, ritrovandosi nei valori di Extinction Rebellion, uno dei movimenti che si batte contro l’inazione per il contrasto delle emissioni e del riscaldamento globale, nel 2021 ha dato vita a un “insieme omogeneo di persone terrorizzate dall’emergenza climatica, da ciò che ci attende e che stiamo già vivendo. Siamo disposti a fare tutto ciò che è necessario per svegliare le coscienze, per trasformare una società che ora fatta solo di singoli individui in una comunità capace di reagire” dice Beatrice Costantino, 29 anni, che parla a nome di “Ultima generazione”.
Roma, attivisti bloccano Gra in protesta contro gas e carbone: automobilisti inferociti
Senza definirsi movimento e senza una specifica bandiera, ma piuttosto parte di una campagna di “disobbedienza civile”, la scelta di questo insieme di cittadini è quello “di fare azioni assolutamente non violente, ma di dissenso e impattanti, sia per coinvolgere le persone nella battaglia contro la crisi climatica ma soprattutto per dare voce a tutti coloro che credono che questi governi criminali non stiano facendo abbastanza per invertire la rotta, a partire dalla tanto annunciata decarbonizzazione che non avviene” spiega Beatrice.
Fra le ultime azioni realizzate i blocchi stradali sulla tangenziale di Milano, in un cavalcavia di Padova, lungo le strade dove si trasporta il marmo di Carrara e infine anche sul grande raccordo anulare di Roma. Proprio sul GRA, dopo aver bloccato il traffico, una ragazza impegnata nell’azione di dissenso – Chloé – è stata quasi investita (ma sta bene, ndr). “Ci spiace creare disagi e ci spiace che gli automobilisti a volte reagiscano male, ma siamo convinti che soltanto con azioni forti possiamo mandare un segnale. A volte le persone ci dicono: perché ve la prendete con la gente comune? Perché volete farci arrivare tardi al lavoro? Quello che stiamo cercando di far capire loro è che se non fermeremo l’emergenza climatica fra pochi anni un lavoro non ci sarà più, così come non ci sarà più la vita che oggi tutti diamo per scontata”.
Costantino, originario della provincia di Torino, va sul concreto. In primis, il problema acqua: “Nella mia regione si inizia a razionare l’acqua. Il Po è in secca a livelli senza precedenti. Non ci sono più risorse per irrigare i campi o per il grano. Fra poco diverse famiglie sperimenteranno cosa vuol dire la mancanza di acqua. E questo sta accadendo ora, non fra vent’anni quando i governi promettono cambiamenti o abbassamento delle emissioni. Come facciamo a farlo capire se non protestando?”.
Poi parla di come altrove, in Africa, presto la fame e l’assenza di cibo collegate al nuovo clima porteranno milioni di persone a fuggire “anche qui da noi”, di come le ondate di calore “renderanno sempre più complessa la sopravvivenza”.
Punti chiave di “Ultima generazione”, nelle richieste dirette al governo, sono lo stop immediato alla riapertura delle centrali a carbone, lo stop a nuove trivellazioni e l’incremento di energie rinnovabili di 20 Gw già nel 2022 con la creazione di nuovi posti di lavoro. “Basta sussidiare i combustibili fossili e basta distruggere gli ecosistemi: stiamo arrivando al collasso” ripete Beatrice. Senza segnali da parte dell’esecutivo di una inversione di rotta dunque, “continueremo con le nostre azioni di blocco del traffico e non solo”.
Quello che c’è in gioco “è seriamente il futuro dell’umanità, per questo nel nostro gruppo c’è di tutto: da apicoltori che ormai non hanno più lavoro per l’assenza di api a studenti preoccupati per un futuro negato, fino a pensionati che si interessano per il domani dei nipoti”. Per loro, dopo anni di manifestazioni, petizioni, campagne, congressi, vertici e promesse nulla è cambiato, perciò l’unica via “è la disobbedienza nella speranza che porti a un cambiamento rapido e veloce” anche perché “il tempo è finito: se supereremo i +2 gradi l’Italia potrebbe diventare in gran parte un deserto già nei prossimi 20 anni”.
Le loro azioni, come quelle sulle strade romane o milanesi, costano ogni volta multe e denunce, per cui attraverso social network e canali informativi chiedono aiuto ai cittadini per essere sostenuti, gli stessi residenti che dovrebbero avere – sostengono – “una partecipazione democratica sempre maggiore e potere decisionale sul proprio futuro”.
“In fondo è proprio questo che siamo – aggiunge Beatrice – cittadine e cittadini impauriti: siamo tutti coinvolti e nella stessa situazione, per cui unitevi a noi per chiedere una reazione vera, e non solo le solite parole vuote dei governi”.